Inconcepibile

1.5K 74 12
                                    

«Frate', non sono il tipo di persona di cui qualcuno si innamora.»

Mattia sbattè le palpebre un paio di volte: da dove usciva quella'affermazione?
Era strano sentire una cosa del genere uscire dalla bocca di Christian, per quanto ne potesse sapere... insomma in un paio di settimane non si può certo stabilire cosa sia tipico di una persona o no, eppure lui sembrava averlo capito.

Aveva la mente annebbiata, davvero, totalmente confusa.
Si sistemò meglio sul divanetto arancione, che si trovava sul retro della casetta, su cui era seduto insieme all'amico, piegando la gamba sinistra su quella destra per poi distanziarle.
Continuava a fissare davanti a lui senza voltare mai lo sguardo sul moro accanto a sè; sapeva che se avesse preso a guardarlo poi non sarebbe stato facile smetterla e l'ultima cosa che voleva fare era metterlo a disagio o vederlo scappare.

E, addirittura, non aveva la minima idea di cosa dire e il che era piuttosto particolare, quello poteva dirlo con sicurezza.
Glielo ripetevano tutti, quanto fosse logorroico, quanto avesse sempre qualcosa da dire in ogni situazione, per quanto magari sarebbe potuta essere inadatta.
Invece adesso pensava così tante cose che sceglierne una da dire sarebbe stato un suicidio, per lui e per quei suoi due neuroni che alle undici di sera erano rimasti svegli.

Christian gli si era avvicinato silenziosamente quando era solo  in mezzo a tante persone che non si facevano problemi a dimostrare apertamente di preferire Nunzio a lui, anche se effettivamente Mattia non aveva fatto granché per dimostrare la sua simpatia e farli ricredere.
Anche per questo rimase stupito quando vide Christian sedersi accanto a lui, a lui che non aveva fatto niente per meritarselo; evidentemente c'era qualcosa in lui che lo aveva incuriosito, perché proprio non ce lo vedeva Christian ad agire per pietà.
Sembrava un gesto troppo genuino e semplice per essere dettato dalla compassione, non gli ci era voluto molto per comprenderlo.

In realtà Christian in sè sembrava una persona semplice e genuina, certo, anche tremendamente riservata ma di sicuro non calcolata, con i gesti spontanei che gli rivolgeva e con la sua risata acuta.
Il bello è che veniva tutto da sé, con lui; non c'era bisogno di stare a riflettere su cosa potesse dirgli o no, semplicemente lo sapeva e anche se non ne capiva il perché se lo faceva andare bene così.

Non c'era una risposta a tutto, certe cose erano semplicemente destinate ad andare così.
E durante quel paio di settimane trascorse ad Amici aveva avuto la possibilità di comprenderlo davvero; non poteva darsi una spiegazione a tutto, un po' perché purtroppo - o per fortuna - non era nella testa degli altri e un po' perché non poteva permettersi di distrarsi con pensieri futili.

Ad un certo punto, quando sentì un tocco leggero sul ginocchio scoperto dallo strappo del jeans che aveva indosso, si sentì cadere dalle nuvole.
Era stato Christian a dargli quel colpetto, quando aveva notato che si fosse distratto e che non gli stesse dando più ascolto; era quasi intenerito dall'espressione che Mattia aveva assunto, così pensando che fosse stanco gli propose di tornare dentro la casetta e di andare a dormire:
«Dai, Matti. Sarà tardi, andiamo a dormire.»
Gli aveva battuto di nuovo le nocche della mano destra sul ginocchio e si era alzato dal divanetto arancione, aspettando che anche Mattia facesse lo stesso e, poi, si era avviato insieme a lui verso la stanza verde.

§

Erano passati mesi da quella strana frase pronunciata da Christian, eppure Mattia se la ricordava ancora.
Non ci pensava spesso, a dirla tutta, però a volte, quando ripercorreva con la mente i momenti passati ad Amici, ricordava la scena nitidamente.
Si ricordava l'immenso stordimento che aveva provato, e il sussulto che aveva avuto il suo cuore quando aveva sentito la mano fredda di Christian sfiorargli il ginocchio.

E quello era stato il primo sussulto di una serie di tanti, tutti in seguito ad un tocco, ad uno sfioramento da parte di Christian.

E se aveva sentito il cuore rivoltato come un calzino per un semplice contatto di sfuggita con la pelle dell'altro, quando l'aveva abbracciato per la prima volta si era come sentito in paradiso e all'inferno nello stesso momento e allo steso modo.
Ma era stato così bello e così naturale che ci sarebbe voluto stare per sempre tra le sue braccia, ci sarebbe anche potuto morire dentro con la consapevolezza di poter morire felice.

INCONCEPIBILE ➵ zenzonelli one-shotWhere stories live. Discover now