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T/N POV.

Senza che me ne accorgessi erano già passati alcuni mesi da quando ero arrivata a Tokyo. Con il passare del tempo le giornate si facevano sempre più intense e piene di cose da fare e mi sentivo talmente in pace con me stessa che mi resi conto di quanto quello fosse probabilmente il periodo più felice della mia vita; non mi ero mai sentita così a mio agio e sentirmi così apprezzata e voluta bene dalle magnifiche persone che avevo conosciuto mi fece rendere conto di avere tutto quello che desideravo.

Eppure c'era qualcosa che in realtà mi mancava. In quel periodo avevo passato tantissimi momenti in compagnia di Bokuto e a mano a mano che il tempo passava mi resi conto di quanto fosse diventato indispensabile per me, e l'affetto che avevo iniziato a provare nei suoi confronti andava ben oltre ogni mia possibile previsione. Non ero mai stata attratta da qualcuno così intensamente e mi capacitai di volerlo con tutta me stessa, ma quando mi convincevo a volergli confessare i miei sentimenti qualcosa mi bloccava. Forse la paura di essere rifiutata, o forse il fatto che da lì a pochi mesi sarei tornata in Italia, e che quella sarebbe diventata soltanto una stupida storiella che avrebbe perso ogni valore non appena saremmo tornati entrambi alle nostre vite.

In quel momento l'unica cosa che sapevo con certezza era che, fosse stato da amico o qualcosa di più, non volevo assolutamente perderlo.

Mi trovavo in classe durante la pausa pranzo, intenta a confrontarmi con delle mie compagne riguardo un problema di matematica, quando la porta dell'aula si spalancò all'improvviso facendoci saltare sul posto.

"T/N!!"

Bokuto era sulla soglia con gli sguardi di tutti puntati addosso e non appena lo vidi sentii il mio cuore battere più forte. Ogni volta che lo guardavo lo trovavo sempre più bello.

"Bokuto, che ci fai qui?" domandai vedendolo avvicinarsi.

"Sono venuto a prenderti! Perché non sei venuta in mensa con noi?"

"B-beh io...stavo discutendo di un problema con-"

"Vabbè non mi importa, puoi farlo dopo. Vieni con me!" eslcamò afferrandomi la mano e tirandomi su dalla sedia con una facilità disarmante, per poi trascinarmi fuori.

"Perché? E' successo qualcosa?" dissi cercando di non pensare alle nostre mani ancora unite. Da quando aveva iniziato a piacermi facevo caso ad ogni cosa e cercavo di godermi ogni contatto, senza però cercare di rendere il mio interesse troppo palese agli occhi degli altri.

Mi resi conto che mentre percorrevamo il corridoio molti sguardi erano su di noi e sulle nostre mani l'una nell'altra; negli ultimi tempi avevano iniziato a girare voci su una nostra possibile relazione a causa dell'attaccamento di Bokuto nei miei confronti che, da quanto avevo potuto origliare in giro, non era mai successo con nessun altro se non con la sua squadra. Io cercavo sempre di smentirle a causa del fastidio che mi creava l'idea che gli altri scoprissero il mio interesse, ma sopratutto che lui ne venisse a conoscenza da terze parti, invece Bokuto non ne sembrava cosi disturbato, quasi come se non gli desse fastidio.

"Stiamo organizzando un'amichevole con il Karasuno e devi essere presente anche tu. Fai parte della squadra ormai."

Aggrottai le sopracciglia pensierosa; avevo già sentito quel nome.

"È quella squadra di cui mi hai parlato in pullman?" realizzai poco dopo.

"Esattamente!" disse euforico. "Sono sicuro che ci divertiremo un sacco! In quella squadra c'è un ragazzino del primo anno che è fenomenale. Salta più in alto di un canguro! La squadra l'abbiamo conosciuta prima che arrivassi tu e credimi, sono davvero bravi."

Mi ritrovai a sorridere all'euforia che Bokuto emanava e lo trovai davvero un amore. Dopodiché, ancora mano nella mano, arrivammo dagli altri.

I ragazzi del Karasuno sarebbero venuti da noi il pomeriggio successivo, per cui non appena finirono le lezioni ci recammo tutti in palestra per una lunga e faticosa sessione di allenamento.

"Non ho mai visto Bokuto così euforico." ragionai parlando con Kaori durante una pausa.

"Lo so. Ha legato tanto con un ragazzino del primo anno e si diverte da morire quando giocano insieme." sorrise osservando Bokuto schiacciare le alzate di Akaashi. "Quel ragazzino ha un modo di giocare davvero bizzarro, ma se affinasse le tecniche potrebbe diventare meglio del Piccolo Gigante."

"Piccolo Gigante?" domandai confusa.

"È il soprannome che è stato dato ad un vecchio giocatore del Karasuno." prese parola Konoha avvicinandosi a noi. "Era un ragazzo davvero basso per poter giocare a pallavolo, ma sapeva saltare così in alto che riusciva a raggiungere anche giocatori alti 2 metri."

"Esatto." disse Kaori. "Grazie a lui la squadra del Karasuno era riuscita ad arrivare ai Nazionali, e quella fu la loro prima e unica volta."

"Veramente?" esclamai davvero senza parole.

"Eh già. E quel ragazzino è proprio così." disse Konoha.

Il loro racconto aveva suscitato la mia curiosità e mi ritrovai a volere davvero che il tempo passasse in fretta per arrivare il più velocemente possibile al pomeriggio successivo.

L'allenamento proseguì senza problemi, a parte il fatto che Bokuto avrebbe voluto rimanere ad allenarsi, ed una volta terminato io, lui e Akaashi ci avviammo verso casa.

Parlammo del più e del meno, sopratutto per quanto riguardava la squadra che avremo dovuto affrontare il giorno dopo e Akaashi, con le urla di Bokuto euforico di sottofondo, mi spiegò diverse cose sulla squadra e sul modo di giocare di tutti i componenti.

Quando arrivammo davanti casa nostra salutammo Bokuto e ci recammo direttamente in cucina per preparare da mangiare. I suoi genitori erano partiti quella stessa mattina per lavoro ed io e il moro saremmo rimasti da soli per qualche giorno. Mi ero abituata ormai a stare da sola con Akaashi; con lui mi sentivo a mio agio come se fosse mio fratello, e la premura che ogni tanto mostrava nei miei confronti mi dava la conferma che anche per lui fosse lo stesso.

Una volta conclusa la cena ci recammo nelle rispettive stanze e, poiché non era ancora ora di andare a dormire, decisi di fare una videochiamata con i miei genitori. Era da un po' che non li sentivo e rivedere i loro volti mi riempì il petto di gioia: nonostante mi trovassi bene lì a Tokyo, dovevo ammettere che mi mancavano parecchio.
Gli raccontai della giornata scolastica, ma più di tutto mia madre volle sapere come andavano le cose con Bokuto. Le avevo accennato di provare interesse per un ragazzo e lei, super euforica, voleva sempre sapere se ci fosse qualche novità da raccontare.
Mentre le parlavo di lui mi rendevo sempre più conto di quanto mi piacesse e la consapevolezza che il solo essere amici non mi bastasse più mi invase come un fulmine a ciel sereno.

Dopo aver parlato con loro per quasi un'ora ci salutammo e mi misi sotto le coperte, addormentandomi pensando a Bokuto che, da qualche tempo a questa parte, occupava i miei pensieri un po' troppo spesso.

Hand in hand - Bokuto Koutarou x readerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora