Il sapore amaro dell'amore

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“Nel porticato di casa,
in un mattino di fine autunno,
due sedie nude e spoglie, e un bicchiere di vino invecchiato su un tavolino corroso….”

Alzo lo sguardo dallo schermo del mio smartphone, dove stavo leggendo la poesia partecipante ad un contest su Instagram. Mi guardo intorno e di fronte a me vedo un tavolino da esterno. Sopra, una bottiglia di vino rosso ormai quasi finita. Il bicchiere, quell’unico bicchiere, ormai vuoto.

Un leggero venticello si alza e un brivido di freddo mi fa tremare la schiena. Ormai l’autunno ha dato il cambio all’estate e anche se ha fatto fatica ad arrivare, ora che è giunto ci ricorda che non è più tempo di maniche corte. Almeno la sera.

Mi infilo lo spolverino che ho portato fuori prima di sistemarmi sulla poltroncina.

Sono giorni che non ti penso. Ma questa poesia mi ha fatto ricordare di quando i bicchieri sul tavolino erano due. Quando guardavo le tue labbra bagnarsi di questo vino sapendo già che quel sapore lo avrei avuto su tutto il corpo, appena finita la bottiglia.

Verso quel che rimane nella bottiglia all’interno del bicchiere, poi leggo per l’ennesima volta l’etichetta. Non ho idea di quante volte abbia guardato e letto l’etichetta di questo vino.

Mi viene in mente quando ti ho conosciuto. Ero entrata nella tua enoteca per fare un regalo ad un’amica. Non sapevo niente di vini, allora. Ho chiesto al tuo collega, quello belloccio, con quegli occhi verdi che ti entravano subito nell’anima. Solamente che in quel momento la mia anima non c’era. Ero in un periodo di assoluto caos dentro di me e quegli occhi non mi hanno catturato.

Quando invece gli ho chiesto 

“Un vino rosso… la mia amica dice sempre ‘corposo al punto giusto’ quando deve fare un commento positivo ad un vino. Dice sempre che ‘deve essere Corposo e Asciutto un buon vino’ ma io non ho mai capito come fa un vino ad essere asciutto!”

Sei arrivato tu. La tua calma e la tua eleganza mi hanno messo a mio agio e la tua pazienza nello spiegarmi il concetto di “asciutto” è stata davvero tanta.

Poi mi hai fatto aspettare dicendomi che avevi tu un vino che faceva al caso mio. Il tuo sorriso, quando sei tornato con la bottiglia in mano, era splendente.

“Amarone Valpolicella Classico Sant'Urbano DOCG. Questo è il vino che fa per lei!”

“Si, certo… mi fido… non so proprio come ringraziarla!”

“Non si preoccupi. Se farà una buona figura e il vino piacerà alla sua amica, mi deve una cena!”

Tutto è iniziato così. Io quella cena te l’ho offerta a casa.

Al vino naturalmente ci hai pensato tu, ed è stata la prima volta che ho letto veramente questa etichetta. 

E’ stata anche la prima volta che ci siamo fatti trasportare dalla passione. Il vino, questo Amarone, è davvero buono. 

Me lo sono sentito addosso dopo che mi hai presa e posseduta tutta la notte. Ricordo ancora nitidamente la sensazione di quelle tue carezze. Le mani che mi sfioravano i fianchi, mentre la tua lingua si insinuava nella mia bocca.

Non ci ho messo molto a lasciarmi andare. A lasciare che le emozioni mi trascinassero via con loro. Quel sapore di vino che scorreva lungo il collo quando la tua bocca, affamata di me, è scesa avidamente fino al mio seno.

Mi hai spogliata dei vestiti ma anche di ogni mia inibizione. I capezzoli inturgiditi, la pelle che vibrava ad ogni tuo tocco, ad ogni tuo bacio. Mi hai morso i capezzoli. E un brivido di piacere è corso lungo la schiena fino ad arrivare alla mia già calda intimità.

Il sapore amaro dell'amoreWhere stories live. Discover now