𝐐𝐮𝐚𝐭𝐭𝐫𝐨

2.9K 127 15
                                    

Questa è la fine del Red Moon.
Lo sento.
Lo percepisco.
I conti non quadrano, i soldi sono finiti e alcune delle attrezzature devono ancora essere pagate del tutto. Un disastro totale, ecco com'è la situazione. Questa volta non sono al verde, sono proprio in nero, nero pece.
Apro la porta dello studio mentre passo una mano tra i capelli. Sono nella disperazione più totale, perché davvero non so come uscirne. Sto per accendere la luce quando realizzo che è già accesa. Ma che diamine? Aggrotto la fronte e sobbalzo nel momento in cui mi accorgo della figura comodamente seduta su una delle sedie in sala d'attesa. Lucille Fitzgerald, avvolta nel suo cappotto costoso, stringe le mani nei manici della sua borsa mentre mi osserva con sguardo severo.
«Mrs. Fitzgerald? Che ci fa lei qui?» domando, colto alla sprovvista. Come accidenti è entrata nel mio studio? Ho chiuso a chiave e non credo che la grande signora sia in grado di scassinare serrature. Ripeto: ma che diamine?!
La madre di Vivienne si alza, scostandosi una ciocca di capelli dal viso. «Denzel.»
Rimango in silenzio, sono davvero a corto di parole in questo momento.
«Un uccellino mi ha detto che hai un po' di problemi» solleva l'angolo destro della bocca.
Raggelo.
«Insomma, sono qui per compiere la mia buona azione quotidiana e per rendere la tua vita nettamente migliore» si sistema la collottola del suo cappotto. «Sono qui per aiutarti, Denzel.»
La guardo, sbalordito dall'audacia che ha di presentarsi qui dopo l'ultima volta che ci siamo visti. «Ma che sta dicendo, mrs. Fitzgerald?» aggrotto la fronte.
«Il tuo... studio» arriccia le labbra, come fosse schifata dalle sue stesse parole. «Hai bisogno di soldi, Denzel. Parecchi. E io sono qui per concederteli. Per me sono solo un paio di spiccioli» sbuffa una risata. Apre la sua borsa firmata e ne estrae un foglio sottile e rettangolare.
Conosco perfettamente quella forma. So cosa sta per darmi.
Con un sospiro, richiude la borsa e sventola l'assegno. «Sono settantacinquemila dollari, Denzel. Dovrebbero bastare» mi guarda, in attesa di una mia qualsiasi mossa.
«Non mi servono tutti quei soldi» ringhio. In questo momento sono così tante le emozioni che provo.
«Col resto puoi farci quello che ti pare. Oppure puoi comprare qualche straccetto decente a mia figlia, visto che sembra aver perso il buon gusto. Non lo so, Denzel, fatti una vacanza» sbuffa, liquidandomi. Si guarda intorno, con quell'aria di superiorità ad avvolgerla. Adesso la vedo davvero: questa donna non potrà mai cambiare perché non c'è niente da cambiare. È così che è. Ama essere questo genere di donna e non le importa di nient'altro. Lucille Fitzgerald è un guscio vuoto e proprio non capisco come Vivienne, la mia splendida Harper, abbia potuto essere frutto di una persona così... sgradevole. Incredibile. Il mondo è davvero un posto strano e questa situazione ne è la dimostrazione. Non ne so molto del padre di Vivi, ma non credo che si allontani troppo da sua moglie. Due persone prive di sentimenti hanno concepito l'amore della mia vita. È fantascienza, cazzo.
Lucille mi rivolge di nuovo l'attenzione e riprende a sventolare l'assegno. «Allora, lo prendi o vogliamo restare qui impalati ancora per un po'? Ho alcune commissioni da sbrigare, Denzel e di sicuro non le farò aspettare per te.»
