XIV. Capitolo

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Nick e Kate erano andati a sedersi in una saletta dove c'era lo specchio unidirezionale che dava nella stanza degli interrogatori. Avevano visto Marvin trafficare nel suo ufficio e avevano scelto di starsene più appartati.
Smisero di baciarsi.
"Non ti immaginavo così" disse Nick.
"Così come?"
"Così sfacciata."
Lei sorrise. "Non mi sembrava il caso di fare la difficile. Siamo circondati da zombie e Licker, quindi godiamoci il momento."
"E quando tutto questo sarà finito?"
"Credi che finirà?"
Lui la guardò, perplesso. "Pensi che moriremo tutti?"
Kate non rispose.
Restarono in silenzio per un po'.
"Forse è meglio tornare dagli altri" disse Kate.
"Gli altri possono anche stare senza di noi."
Lei gli sorrise. "Lo so, ma manchiamo già da un po'. Potrebbero preoccuparsi."
"Sì, come no. Ognuno se ne sta per conto suo, da quanto ho capito."
"Dai, non fare così. Andiamo." Gli strinse la mano e uscirono dalla saletta.

Marvin era ricurvo sulla mappa dispiegata sul tavolo. Passava lo sguardo da un punto all'altro della piantina, senza capire come fare a fuggire. Sapeva che un tempo la centrale era un museo. Doveva vedere l'edificio in quel modo.
"Forse ci sono dei passaggi nascosti che non vengono più usati" si disse. "Nella hall principale deve essercene qualcuno. Se non erro, il personale spostava gli oggetti tramite un sottopassaggio o qualcosa del genere." Si portò una mano sul mento e si mosse avanti e indietro nella stanza. "Potrebbero averlo chiuso o..." Si fermò e si curvò sulla mappa, le mani sul tavolo, gli occhi sgranati per la felicità. "No, no, no, mi sbagliavo. Forse non era un sottopassaggio, ma un condotto d'areazione." Puntò l'indice nella hall. "Sì, eccolo, eccolo! È proprio qui, vicino alla statua. Corre per tutta la centrale e sbuca alle spalle. Forse... forse potremmo chiedere aiuto. Qualcuno... qualcuno ci sarà per forza là fuori." Drizzò il busto e sorrise. "Finalmente lasceremo questo posto."

Quando Pete riaprì gli occhi, si trovava sdraiato sul divano. Era un poco stordito dal mal di testa, ma si sentiva meglio. Il saporaccio metallico in bocca era sparito. Si mise seduto sul divano e si guardò attorno. "Meg!" disse con un filo di voce.
Nessuna risposta.
"Meg!
Niente.
Sentiva uno scroscio d'acqua provenire dal corridoio. Si alzò lentamente e s'incamminò verso il bagno. Quando si fermò sotto la porta, Megan era in doccia, l'acqua calda che le scivolava sulle curvature del corpo, il vapore che inondava la stanza.
"Meg!"
Lei tirò subito le tendine su di sé, impaurita. "Pete! Mi hai fatto prendere un colpo!"
"Che stai facendo?"
"Una doccia, non vedi?"
"Una doccia?"
"Sì, una doccia."
Pete aggrottò la fronte. "Pensavo che..." Si zittì.
"Cosa?"
"Niente. Comunque mi sento meglio."
"Lo so, ti ho dato le ultime pillole blu. Ci toccherà cercarle altrove se non vuoi... Insomma, hai capito."
Pete abbassò gli occhi. Per un momento aveva creduto che il malessere fosse andato via, invece si era solo assopito. "Non voglio diventare come loro. Non lasciarmelo fare. Uccidimi prima."
Megan lo fissò con gli occhi umidi per un momento. "Fammi finire la doccia." Tirò le tendine.
Lui tornò in soggiorno e si affacciò alla finestra rotta. Una dozzina di zombie vagabondavano nel vicolo. "Dove sono finiti gli altri?" si chiese. Poi gli balenò un pensiero. "La centrale è solo a pochi isolati da qui. Devo portarla assolutamente lì. Se Marvin è sopravvissuto, avrà sicuramente preso il comando della situazione. Con lui Meg sarà al sicuro." Sospirò e restò in silenzio per un lungo momento. Poi strinse debolmente una mano a pugno. "'Fanculo le pillole! Posso farcela. Devo portarla assolutamente al sicuro. Non può più restare con me. Potrei diventare uno di loro da un momento all'altro..." Si guardò le mani. Poi si voltò e si sedette sul divano, la testa che gli pulsava dal dolore.
"Come ti senti?" chiese Megan, uscendo dal corridoio. Un lungo asciugamano le copriva il corpo e un altro le cingeva i capelli come turbante.
Lui la guardò. "Meglio. Sto bene, davvero."
Lei gli sorrise e si sedette vicino. "Riesci a farti una doccia?"
Pete si accigliò, confuso. "Credo di sì. Perché?"
"Ho pensato che... voglio dire, forse stai male per tutto il marciume che hai addosso. Parlo dell'odore. Lo so, ti ho detto che la saliva.. Insomma, ho pensato che può essere stata la saliva. Ma forse mi sbagliavo, capisci?"
Pete sapeva che si stava aggrappando a qualsiasi cosa pur di negare che fosse infetto. "Sì, ho capito. Forse hai ragione. Magari una doccia mi farà bene."
"Fa sempre bene."
Lui sbuffò in una mezza risata.
"Cosa c'è da ridere?" domandò Megan, perplessa.
"Il mondo è andato a puttane e noi pensiamo a farci una doccia. Non lo trovi... strano?"
La donna lo guardò, seria. "No, per niente."

Marvin Branagh Stories | Resident Evil 2&3 (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora