extra/ii ━━ 𝘋𝘢𝘺𝘥𝘳𝘦𝘢𝘮𝘪𝘯𝘨 𝘢𝘣𝘰𝘶𝘵 𝘢 𝘴𝘩𝘰𝘳𝘵𝘺

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Attenzione: rating rosso
Nota autrice: da qui in poi vedrete piccole (o lunghe) OS che sono rimaste a marcire nelle mie bozze, ma dato che Sunlight Puff è ormai alla fine voglio pubblicare tutto il materiale inedito, anche se non è perfetto rispetto allo standard del resto dei capitoli.

Attenzione: rating rossoNota autrice: da qui in poi vedrete piccole (o lunghe) OS che sono rimaste a marcire nelle mie bozze, ma dato che Sunlight Puff è ormai alla fine voglio pubblicare tutto il materiale inedito, anche se non è perfetto rispett...

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C'era qualcosa che le legava i polsi sopra la testa, alle sbarre del letto. Era il fazzoletto che il Capitano portava di solito al collo. Sentiva la nuca madida di sudore, e l'intero corpo denudato, ardente, che tremava e veniva percosso dalle spinte di Levi dentro di lei. Sfiorava con violenta delicatezza ogni punto sensibile della sua pelle, togliendole il fiato. Le gambe erano strette attorno al suo bacino stretto. Le dita callose di lui premevano nella carne dei suoi fianchi. I seni schiacciati contro il petto scolpito, il sudore di entrambi che si miscelava, e gocciolava fin giù sulle lenzuola. La bocca di lui che soffocava i suoi ansiti. La lingua calda e viscida che si inoltrava fra le sue labbra. La possedeva in ogni maniera possibile: lo spirito in cima alla piramide celestiale del benessere. Tese la schiena verso l'alto per sentirlo ancor più in profondità. Il Capitano strinse fra le dita i riccioli rossi sparsi disordinatamente sulla federa del cuscino, li tirò leggermente per scoprire la superficie bagnata del collo e dedicarvi la cura dei suoi baci. Succhiò la pelle fino a lasciarvi un segno rossastro. I fianchi roteavano a ritmo, donando piacere alla giovane fanciulla sotto di lui.
«Le-vi... ah...»
Tentò di smuovere le mani, desiderosa di attirarlo a sé per la schiena, imprimergli sulle scapole i segni delle proprie unghie; i ciuffi corvini di lui le solleticarono le clavicole, quando un ultimo destreggiato movimento le fece toccare le stelle con i polpastrelli delle dita.
«LEVI!»

Balzò seduta a sedere, una mano a coprirsi la bocca. Le palpebre spalancate. All'improvviso la stanza era piena di luce. E lei aveva ancora i vestiti addosso. Anzi, era persino coperta da una stoffa di lana. Ngh, sbuffò, sentendo di aver impregnato di sudore la tenuta notturna. Che sensazione fastidiosa. Aveva il fiatone.
«Stai bene? Sembrava che stessi facendo un sogno movimentato.»
Una voce fredda e distaccata la fece pietrificare. Volse il capo in direzione della finestra, che si trovava nella parete orientale della stanza. I letti intorno a lei erano vuoti e rifatti alla perfezione. Vide la figura di una sua compagna.
«Oh...» sussurrò, avvampando ancor di più «Mikasa, che ci fai qui?!» sgranò gli occhi, osservandola dal basso in alto. L'altra, indifferente, distese una maglia sul proprio giaciglio e la ripiegò.
«È il dormitorio di tutte, nel caso te lo fossi dimenticata. Stavo solo sistemando le divise pulite.» disse tranquillamente. Manami emise un sonoro sbuffo. Il petto le si vuotò d'aria. Rilassò le spalle. Iniziò a parlare, tentando di mascherare l'imbarazzo nella voce: non vi riuscì.
«Oh... ho detto... per caso... qualcosa? Sai, mentre-»
«Hai chiamato il nome del Capitano un paio di volte. Sei strana, ma non è una novità.» rispose la corvina. Sbatté le palpebre e passò al materasso di Historia, ponendovi sopra i suoi indumenti.
Manami impallidì come se avesse appena visto un fantasma, e il volto le diventò di un bianco latte «Che vuoi dire?!» domandò, la voce incrinata dal terrore. Mikasa finalmente si voltò del tutto verso la compagna.
«Non ti ricordi? Durante l'addestramento una volta sei caduta giù dal letto a castello, ti sei svegliata di botto, convinta di star uccidendo giganti con il dispositivo di manovra tridimensionale...»
Per fortuna si riferiva ai sogni strambi, e non al coinvolgimento del Capitano in tutto ciò. Allora la rossa ridacchiò flebilmente, puntò gli occhi al soffitto, rivedendo le memorie a cui accennava la compagna.
«Ahah, già! Non scorderò mai la culata che ho sbattuto per terra quella volta. Non sono riuscita a sedermi normalmente per una settimana, poi.»
«E Shadis ti guardava male, chiedendoti se dovevi andare in bagno...»
«Oddio, sì...»
Entrambe scossero il capo. Ricadde il silenzio. Mikasa finì di ridistribuire le uniformi lavate e asciugate. Per ultima, diede a Manami la sua. Mentre ella la indossava, si appoggiò di schiena alla porta, le braccia conserte al petto e lo sguardo plumbeo fisso nel vuoto. Non appena Manami si alzò e fece per avvicinarsi all'uscita, Mikasa la bloccò per una spalla.
«Manami, io non so cosa ci sia tra te e quel nanetto... ma giuro che se ti fa del male lo uccido. Chiaro?»

komeroshi • waitingforaotDonde viven las historias. Descúbrelo ahora