8. La Guardia Reale

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Clarissa si era avviata lesta lungo il percorso che conduceva ai margini del bosco, sperando di arrivare il prima possibile di fronte alle porte di Bellendorf. Avrebbe chiesto di Ganimis e, insieme, avrebbero dato la terribile notizia ai familiari di Marius. Percorse il bosco in poco meno di un'ora, il sole emanava ancora gli ultimi raggi dietro le montagne a Ovest della piana fluviale. Giunta in città, riuscì ad entrare poco prima che le guardie montassero la sorveglianza notturna.
Bellendorf era brulicante di vita; la ragazzina ancora non si sentiva molto a suo agio tra quella marea di persone, ma il suo impegno la distraeva dal suo disagio. Giunta in centro, nella piazza lastricata con una gigante fontana al centro, vide un gruppetto di ragazzi con le armature da soldati, e si avvicinò con fare sereno.
- Buonasera, signori. Sto cercando un certo Ganimis. Lo conoscete? Ho un urgente bisogno di vederlo a di parlare con lui.- chiese, trafelata.
- Ganimis? Ah, stai cercando Ganimis? Sarai per caso una delle sue amanti?- rispose il più vicino, alzando la visiera per osservare più precisamente la ragazza.
- No. Ma non vedi che è appena una bambina. Non è il tipo di Ganimis. Almeno credo.- rispose un altro, interrompendo quello che stava facendo con dei paletti di legno.
- Ah, tutto può essere. Comunque, di Ganimis non so dove sia di preciso. Posso dirti che si trova in città. Ero nel suo battaglione, e proprio ieri siamo rincasati, in vista dell'ispezione. - riprese il primo, deludendo le aspettative di Clarissa.
Questi, rendendosi conto del dispiacere della bambina, si affrettò ad aggiungere: - Puoi tranquillamente aspettarlo qui. Prima o poi tornerà qui in piazza, deve. Quindi, se ti va, puoi darci una mano.- concluse, indicando i suoi compagni, tutti intenti a legare tra loro delle travi di legno.
Clarissa convenne che era l'idea migliore, non conoscendo in alcun modo la città, e ritenendosi fortunata ad aver incontrato quei gentili soldati.
- Bene, mi dica cosa devo fare, allora. - rispose, cercando di mostrare un entusiasmo che in quel momento non le apparteneva.
- Prima di tutti, chiamami Hughion. E dammi del tu; sulle mie spalle pesano appena 18 primavere, e non sono sufficienti perché una ragazzina come te mi tratti come un saggio anziano. Se accetterai questo, puoi tranquillamente seguire le azioni di Kal e Lazdo e replicare quello che vedi fare. Io andrò a farmi una birra, oh si. - così le rispose, e, senza degnarla di uno sguardo in più, si avviò verso la locanda più vicina.
'Bene. Quindi ora mi tocca lavorare per Bellendorf, per giunta al posto di qualcun altro'. - pensò Clarissa, pregando affinché Hughion tornasse il prima possibile, magari insieme a Ganimis.
- Bene. Kal, Lazdo, è un piacere poter lavorare con voi. Ditemi tutto, considerate due braccia in più.- disse la ragazza, rivolgendosi ai due soldati.
- Allora, lega tra di loro questi pali, il più vicino possibile. Dobbiamo creare una pedana, e questo sarà il suppedaneo su cui cammineranno i soldati della corona. Noi intanto ci occuperemo degli scalini, per quelli c'è bisogno di una tecnica diversa. - le rispose una dei due, Kal, o Lazdo.
Clarissa prese ad armeggiare con i paletti che si trovo sottomano, replicando quanto avevano già fatto i suoi colleghi e cercando di legare le corde nel modo più stretto possibile. Pensò di sbagliare, diverse volte, ma il silenzio dei due la rassicurava in qualche modo.
- Ma tu chi sei? Qual è il tuo cognome? - chiese improvvisamente uno dei due.
- Lascialo stare, ragazzina. Ogni volta che rientriamo da una missione, il buon Lazdo teme di dimenticare i volti dei bambini che lasciamo quando partiamo e di non riconoscerli più al suo ritorno. E tu, perché così brusco? - disse l'altro, evidentemente Kal, a questo punto.
- Non c'è nessun problema. In realtà il tuo compagno ha chiesto a buona ragione. Io mi chiamo Clarissa, ci siamo trasferiti qui con la mi famiglia da pochissimi mesi. Sono nuova anch'io, e non sei certo il primo a farmi questa domanda.- rispose Clarissa, con aria sicura.

"Serrate i ranghi. Arriva la guardia reale!"
Una voce tuonante diede l'annuncio, stordendo Clarissa, tanto era vicina. Improvvisamente, dalle stradine strette ai lati della piazza si riversarono in piazza un infinito numero di soldati, che prontamente si disposero in file ordinate, pronte per accogliere la guardia reale. Tra di loro Clarissa riconobbe Hughion, e subito pensò che tra tutti quei soldati doveva esserci anche Ganimis. Con fare guardingo, si aggirò tra i soldati, sperando che tra di loro scorgesse un qualche segnale che potesse aiutarla.
- Ganimis! Tu sei Ganimis?- chiedeva a tutti quelli che le rivolgevano uno sguardo.
Nessuno le rispondeva.
Poi fu costretta a fermarsi. La piazza si era svuotata, e dalla via principale, che confluiva nella piazza da Nord, vide avvicinarsi un corteo di uomini armati con lance dorate e archi di legno, con le faretre ricolme di frecce dalle piume bluastre. Sulle armature portavano il sigillo regale, una corona d'alloro, sotto la quale si stagliava la protome di un gufo, i cui dettagli erano stati intessuti sulle armature da una mano abile.
Tutti i soldati nella piazza portarono una mano sul petto e, subito dopo, uno di loro avanzo nelle file portandosi in prima linea di fronte ai nuovi venuti.
- Benvenuti a Bellendorf, soldati di re Buduick. Siamo lieti di avervi qui. L'esercito di Bellendorf vi accoglie con beneplacito.- disse il soldato.
- Vi ringrazio, sergente. Salute Bellendorf, vi porto i saluti di re Buduick, che veglia suo regno con attenzione e coraggio.- rispose il più alto ufficiale della guardia reale, il cui ruolo si distingueva chiaramente, essendo l'unico ad indossare in alto colbacco di seta con piume di pappagallo.
- I nostri bambini sono stati tutti istruiti, secondo i vostri comandi. Sono pronti per l'Ispezione. - continuò il soldato di Bellendorf.
- Che la magia possa non tornare mai! - rispose con un'espressione d'assenso il cavaliere reale. Si voltò, e torno al suo posto, tra le file del suo corteo, mentre alcuno dei soldati della città intonavano una canzone di saluto ai visitatori. Non avevano mai staccato la mano dal loro petto.
Lazdo vide Clarissa che si aggirava tra le file dei soldati, con aria guardinga, e la chiamò a sè. La fanciulla di avvicinò ai suoi due conoscenti, convinta che a breve sarebbero tornati alla loro mansione e ne approfittò per chiedere ai due di Ganimis.
- È tra di voi, sapete indicarmi chi è Ganimis? Per favore.- così chiese Clarissa.
Senza proferire parola, Kal ruppe la fila, e si posizionó ai margini della piazza, levandosi su una bancarella del mercato cittadino, così che tutti potessero vederlo.
Aspettò che i suoi colleghi finissero di cantare, poi prese una grande boccata d'aria e gridò: - Vostra Signoria! Fermatevi, vi prego. Ho una notizia per voi. - cominciò.
Il soldato con il colbacco volse lo sguardo in direzione della voce che aveva rotto il silenzio dopo la fine della canzone e, abbassando la fronte, diede il permesso al giovane di continuare.
- Grazie, Vostra Signoria. Che la mia parola sia un gesto di fedeltà e rispetto. Non tutti i bambini sono stati consegnati. Non tutti sono al Municipio. C'è una ragazzina, che il mio amico e collega Lazdo adesso tiene tra le braccia, che non è stata considerata. Deve essere una forestiera, dal momento che non si è data conto della cerimonia che si sta per svolgere qui a Bellendorf. Abbiamo ragione di credere che non ne fosse a conoscenza, dal momento che non si è neanche data molto da fare per nascondersi. Dunque, ve la consegnamo, in segno della fedeltà della comunità di Bellendorf al potere di Buduick. - queste furono le parole di Kal, che, non appena finito, si gettò di nuovo tra i soldati e riprese il suo posto.
Lazdo, invece, trascinava Clarissa verso l'ingresso settentrionale della piazza, per consegnarla.
La ragazza lo guardava con gli occhi pietosi, un po' spaesata, delusa. Non sapeva cosa stava succedendo, di certo niente di buono per una maga come lei. Ma non poté sottrarsi alla morsa del soldato, ferma e impenetrabile. Si lasciò trascinare finché non si accorse di trovarsi di fronte ad un'autorità di non poca importanza.
- Con chi ho il piacere di parlare? - le chiese il cavaliere col colbacco.
- Mi chiamo Clarissa. - rispose lei.
- Clarissa, un nome raro da queste parti. Bene. Posso chiederti da dove vieni? Anzi no, non ho interesse alcuno per questo. Ti chiederò, invece, come mai non ti sei consegnata stamane?- continuò a interrogare la ragazza.
- Vengo da un paese a Sud. Non conosco le vostre usanze. Mi lasci andare. Devo raggiungere i miei genitori. Per favore. - riuscì a rispondere Clarissa, ormai consapevole del fatto non sarebbe riuscita a convincere il suo interlocutore.
- Sono sicuro che ai tuoi genitori farai un gran piacere se ti assicurerai che nelle tue vene non scorre sangue magico. Dico bene? - il soldato la incalzava senza dare alcun segno di cedimento.
- Assolutamente. - rispose Clarissa, mascherando il suo spavento.
- Allora ti invito a salire sul nostro carro. Sarà nostra premura condurti al Municipio, insieme agli atri bambini- concluse il soldato, accompagnando Clarissa sul carretto che avevano con loro tra le ultime file del corteo.
La ragazza, prima di salire sul carro, lanciò un ultimo sguardo a Kal e Lazdo, che giacevano fieri tra le prime file disposte nella pizza. Loro non capirono.

- Ai soldati Kal e Lazdo, sarete giustamente ricompensati. Il re loda la vostra devozione.- disse il cavaliere piumato, prima di salutare il corteo di benvenuto e di avviarsi verso il Municipio.

Ganimis era giusto quattro file dietro a Kal e Lazdo. Aveva svolto il suo dovere e, ora, l'unica cosa di cui aveva voglia era una serata di birra e prostitute alla sua locanda preferita, "Il ballo dei Mastri Birrai".

La via maestraWhere stories live. Discover now