Jacopo

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Manuel point of view

È mezzanotte e un quarto, le gambe mi sembrano di polvere. Sarà il freddo, sarà un po' di stanchezza...sta di fatto che casa di Simone è a cinque minuti da qui, sto per farcela.

Non volevo disturbare Edo e allora ho deciso di camminare a piedi.
Erano le 23 e 30 circa quando ho letto quel messaggio..si sarà addormentato? Forse era urgente davvero.

Pongo fine ai miei dubbi e mi abbasso davanti al cancello per evitare di suonare, col fiatone che non vuole abbandonarmi.

Lo vedo seduto sul bordo del muretto, gli occhi bassi e il telefono in una mano.

<<Oh>> sussurro attirando immediatamente la sua attenzione.

Si alza e viene ad aprirmi.

Ha gli occhi rossi ed è pallido. Gli stessi abiti di stasera a cena, fatta eccezione per il pantalone di tuta, sostituito ora da uno nero.. presumo un pigiama.

Mi fa un mezzo sorriso, e mi fa spazio per entrare.

<<Ma sei venuto a piedi?>>

Chiede accorgendosi che non ho con me la moto.

<<Si ma m'ha fatto bene passeggiá un po', è stata una serata impegnativa>>

Rispondo ripensando a quel momento strano con Chicca.
Lo vedo accigliarsi,ma dura poco più di un secondo, dopodiché lascia spazio ad un'espressione pacata e triste, un mix che non gli ho mai visto in volto.

<<Vuoi andare in bagno? Prendo un po' d'acqua? Hai fame?>>

<<Sto bene, non te preoccupá, te piuttosto..che c'hai?>>

Sussurro seguendolo.

Va a sedersi dov'era prima, incrociando le gambe e rivolgendosi a me, che sono seduto con una gamba piegata, l'altra invece è distesa sul cemento.

Tra noi, soltanto una foto che vedo adesso perché me la indica con la testa.

La prendo in mano e noto un bambino con dei ricci scompigliati, che sorride e abbraccia sua mamma. È lui, penso. O forse..
Come se mi avesse sentito, mi spiega che si tratta di lui.

<<Sono io, avevo due anni>>

sorride di poco.

Lo guardo, annuisco ma  resto in silenzio perché non l'ho mai visto così, e non voglio lasciarmi sfuggire nemmeno uno dei cambiamenti del suo viso, delle espressioni che spontanee gli nascono ogni volta che parla.

<<L'ho trovata stasera. Me l'ha data mamma dopo essere rientrata, mi ha spiegato che l'aveva presa quando ha lasciato Roma. C'è stato un attimo di silenzio perché io avevo pensato fosse Jacopo. Mi sono sentito stupido e imbarazzato, nonostante tutto sia poi  scemato e abbiamo continuato a parlare normalmente. Quella sensazione però..mi è rimasta addosso>>

<<Simo ma non sei stupido, è il tuo gemello..eravate uguali. Non hai commesso un errore. Almeno io non penso tu l'abbia fatto>>

Mi guarda e deglutisce, so che sta cercando di non piangere.

Vorrei dirgli che può farlo, ma sono teso almeno quanto lui.

Torna a torturarsi le mani, giocherellandoci nervosamente.

<<Lo so, si..soltanto che.. è strano. Ho vissuto tutti questi anni senza di lui. Come ho potuto? Non l'ho ricordato,Manuel. L'ho ucciso un'altra volta, e non posso sopportarlo.>>

Riesco solo a fare un "no" con la testa, silenzioso e debole.

<<Ero anche io un bambino, è vero. Ma ora che so tutto..sai, preferirei non conoscere la verità. Ora posso solo ricordarlo, e a volte nemmeno ci riesco. Ho paura di perdere ogni traccia di lui nel mio cervello, e anche nel mio cuore. Dopo quella foto sono crollato e mi sono sentito ancora più scemo.. ho confuso me con lui. Non accetto che la vita me lo abbia tolto quando ancora non riuscivo a capire il mondo intorno a me. Non è giusto>>

Un angelo con gli occhi scuriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora