XIII - Do you live, do you die, do you bleed

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Do you live, do you die, do you bleed
For the fantasy
In your mind, through your eyes, do you see
It's the fantasy


Da parecchi secondi nella sala interrogatori dove gli Auror hanno portato Malfoy è sceso un silenzio pesante, interrotto solo dai leggeri sussulti di Alice, che tira su con il naso e dondola avanti e indietro con il corpo, lo sguardo fisso davanti a lei probabilmente nel tentativo di organizzare i pensieri su tutto quello che le è successo quella mattina.

Dean Thomas scambia l'ennesima occhiata cupa con il suo capo, poi si avvicina alla ragazza e punta la bacchetta sulla corda che le trattiene i polsi.

"Diffindo." Il mago sussurra piano l'incantesimo e i nodi magici svaniscono, liberando la sventurata.

"...grazie..." la segretaria mormora con gli occhi che si riempiono ancora di lacrime "...grazie, io...io non ho fatto niente."

"Lo sappiamo." Thomas annuisce anche per tranquillizzarla e lei segue il gesto anche con la sua nuca, premendo le dita sui polsi segnati. "Dovrebbe essere accompagnata in infermeria."

Potter fa cenno di sì con la testa e si rivolge a Goldstain. "Portala dalla guaritrice del sesto livello e poi falla scortare a casa da qualcuno di fidato."

"Uff, ma perché proprio io? È Dean quello empatico ed è lui che ha sempre magnifiche idee come questa." Si lamenta Anthony aiutando malamente Alice ad alzarsi.

"Dean è più utile qui." Taglia corto il capo Auror, con un tono che sottolinea l'impazienza di essere ubbidito.

Goldstain sbuffa ancora, ma non aggiunge una parola mentre accompagna la Weston alla porta, facendo ricadere la stanza in un silenzio martellante.

Passano un paio di minuti, poi Thomas lancia uno sguardo preoccupato alla porta. "Sarà il caso di andare a controllare che sia tutto a posto?"

"Io vi avevo detto almeno MILLE VOLTE di lasciar perdere questa storia." Draco scuote piano il capo e tira con nervosismo i fili che ancora lo legano alla sedia, ormai completamente intrisi del sangue uscito dalla ferita inferta al braccio sinistro. "Ma voi non mi avete ascoltato. "

"Zitto Malfoy." Potter stringe i pugni e lo fissa, buio.

"ORA devo stare zitto? E pensare che PRIMA non volevi facessi altro che parlare! Anche se ti dicevo che non nascondevo NIENTE che doveva interessarti! Complimenti, hai insistito fino a che..."

"ZITTO!" L'Auror estrae la bacchetta e la punta direttamente contro la gola del prigioniero. "Come hai fatto?" Chiede dopo un secondo, negli occhi il lampo di un'idea nuova.

Draco ricambia con uno sguardo confuso. "Come ho fatto a fare cosa?"

"A convincerla." Dice piano Potter, allentando la stretta sulla verga. "Le hai fatto bere una pozione? Oppure è stato con un incantesimo che l'ha COSTRETTA a fidarsi di te?"

Non appena Malfoy comprende il riferimento ad Hermione non può fare a meno di sorridere sardonico, ma non ha il tempo di rispondere che viene preceduto da Weasley, appena apparso sulla soglia.

"Credimi, non l'ha costretta a fare proprio un bel niente." Il tono duro è esattamente in linea con lo sguardo astioso che l'Auror lancia nella stanza.

"Ron dov'è Hermione?" Harry si rivolge all'amico, all'improvviso preoccupato per quanto quella situazione al limite possa averlo scosso fino al punto di fargli fare qualche sciocchezza.

"Sono qui." A rispondere e rassicurarlo è la strega stessa, che spunta dalle spalle di suo marito e lo supera per entrare nel locale.

Potter cerca di capire dalla loro espressioni cosa è successo nel frattempo tra i due, ma il fatto che siano entrambi tesi e cupi sicuramente non preannuncia nulla di buono. Poi Hermione è attirata dagli unici occhi grigi nella stanza e quell'attimo in cui si fissano nei suoi, scambiandosi mute parole, diventa quasi insopportabile per il suo amico, che non può fare a meno di mostrare il proprio fastidio storcendo il naso.

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