15. Questa è la fine.

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Simone aveva stretto quella lettera al petto come se stesse abbracciando realmente suo padre, quell'abbraccio che non aveva potuto dargli e che avrebbe rimpianto per sempre. I rapporti con Dante non erano sempre stati dei migliori, anzi la maggior parte della sua vita l'aveva passata ad odiarlo, ad incolparlo di qualsiasi male del mondo ma dopo aver chiarito tutti i loro problemi sembravano essere stati cancellati di colpo, erano tornati ad essere padre e figlio e Simone non aveva smesso di volergli nemmeno per un momento, non era però riuscito a salutarlo per un'ultima volta e di questo non si sarebbe mai perdonato. Quel mancato abbraccio con Dante sarebbe stato per sempre un rimpianto che lo avrebbe seguito fino al suo ultimo giorno, doveva però cercare di colmarlo in qualche modo e l'unico che aveva trovato era rendere orgoglioso di lui suo padre, fare ciò che lui avrebbe voluto facesse. Essere felice.
Un grosso sospiro lasciò le labbra del corvino nello stesso momento in cui la porta della camera si aprì e fece capolino la testa riccioluta del suo fidanzato che lo scrutava con occhi attenti.
- "So' passati i dieci minuti." Disse Manuel ancora a metà tra il corridoio e la vecchia camera di Simone, la stessa in cui avevano passato gran parte dei loro momenti felici al liceo, e le mani strette sulla porta in legno. "Anzi veramente so' passati dodici minuti." Si corresse, nella speranza di strappare un sorriso al compagno ma il tentativo non diede buoni risultati. "Come va?"
Simone, in risposta, batté una mano sul letto e si spostò per lasciar spazio al maggiore.
- "Vieni qua."
Il ventiquattrenne non se lo fece ripetere una seconda volta, sgusciò nella stanza e raggiunse il letto – divenuto a due piazze dopo quattro mesi dall'inizio della loro relazione, anche se poi si riducevano ad occupare meno di una piazza soltanto per potersi abbracciare fino a sentirsi l'uno parte dell'altro – per poi accucciarsi tra le braccia del fidanzato.
- "Lui vuole che io sia felice." Disse Simone e prese ad accarezzare la schiena del compagno.
- "È quello che ha sempre voluto pe' te, Simò." Rispose il riccio e chiuse gli occhi per bearsi di quelle carezze. "Quanno te l'ha scritta? Se nun voij dirmelo però nun sei costretto."
A Simone venne quasi da ridere, come poteva pensare Manuel che volesse tenergli nascosto qualcosa?
- "Dopo il mio incidente, mentre aspettava di sapere come fosse andato l'intervento mio." Spiegò il più alto. "M'ha raccontato la storia di Jacopo, m'ha raccontato com'eravamo prima, mi ha scritto cose che nun m'ha mai raccontato ma pure se l'avesse fatto è stato bello lo stesso. L'ho sentito più vicino a me." Disse lui. "Sai che voleva andare in Nuova Zelanda per capodanno? Peccato non sia mai riuscito a farlo." Sospirò lui e strinse un po' più forte il compagno.
- "Vorrà dire che lo faremo noi per lui." Replicò Manuel e alzò lo sguardo su Simone. "Vorrà dire che faremo tutte le cose che lui non è riuscito a fare e lo porteremo con noi. Dante ci sarà sempre per noi e noi realizzeremo i suoi sogni." Continuò. "Lui vuole che tu sia felice e lo voglio pur'io, ovunque sia Dante sarà orgoglioso de noi, ce guarderà e dirà 'ammazza che buon lavoro che ho fatto co' loro'." Aggiunse e mimò le virgolette con le mani. "Saremo er suo più grande orgoglio, sarà come se non fosse mai morto veramente."
- "Davvero?"
- "Fosse l'ultima cosa che faccio."

