Capitolo V

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Capitolo V

«Cosa?» chiese Alec, incredulo.

«Baciami» ripeté Jace «Se è vero che mi ami non avrai problemi a farlo, no?»

«Ma proprio qui e proprio ora?» domandò Alec, titubante. Doveva baciarlo per forza? Jace non poteva credergli e basta? Cos’era tutto quell’improvviso bisogno di prove?»

«Te l’ho detto, tu non mi ami. Tu usi me come scusa per non impegnarti realmente in una relazione» confermò Jace alzando le spalle con semplicità.

Alec valutò per alcuni minuti l’idea di baciarlo veramente, l’idea di posare le sue labbra su quelle dell’amico e vedere se fossero soffici come aveva sempre pensato. D’un tratto, però, si rese conto che era proprio quello il problema: Jace era un amico e sicuramente non sarebbe mai stato nulla di più. Alec e Jace vivevano sotto lo stesso tetto da sette anni ormai e Alec non si era mai sentito tanto legato, in tutta la sua vita, ad una persona come era legato a lui. Solo che, a pensarci bene, il loro legame era fraterno e nulla di più. Non metteva in dubbio di averlo amato e, in un certo senso, di amarlo ancora, solo che si era reso conto che non era quel tipo di amore da cui era formata una relazione. Si accorse che tutto ciò che poteva volere in campo sentimentale in quel momento poteva darglielo solo Magnus. Forse era addirittura innamorato dell’uomo, forse fra un anno non lo sarebbe stato più, ma quello che gli si chiedeva di valutare in quel momento era se ciò che provava per Magnus era un sentimento abbastanza forte da mettere in discussione tutto ciò che aveva pensato Alec.

«Vaffanculo» disse quest’ultimo, alla fine del silenzio.

Jace non poté fare a meno di ridere – una risata che prima avrebbe fatto volare tutte le farfalle nello stomaco di Alec – e dire: «Non c’è di che, amo avere ragione. L’importante è che se tu e quell’uomo vi lasciate io non debba fare da consulente psicologico».

 

Caro Magnus,

si dice caro? Forse è troppo azzardato?Magari è un po’ antico...

 

Magnus,

ecco, il nome e basta va decisamente meglio. Dunque, Magnus, io sono completamente innamorato di te, non so cosa mi hai fatto, ma non riesco a smetterti di pensarti, lo faccio a scuola, la notte, mentre sono al bagno...

 

Magnus,

non sai quanto sia difficile per me scriverti queste parole sta diventando un’impresa epica, altro che le dodici fatiche di Hercules volevo soltanto dirti che sono stato un coglione e che se vuoi portò farti da schiavo fino a quando non mi perdonerai.

 

 

Magnus,

sono innamorato di te. Ti prego, perdona il fatto che sono uno stupido adolescente ficcanaso e torniamo insieme. Non ho mai provato per nessun’altro quello che provo per te. Ogni volta che ci baciamo o che stiamo insieme mi sento infinito e vorrei che quei momenti non finissero mai. Ora che non ci sei mi sembra di non riuscire a respirare. Mi manchi come l’aria Magnus.

Torna insieme a me, ti prego.

Ti prego.

Mi dispiace.

… Dio, sono patetico.

 

 Magnus Bane,

Quand l'abricot est en fleur, jours et nuits ont même longueurDove le storie prendono vita. Scoprilo ora