CAPITOLO 25

28 2 0
                                    

Eravamo tutti distrutti, Jude quando venne informata sbiancò e un momento dopo era a terra svenuta. Sua madre entrò in depressione, i miei lasciarono il lavoro per stare vicino a noi e alla sua famiglia. È stato il periodo più brutto e oscuro della mia vita. Mi sentivo come se non mi meritassi di essere sopravvissuto. Perché io si e lui no?

I giorni successivi all'accaduto furono i peggiori, io ero seduto immobile, non proferivo parola con nessuno. Mi dimenticavo di mangiare, mi ricordavo solo quando le mie forze erano pari a 0 e mi sentivo più debole di quanto non lo fossi già. Joanna cercava di starmi vicino in qualche modo, ma vedevo che era impaurita perché non sapeva cosa fare, anche se non avrebbe potuto fare niente in ogni caso. Soffriva molto anche lei, lo percepivo, ma provava a mantenere la calma per essere forte per tutti e due.

Tremavo, non percepivo ciò che succedeva intorno a me, neanche piangevo più, avevo finito le lacrime e il dolore mi stava distruggendo.

Tra poche ore ci sarebbe stato il funerale, tutti in casa si stavano preparando, mia madre prestò un vestito nero a Joanna perché non aveva nulla per l'occasione, io nel frattempo ero ancora seduto a guardare il vuoto.

"non ti vesti?" mi chiese Joanna, la guardai con uno sguardo come se volessi divorarla.

"decido io quando farlo" sbottai.

"tra un po' dobbiamo andare" aveva una voce flebile come se avesse paura di ferirmi.

"mi vesto quando decido io e vengo quando lo decido io" pronunciai sillabando ogni parola con voce dura. "perché non torni a Boston, qui sei inutile".

Mi guardò con le lacrime agli occhi. "era anche un mio amico"

"non era tuo amico" risi istericamente. "neanche lo conoscevi."

"Adam non puoi trattarmi così" disse con tono alto e spezzato dal pianto che le avevo causato. "ho imparato a conoscerlo e a volergli bene,  voglio stare qui. Ti sono stata vicino giorno e notte e so che stai soffrendo più di tutti ma un minimo di riconoscimento dovresti averlo."

"nessuno ti ha chiesto di farlo".

"vaffanculo Adam" sbatté la porta e se ne andò.

Quando mi decisi di alzarmi e vestirmi, in casa non c'era nessuno. Erano già tutti andati via così dovetti andare in chiesa da solo.

Entrai silenziosamente nel bel mezzo della predica del prete. La chiesa era piena zeppa di gente che piangeva e si disperava. Winthrop non era grande, più o meno ci conoscevamo tutti, anche solo di vista. Anche il prete si emozionò e spese delle bellissime parole per Tom.

Più avanti, i parenti salirono sull'altarino e diedero inizio ad una fila di discorsi per ricordarlo, per ricordare alla gente che magnifica persona era. In realtà, anche io avevo scritto una lettera per lui ma ero titubante sul leggerla o meno. Da una parte avrei voluta tenerla per me, dall'altra pensavo che sarebbe stato un modo per liberare un po' di ciò che mi stava distruggendo.

Perciò quando il prete chiese se c'era qualcun altro che volesse spendere qualche parola per lui alzai la mano e mi diressi verso l'altare. Poggiai il foglio sul leggio e sistemai il microfono.

"Caro Tom,

è inutile spiegare a tutta questa gente che magnifica persona sei, perché in fondo non potrebbero capire del tutto. Ci siamo conosciuti quando avevamo sei anni e da quel momento siamo diventati inseparabili. I tuoi sorrisi e la tua felicità hanno riempito le mie giornate, il tuo umorismo, il tuo essere sempre così comprensibile, altruista e positivo mi meravigliava a volte sai? È dalla seconda elementare, dal giorno in cui rubasti la caramella alla piccola Jude che ringrazio Dio di avermi dato due amici così meravigliosi. Siamo sempre stati noi, nei momenti bui, nei momenti di gioia e di festa, siamo sempre stati la spalla l'uno dell'altro e sarà così per sempre. Mi hai aiutato quando per me era difficile andare avanti e sei stato sole nei momenti di buio. C'eri anche quando era tempo di festeggiare, con una luce in volto che emanava fierezza dei nostri successi. Non siamo mai stati invidiosi l'uno dell'altro, ci accompagnavamo nelle nostre scelte e nei nostri sogni e ci davamo una mano quando eravamo sul punto di cadere. Quando sbagliavamo, non eri mai invadente, esprimevi il tuo pensiero e poi ci lasciavi sbattere la testa e non dicevi mai 'te l'avevo detto' anzi, eri sempre presente per consolarci. Siamo stati roccia, una famiglia e per questo nessuno potrà mai capire cos'eravamo insieme perché nessuno potrà mai capire che legame indissolubile c'era tra di noi. Avevamo dei progetti che sognavamo di realizzare insieme e che ho intenzione di portare avanti per tutti e due. Non ti assicuro che ci riuscirò, che avrò sempre la forza di continuare ma stanne certo che l'unica cosa che vorrò sempre è renderti fiero e partecipe della mia vita anche se non ci sei più perchè sei e rimarrai per sempre una parte di me e perché è anche grazie a te se sono quel che sono.
In certi momenti mi sento in colpa, mi chiedo perché proprio a te doveva succedere una cosa del genere. Mi sento talmente distrutto che a volte mi guardo intorno e non mi sembra vero. Mi sento come se non ti avessi mai detto quanto ci tenevo a te anche se ce lo dimostravamo ogni giorno. Mi sento come se fosse troppo presto, troppo presto per dirti addio. Per questo dico a tutti voi che mi state ascoltando che se avete un amico, un familiare o semplicemente qualcuno a cui tenete moltissimo, diteglielo, non esitate perché nulla dura per sempre. Di una cosa però puoi stanne certo, che mi prenderò cura dei tuoi sogni, di nostra sorella Jude e che non sarai mai dimenticato perché sarai con me per sempre. Oggi con te se ne è andata anche una parte di me. Ti voglio bene fratello mio, tuo Adam."

La platea singhiozzante mi fissava, io diedi un ultimo sguardo dove era deposto Tom e scappai fuori. Mi serviva un po' d'aria, lì dentro mi sentivo soffocare da tutta quella sofferenza.

Un momento dopo, vidi correre verso di me Joanna. Io ero in una valle di lacrime, forse in quel momento realizzai davvero cosa stava accadendo. Mi abbracciò forte e io la strinsi a me.

"cosa ci fai qui? Dopo tutto quello che hai fatto per me ho avuto il coraggio di trattarti in quel modo." Singhiozzai.

"Adam, io ti avevo avvisato che sarei stata opprimente e pesante per tutto il tempo e che avrei preferito me lo dicessi. Diciamo che quello era un modo per farmelo capire."

"mi dispiace tanto" continuavo a stringerla tra le mie braccia abbandonandomi ad un pianto disperato.

"i tuoi problemi sono anche i miei e dobbiamo affrontarli insieme, potrai urlarmi in faccia quanto vuoi ma io da qui non me ne vado." Pronunciò faticosamente mentre cercava di trattenere le lacrime.

"non farlo mai ti prego".

La parte bella dell'AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora