vento sulle ossa

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le dita screpolate dall'acido, le ossa troppo ben esposte, i muscoli ormai risucchiati, la pelle troppo delicata tanto quanto la porcellana. ma cosa poteva fare taehyung? assolutamente niente.

la gola bruciava e fuori pioveva. l'acqua sembrava posarsi delicata sulle strade. le tapparelle erano abbassate per cercare di isolare l'appartamento dal rumore troppo forte della pioggia, ormai temporale. un fulmine cadde lontano ma il rumore che provocò lo faceva apparire troppo vicino.

il respiro irregolare, i polmoni ormai secchi e neri per le sole sigarette, gli occhi che sembravano vagare nei sogni più infantili ma irrealizzabili, l'umore blu. quello che a tutti sembrava dannatamente facile per lui non lo era. per taehyung non era così.

un altro tuono cadde, fece sentire taehyung ancora più fragile. come se da un momento all'altro le sue ossa si sarebbero spezzate. la luce era inesistente in quell'appartamento, neanche un piccolo spiraglio che potesse portare alla speranza. niente di niente.

medita taehyung, medita. bisognava solo trovare la propria pace interiore per essere forti. non serviva nessun muscolo. però almeno un piccolo rivolo di ragione ci voleva.

il fiato spezzato, le lacrime che solcavano la pelle bianca, i capelli spettinati, lo stomaco sottosopra. taehyung mangiò un cracker. ma che schifo che gli faceva. che schifo che gli faceva la sensazione di masticare, poi quella cosa vomitevole che si ritrovava in bocca dopo aver finito di masticare. ma ingoiava. la voleva davvero vedere quella luce. almeno una volta.

la mente a soqquadro, lo stomaco pure ed anche le emozioni. non ce la faceva, cazzo. quelle dita screpolate finivano sempre per screpolarsi ancora di più. ma non era colpa di taehyung. lui non sapeva come fare. l'aria era pesante, opprimente. la stanza si faceva sempre più piccola. i polmoni erano troppo malridotti per far entrare ossigeno. la faccia sbattuta dentro al gabinetto per fare quello che faceva tutti i giorni.

l'aria putrida di sentimenti incontrollabili, la finestra aperta ma niente vi entrava, la faccia del gabinetto così familiare oramai. si rialzò. le ginocchia arrossate a causa del poco peso di cui erano state caricate ed il pavimento di marmo freddo .

voleva uscire fuori in terrazzo, ma sembrava così lontano da raggiungere. sarebbe caduto neanche a metà percorso. troppo fragile. un solo soffio di vento lo avrebbe portato via. e quasi quasi gli piaceva questa idea.

pillole sparse sul tappeto marrone, la televisione accesa su un canale a caso, le piante morte, il cibo scaduto. raccolse una scatolina dal tappeto marrone. quelle fottute pillole. erano quelle la causa di tutto. lo avevano fatto ingrassare, fatto odiare. ed ora era ridotto in quel modo.

le prese tutte. tutte in un colpo. che decisione di merda. dettata dall'impulso malsano di voler mettere fine a quel cliché che lo rincorreva ogni giorno, che lo inseguiva anche nei suoi momenti più intimi. quando guardava un film lui non lo guardava veramente, perché pensava solo al momento successivo in cui avrebbe rivisto l'apatica faccia del cesso e in cui avrebbe potuto mettersi quelle tre dita in gola.

il vento gelido che entrava dalle finestre, in televisione un tizio che pubblicizzava aspirapolveri, la porta del bagno chiusa a chiave ed un corpo. quello di taehyung. che finalmente aveva trovato il suo equilibrio interiore, la sua pace.

perché ormai per taehyung mangiare  non era così semplice eppure era riuscito a mangiarsi da solo.

vento sulle ossa ; kim taehyung.Where stories live. Discover now