Guardo il pezzo di carta che può risolvere i miei problemi, guardo la donna che lo tiene in mano e infine, guardo il posto per cui ho lottato tanto. Questo studio è un pezzo di me, così com'è un pezzo di Trevor. Sono accadute così tante cose fra queste quattro mura... non posso perdere tutto per l'orgoglio che mi invade il petto. Per i sensi di colpa che hanno cominciato a divorarmi nel momento in cui ho pensato a Vivienne. Dio... la deluderò così tanto. Non voglio ferirla, ma non voglio perdere nemmeno il Red Moon. Questo posto è casa. Se lascio che quell'assegno esca di qui in mano sua allora posso prepararmi ad inscatolare tutto quanto e mandare e-mail per il resto della settimana dove informo che ho fallito.
Io ho bisogno di quel dannato assegno. Qualunque siano le conseguenze. Non posso perdere questo studio. Non lo farò.
Afferro il pezzo di carta dalla sua mano con uno scatto nello stesso istante in cui un ghigno dipinto di rosso le incornicia il viso. Se solo non fosse una stronza totale... potrebbe dedicarsi a sua figlia, al loro rapporto difficile, potrebbe tentare di ricostruire qualcosa di bello ma non è ciò che succederà. Lo sa lei e lo so io. In un certo senso, credo persino che le stia bene così visto che ormai i media si sono calmati e loro non sono più nell'occhio del ciclone. Il mio cuore si spezza per Vivienne. Detesto sapere che non avrà mai la possibilità di confidarsi con sua madre, di sapere cosa si prova solo ad avercela una madre. Detesto, con tutto me stesso, sapere che non potrà mai andare da lei nel momento in cui le rivelerò cosa ho fatto. Mi spezzo in due, per lei e per me. E mi rimetto in sesto, per il Red Moon. Farò del mio meglio per far sì che le cose ricomincino a girare per il verso giusto. Questa è un'opportunità e, nonostante sia stato il 'nemico' a fornirmela, la sfrutterò nel migliore dei modi. Il Red Moon continuerà a vivere. Trevor continuerà ad avere un lavoro. Così come Cindy. I clienti fidati avranno un posto in cui tornare. Andrà tutto per il verso giusto. Devo solo... cercare di spiegare per bene la situazione a Vivienne. Ma come faccio? Si tratta di sua madre, maledizione.
Lucille Fitzgerald continua a guardarmi, quasi conoscesse i miei pensieri.
«Perché lo sta facendo?» domando. Devo saperlo.
La donna mi fissa per qualche secondo, poi accenna un altro sorriso e infine, con passo felino, se ne va.
Sono spiazzato.
Abbasso lo sguardo sull'assegno e deglutisco. Lo studio è salvo. Salvo. Mi sento uno schifo perché da un lato mi sento in colpa, ma dall'altro... è stata la cosa giusta da fare.
Sì. È così.
«Danny? Che ci fai qui?»
Mi volto, preso alla sprovvista dalla presenza di Cindy. «Fino a prova contraria sono il proprietario. Tu, piuttosto, che ci fai qui?» domando, intascando subito l'assegno. Non voglio che faccia domande.
«Ho dimenticato qui la mia agenda. Quando ho un po' di tempo libero appunto tutto sul mio pc così quando comincio il turno ho già tutto sistemato» spiega avvicinandosi al bancone.
«Beh, sei ancora in vacanza. Goditela. Agli appuntamenti puoi pensare quando torni» scrollo le spalle.
La rossa sbuffa una risata e afferra la sua agenda. «Certo. Probabilmente saremo sommersi e io impazzirò, quindi... no, grazie, mi organizzo prima.»
«Immagino sia questo il motivo per cui ti pago» stringo l'assegno nella tasca del cappotto. Sentirlo tra le dita mi rassicura. Potrò continuare a pagare la nostra dipendente.
«A proposito» si schiarisce la voce. «Nel caso dovessero ritardi con la busta paga... non preoccuparti, okay? Ci riprenderemo prima o poi, ne sono certa» sorride avvicinandosi.
«Certo» annuisco. «Ma non ci saranno ritardi, stai tranquilla. E ora va» accenno un sorriso.
«Buona giornata, Danny» stringe il mio braccio e lascia lo studio.
Ho fatto la cosa giusta. Per tutti noi.
E per Vivienne?
Ignoro la mia dannata coscienza e mi rintano nella mia stanza. Forse buttare giù qualche idea per nuovi tatuaggi mi aiuterà a smaltire tutto questo miscuglio di sentimenti che sento agitarsi nel petto. 

𝐃𝐀𝐍𝐍𝐘, 𝐓𝐑𝐄𝐕𝐎𝐑, 𝐓𝐎𝐌, 𝐂𝐀𝐋𝐄𝐁Where stories live. Discover now