ME FAI ASCÍ PAZZ

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9.45 «Buongiorno piccerè. Stavo pensando: Chloe e chiattil suoneranno il piano per lo spettacolo, Lia non può partecipare ma si occuperà solo delle luci, insieme al piecuro e Mia, avendo scritto il copione, non salirà su quel palco» osserva, «quindi?» cerco di capire dove voglia andare a parare, «possiamo provarlo noi il copione» propone, «scordatelo» rispondo seria, «e dai piccerè» insiste, «manco morta» ribatto.
«C re piccerè, hai paura del bacio?» mi stuzzica, «del bacio, io? Ma per favore!» contesto, «non ti conviene baciarmi» afferma, «ah no, e dimmi: perché?» chiedo sarcastica, «ti innamoreresti» dice sicuro di se, «tu dici?» ironizzo, «proviamo» e si avvicina. Ho il suo fiato sul collo, «se dici che non ti innamori, di che hai paura?» mi sfida, «e va bene» mi rassegno, «però il bacio alle prove non si da, porta male» preciso, «vedremo» mi sfida.
Finisco di recitare la mia ultima battuta, ora dovrei allontanarmi e lui dovrebbe bloccarmi e baciarmi ma, dato che stiamo provando, non ci sarà nessun bacio, così ci siamo accordati.
Mi allontano, mi prende per il braccio, mi ferma. Quei maledetti occhi, sempre un po' arrabbiati, ma che ogni volta che mi guardano lasciano trapelare una dolcezza innata. Mi bacia. Si stacca, posa la sua fronte sulla mia, mi fissa, «allora piccerè?» chiede ironico con quel suo solito sorrisino, «che?» mi fingo indifferente. Sospira, continua a guardarmi, mi mette una mano sulla guancia, fa una smorfia felice, «te me fai asci paz» sussurra.
«Per oggi abbiamo finito» continuo a fingermi ignara di tutto. Mi tira per un braccio, silenzio, poi: «guardami negli occhi e dimmi che non ti faccio nessun effetto e io ti lascio in pace» mi ordina. Lo guardo. Come si fa a mantenere il contatto visivo e dirgli: "Ciro Ricci, non mi piaci", non si può, o meglio, io non posso. Non dico nulla. Sorride, il suo volto si rilassa, è felice, si percepisce. Fa per baciarmi un'altra volta ma mi sposto.
«Non ti fidi piccerè?» domanda un po' preoccupato, «non voglio essere come le altre. Probabilmente per te quel bacio non significa nulla, per me sì, e pure tanto. Non voglio essere un passatempo. Non sono una delle tante» spiego. Un silenzio assordante cala su di noi.
«Te non sei come le altre, per questo mi piaci piccerè» ribatte, si avvicina, mi sorride, ci baciamo, stavolta però, l'ho baciato io.
«Ci hai preso gusto piccerè?» mi prende in giro. Ridiamo, poi torno seria, «illudimi e qui dentro ci finisco per davvero. Per omicidio però.» lo minaccio. Mi allontano, gli lancio un bacio, lui ricambia, e torno da Lia.
«Ma allora ci stai facendo l'abitudine eh» la prendo in giro, «io l'ho sempre detto, lei non lo vuole ammettere ma Carmine le inizia a fare un certo effetto» commenta Mia.
«Ma Chloe?» chiedo non vedendola, «ah non so» rispondono le altre, «sicuro starà con chiattil» dico, «eh mi sa che ti sbagli» corregge Lia indicando la sua sinistra.
«Alla fine le hai parlato?» domanda Chloe a Ciro, «si, avevi ragione te» risponde lui.
Ma da quando quei due si parlano? Bah, io sempre più stupita.
«Ho parlato con la direttrice» gli fa sapere Chloe, «ah si, che t'ha detto?» replica Ciro, «che si può fare» dice lei, «visto, te l'agg ditt'ji» esclama entusiasta Ciro. Chloe gli lancia uno sguardo di complicità e poi se ne vanno insieme a combinare chissà cosa.
«Sono giorni che stanno insieme quei due» brontola Filippo, «ma te sei pazzo! Ti pare di venirmi a parlare alle spalle, ci muoio io» lo rimprovero scherzosamente. Non si era fatto né vedere né sentire fino a quando, da dietro la schiena, si è palesato lamentandosi che Chloe parlasse con Ciro.
«Effettivamente, sono giorni che parlano di nascosto» sottolinea Lia assecondata da Mia, «eh ja, che tenimmo cca fa» cerco di dire in una sottospecie di napoletano ma che, tutto è, fuorché napoletano. Tutti ridono, «eh va be', ho capito. Saranno amici» proseguo ritornando al mio amato italiano.
«Qualunque cosa siano, non mi piace» si lamenta chiattil, «qualcuno qua è geloso?» scherza Mia, «non sono geloso, dico solo che Ciro non è molto raccomandabile» cerca di giustificarsi. Lo guardo perplessa, «lo sai anche te: Ciro non farebbe del male a Chloe» gli ricordo e, appena finisco la frase, arrivano.
«Allora, ti ricordi di noi ogni tanto?» predica Filippo, «sei geloso?» dice ironica Chloe, «no, assolutamente, anzi, sai che c'è? Vi lascio soli» e se ne va.
«Ij l'agg sempre ditt c u chiattil nun è buono» afferma Ciro, «eh?» ci guardiamo, io Mia e Lia, come delle inette. Ma siamo sicuri che il napoletano non è una lingua a se?
«Ha detto che lui lo ha sempre detto che Filippo non è buono» traduce Chloe. «ah» commentiamo noi.
«Non vai da lui?» chiedo, «no, gli passerà» risponde Chloe, «a proposito, da quando voi due vi rivolgete parola?» interrogo, «ah piccerè, allora sei gelosa pure te?» si mostra felice Ciro, «ti va male caro, non sono gelosa, anzi, sono contenta che vi parliate» spiego, «e va buono, ci ho sperato» scherza lui.
«Comunque domani si va ad una festa» ci comunica Chloe di punto in bianco, non ci ha nemmeno dato possibilità di scelta: lo ha detto e quindi, senza ombra di dubbio, ci saremmo andate.
«Ai suoi ordini capo» scherziamo, «in tutto ciò, per oggi abbiamo finito, se ne riparla domani» dice Lia, «no, domani lo abbiamo libero» le ricordo.
Siamo arrivate al cancello, pronte per andarcene, ed ecco che Edo si avvicina per salutare Mia: «ci vediamo principessa» e le ruba l'ennesimo bacio.
«Guarda chi si rivede» ironizza Chloe girandosi verso Filippo, «ah perche, mi cercavi?» dice serio Filippo, «si tutto scem chiattil» lo prende in giro avvicinandosi, prendendogli la testa tra le mani e scuotendola leggermente, poi, lo guarda: «io voglio solo te» azzarda. Chloe, così, non l'ho mai vista, nessuno l'ha mai vista.
«Mi mancherai» sorride Filippo prima di darle un bacio.
«Piccerè» mi chiama la solita voce che, da quando siamo qua, è, forse, l'unica cosa che ci sia di certo, «domani che ti metti alla festa?» chiede Ciro, «non lo so, poi vedrò» rispondo, «mettiti dei vestiti normali, che ti coprano eh» si raccomanda, «e se non volessi?» lo sfido sicura, «e ma tu voi, lo so io» sta al gioco, «pensandoci, ho un bellissimo tubino rosso, stretto, abbastanza corto, non lo metto mai, sarebbe l'occasione giusta!» lo stuzzico, «non è vero» ci spera, «lo dici te», non mi era mai, nemmeno, passato in mente di mettere quel vestito ma, ormai, mi ha sfidata. Che sfida sia! Poggia le sue mani sui fianchi, mi da un bacio e mi saluta.

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