13. Medius locus - luogo mediano

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Harry

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Harry

Era salito su quel muro dissestato per trovare un riparo, una fuga dal mondo da cui non faceva altro che difendersi, quando si sentiva rigettato da tutti, dalla vita, da suo padre, persino da se stesso.

Seduto in quell'angolo eroso quanto i suoi ricordi, Harry ispirò l'aria salmastra che la furia del vento gli issava alle narici e si sentì inglobato in quei profumi accesi che l'isola continuava a offrirgli. Erano così intensi, così definiti, che se avesse avuto l'abilità, il avrebbe riconosciuti uno ad uno. Gli volavano nei polmoni come una sensazione di sollievo.
Erano potenti come una magia che li rendeva familiari.

Una folata di frustrazione si coagulò nel sangue, la gola si chiuse appesantendogli il respiro poiché quei pensieri potevano solo essere il frutto delle elucubrazioni di uno che, come lui, aveva perso parte della normalità e cercava di appigliarsi a qualunque cosa pur di recuperarla.
Poteva essere impazzito dopo solo pochi giorni di permanenza, avvelenato da qualcosa di sconosciuto che veleggiava nell'aria di quell'isola, con tutti quegli odori, quella flora, quel mare e quei misteri.

Fissare il movimento ipnotico delle onde per rigenerarsi nella tormenta di vento che era diventata una culla di ostile silenzio. Nonostante tutto, il mondo sembrava meno inospitale da lassù. Fin quando quella voce non lo buttò giù dalla sua altalena di riflessioni e silenzi.

Chiaramente era lei, colei che non lo lasciava in pace neanche durante i picchi di sofferenza acuta che gli sconvolgevano corpo e animo, che non rispettava il suo bisogno di silenzio anzi, lo sconsacrava con urla aguzze, saccheggiando senza contegno quel limbo di serenità precaria. L'aveva tirato giù quasi di forza, per poi coinvolgerlo nella cattura di una capra e nel fare da scorta ad una centenaria.

A quel punto una cena sarebbe stata ininfluente. Tanto non avrebbe mai ceduto, non si sarebbe fatto manovrare da lei né ora, né mai.

Ma c'era una cosa che non aveva previsto, un riflesso involontario del suo corpo che non poteva controllare.

Non che gli importasse di quella strana ragazza dalla parlantina sempre accesa, anzi, per un attimo aveva creduto che il suo malessere fosse stato una balla per impietosirlo, ma poi lei l'aveva invitato a precederla mentre restava accovacciata a terra. Si sarebbe considerato un verme se l'avesse davvero lasciata lì. Così, senza sventolare un annuncio, l'aveva caricata come un sacco da boxe senza alcuno sforzo.

Ma, apatico o no, il suo amichetto aveva reagito come se fosse stato un'entità separata dalla sua volontà, quando, con lei sulla spalla che si agitava, gli era bastato roteare le pupille per accorgersi di uno spacco indecente sui suoi jeans. Era proprio all'altezza del principio della natica e sembrava gridare: guardami, guardami! E lui, come un idiota, si era soffermato su quella curvatura che sbucava in modo evidente dal lembo strappato di tessuto mentre il sangue aveva cominciato a pompare proprio contro il basso ventre.

𝐑𝐔𝐈𝐍𝐒 | HS |Where stories live. Discover now