Erano passate due settimane da quando Simone aveva rivisto sua madre e sua nonna e il ragazzo non avrebbe mai smesso di ringraziare Manuel per averlo spinto – o meglio costretto – a fare un passo che, da solo, non sarebbe riuscito a fare tanto presto. Da quel giorno i due ragazzi avevano avuto un rapporto quotidiano con le due donne e avevano preso accordi per vedersi almeno una volta a settimana e il maggiore non vedeva l'ora che fossero le due donne ad andare a casa loro, nonostante non fosse ancora stata decisa alcuna data per tale evento Manuel aveva già iniziato a pianificare tutto nei minimi dettagli e costretto Simone a dimostrare lo stesso entusiasmo.
La felicità che alleggiava in casa dei due ragazzi, però, era stata smorzata a metà luglio dall'arrivo di un messaggio a Simone da parte di Lorenzo in cui gli comunicava che il trasporto era stato anticipato di tre giorni e che presto l'avrebbe contattato per spiegare lui tutti i dettagli del piano, costringendo così la giovane coppia ad uscire dalla propria bolla di felicità e provare a salvare una situazione che sembrava essere disperata.
- "Manuel io dico che nun può funzionare." Sospirò, rassegnato, Simone seduto sul dondolo blu che lui e il fidanzato avevano recuperato dal ripostiglio del riccio e sistemato in terrazza. "Me sembra troppo stupido." A quelle parole Manuel, che stava facendo su e giù in terrazza, si girò verso di lui e lo guardò in modo poco gentile. "Semplice, volevo dire semplice." Si corresse lui e alzò gli occhi al cielo.
Il maggiore si poggiò contro la ringhiera grigia e si armò di uno dei suoi migliori sorrisi, uno di quelli che sapeva avrebbe fatto capitolare Simone ai suoi piedi.
- "Le cose semplici so' sempre le migliori, no?" Replicò lui. "Dimme perché nun dovrebbe funziona', a me sempre perfetto." Aggiunse e scrollò le spalle. "Andrà tutto liscio come l'olio."
- "Su l'olio però è pure facile cadere."
- "Quelle so' le bucce de banana."
Il più alto sospirò sonoramente.
- "Amore."
- "Nun me chiama' amore soltanto pe' dimme che nun vuoi più farlo."
- "Manuel." Si corresse il più alto, soltanto per evitare di discutere con il fidanzato anche per quello. "Io so che l'hai fatto con le migliori intenzioni, che vuoi davvero che tutto vada per il meglio ma nun credo che parla' co' Lorenzo e registra' tutto sia la cosa migliore." Disse. "Lorenzo nun è stupido, nun ce cascherà così facilmente."
Il più grande sbuffò sonoramente, avevano già affrontato quella discussione più di una volta.
- "L'hai detto tu stesso che Lorenzo t'ha ripetuto più volte che tu in tutta 'sta storia nun c'avrai nessun ruolo se non guidare, che problema ce starà mai a fagliello di' di nuovo?"
- "Ma stavolta è diverso!" Esclamò il ventiduenne. "Stavolta registrerò tutto!"
- "Ma lui non lo saprà!" Replicò Manuel e si avvicinò al dondolo. "Nun è che devi anna' da lui e digli che je vuoi fa' 'n'intervista!" Aggiunse e si fermò davanti al fidanzato. "Te devi tene' er telefono in tasca e parla', me sembra la cosa più facile al mondo!"
Il minore si lasciò andare contro il dondolo e scosse la testa vigorosamente.
- "Io dico che sarà 'n buco nell'acqua."
- "Almeno però c'avremo provato." Rispose il riccio e si accovacciò davanti al compagno. "Simo lo so che te sembra inutile pure provarci, se fossi in te già me sarei mannato a fanculo da parecchio, però questa è l'unica soluzione che ce sta pe' ora." Aggiunse e prese ad accarezzare le ginocchia, lasciate scoperte dai bermuda neri che indossava, del rugbista. "Andrà male? Pazienza, penseremo ad altro ma tu da 'sta storia ce uscirai e senza nemmeno un graffio, ce semo capiti?"
Simone allungò le mani su quelle del riccio e abbozzò un sorriso nella sua direzione.
- "E allora proviamoci." Acconsentì lui. "Tanto che c'ho da perde'? Er carcere sta sempre là." Aggiunse ironico. "Oggi vado da Lorenzo."
- "Vengo con te."
Il più giovane, a quelle parole, strabuzzò gli occhi.
- "Che cosa? No!" Rispose lui. "Non se ne parla nemmeno."
- "Quanno io c'avevo guai co' Sbarra tu sei sempre venuto, pure se io te dicevo di starne fuori m'hai sempre aiutato e adesso tocca a me statte accanto." Disse Manuel. "E no, non lo faccio per ricambiare il favore o pe' chissà quale altro stupido motivo che te può passa' pe' la testa, lo faccio perché te voglio aiutare, perché voglio stare al tuo fianco." Aggiunse. "Com'è che dicono, nella buona e nella cattiva sorte, no?"
Simone, a quelle parole, si morse il labbro inferiore per reprimere un sorriso e lasciò il dondolo per inginocchiarsi ed essere alla stessa altezza del fidanzato.
- "Se 'sto piano der cazzo funziona." Iniziò a parlare Simone e ridacchiò per l'occhiataccia del fidanzato. "Giuro che ti sposo."
Manuel sorrise dolcemente e gli prese entrambe le mani.
- "È una promessa?"
- "Ci vediamo all'altare."

Chi sei tu? || Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora