Caro Eroe

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Caro Eroe,

gli eroi come te verranno ricordati per l'eternità: la loro storia sarà cantata dai bardi, le loro gesta imitate dai paladini, il loro aspetto immortalato con statue e i loro ideali sussurrati di soffio in soffio sino all'ultimo dei sospiri.

Quando tutto sarà finito, nel momento in cui non resterà più niente se non terriccio e carcasse, quando ogni spirito giacerà nell'aldilà e il silenzio regnerà sovrano: allora, e solo allora, calerà il suo sipario. L'eterno finirà e dell'eroe vivo in te non resterà più alcun ricordo.

Il dimenticatoio è profondo, bianco, freddo.

Non è un cumulo di macerie ombrose, nè un baratro in cui sprofondare, nè una camera oscura e silenziosa. È lungo e largo, ma colmo di parole, lagne, canti, grida, bisbigli, miliardi di ricordi, tanto dal poter annegarci dentro.

Non c'è niente di concreto, ma si sente ogni cosa.

Se dovessi descriverlo, sarebbe come rimpicciolirsi e rimanere rinchiusi dentro la federa di un cuscino.
L'imbottitura è ingombrante, ma è morbida, e come lei le parole sembrano travolgerti; ti senti soffocare, ma più ascolti quelle limpide voci più ti pare di essere sempre stato lì, all'interno del tuo stesso spazio bianco, il tuo white space.

È così che tutto finisce: quando vieni dimenticato, dimentichi te stesso, arrivi a dimenticarti ed entri nel tuo stesso cuscino, diventi parte del tuo dimenticatoio.

Non sai più chi sei.

Il motivo è uno solo: non puoi entrare nei cuscini degli altri e non c'è più anima viva che possa ricordarti chi eri. Ci sei tu, ma è inutile provarci: alla fine dell'eternità, dove non è rimasto più nulla, quando perfino il nulla stesso pare privo di significato, è impossibile tu riesca a ricordare chi eri in vita, forse nemmeno tu hai piacere a ricordarlo.

Tuttavia, tu sei un eroe.
Dico davvero, lo sei stato e sono certo continuerai a esserlo. Sono sicuro che lo farai, ci proverai ancora e ancora, tutti quegli umani dubbi che ti stanno attanagliando e divorando il cervello non ti fermeranno. Non sono riuscito a fermarti io, figuriamoci loro! D'altronde sei umano, sei forte, sei orgoglioso, ma sei anche limitato e debole come chiunque altro.

Se non mi credi, lascia che ti spieghi: un eroe viene spesso scambiato per il tipico guerriero o cavaliere "senza macchia e senza paura", maestro d'armi, uomo ingegnoso, bello come il sole, custode di ineguagliabili abilità. Forza, audacia, coraggio; modestia, gentilizza, onestà. Le qualità di un vero eroe, a detta di molti, sono i più semplici e lodevoli valori, ma al tempo stesso impavide virtù, ardite capacità fuori dagli schemi.

Potrei raccontarti, però, la storia di come una ragazza liberò un topolino succube di una trappola, il gesto di un bambino che donò mezzo pane a due viandanti, la vita della maga che avvertì un uomo del suo triste destino, senza pretendere la consueta manciata di denari di cui necessitava per vivere.

Sarà assurdo, ma ho sempre immaginato, da bambino, che tutti avessero un eroe dentro di loro. Credevo non ci fossero persone migliori d'altre, più generose o più leali o più vere, pensavo fossimo tutti uguali; pure anime d'oro alla ricerca di una bianca e futile pace, poiché di pace in realtà erano sempre circondate.

In cuor mio, però, nelle mie viscere, nello scorrere incessante del vivo vermiglio nelle mie vene, in tutto ciò che vedevo e udivo al dì fuori della mia bolla di infantilità, c'erano i toni del grigio. Ogni persona, che fossero uomini, donne, bambini, streghe, mostri, esseri mortali, tutti tingevano i contorni della loro vita con tonalità biancastre, nerine, di un grigiore che andava a espandersi lungo tutta la loro spina dorsale.

Il tempo, la sabbia che scorre inesorabilmente per ognuno di noi, ha aperto i miei occhi; tinti dal colore di quello stesso e squallido grigio che ci circonda e di cui tanto ho vergogna.

L'umana clessidra vitale mi ha reso noto che nessuno è perfetto e nessuno è imperfetto, che uomo alcuno oserebbe mai voler tingersi del bianco più puro o del nero più tetro, che nessuno sarebbe dunque in grado di reclamar davvero sua una piena perfezione o una viva imperfezione.

Ne ho visti parecchi di eroi come te, ma solo tu eri colui che ha dato inizio, ha concesso fine, ha delimitato punti e scandito virgole nello scenario in cui recitava.

Mi hai aperto gli occhi, stavolta per davvero, a ciò che per anni mi ostinavo a non vedere.

Peccato sia troppo tardi, adesso, per dimostrarlo.
Io sono morto. Da poco, a dir la verità.
Ora sono adagiato nel mio cuscino: so di esserci, non ho già più nessuno a ricordarmi, per questo sono certo di essere qui. Nessuno mi ricorda, eppure per tua sorpresa so chi sono e chi sono stato. Sono qui e qui per sempre resterò: la fine dell'eternità non mi spaventa.

Ti chiederai qual stregoneria, incantesimo, maledizione, sotterfugio io possa aver mai commesso, nel corso della mia vita, per riuscire a manovrare la legge stessa dell'esistenza e dell'inesistenza, così da essere in grado di riconoscermi quando più nessuno riuscirebbe a farlo, a inchinarsi a me, salutarmi, o dare nome al mio viso.

La magia, stavolta, non ha niente a che fare con questo.

Lascia che ti spieghi, ancora: mio caro eroe, io sono leggenda. Lo sono ora, lo sono stato in passato, in vita e morte, e continuerò a esserlo. Sono quella leggenda intramandata, inesistente, ma che non può morire perché è sconosciuta, poiché è proprio tale vuoto, lo spazio oscuro che si tende a evitare, il black space delle altre persone, a nutrirla.

So che ti dispiacerà saperlo, non ti sono e mai ti andrò così a genio, ma sarò sempre qui ad ascoltarti per seguire il tuo viaggio, il cammino della tua vita, di quello che ti resta: purtroppo riconoscerei la tua voce tra mille e di voci qui, ormai nel mio bianco, ne sento parecchie. Già, eroe, io non crepo. Le leggende non muoiono mai.

Con tutto il rispetto e il dolore del mondo,

La Tua Nemesi

Caro Eroe || One ShotWhere stories live. Discover now