Chiusura

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Ci siamo. La giornata sta per finire. Sono davvero stanco morto. È rimasto solo quell'uomo solo e un altro paio di tavoli, mangiano davvero lentamente.

«Emanuele.» Tommaso mi richiama all'ordine.

«Dimmi tutto, capo.» Adoro il momento vicino alla chiusura. Significa che siamo sopravvissuti.

«Va in cucina e vedi Angelo cosa vuole farci mangiare stasera.»

«Comandi.» Scatto nella sala, il mio stomaco sta già suonando la batteria, non vede l'ora di mangiare quel risotto. Entro in cucina.

«Imballami quel salame, tu, prendi una cassetta di pomodori e mettila in frigo, tu, invece, butta cinque chili di riso. Stasera si mangia un primo da leccarsi i baffi. Emanuele, come mai qui? Non ci sono più piatti da portare a tavola, riposati un po'.»

«Sei il migliore.» Sorrido, non aggiungo nient'altro, esco dalla cucina.

«Tommaso, si mangia un risotto ai frutti di mare.» Contento comunico il menù di stasera.

«Ma cosa dici? Angelo è impazzito? No, no, no.» Ah, quando si tratta di spendere soldi è irrecuperabile.

«Dai Tommaso, non fare così, falli mangiare a questi ragazzi.» Una mano si posa sulla mia spalla, l'uomo solo, è qui. Apre il portafoglio, prende due cinquanta, le dà a Tommaso. «Scusa per il disturbo.» Gli occhi del mio capo si illuminano.

«Nessuno disturbo, vieni quando vuoi.»

«Ragazzo. Emanuele.» Mi chiama, con le dita apre una fessura del suo portafoglio. Una foto cade a terra. Lesto la prendo, la raccolgo. C'è una data, venti maggio duemila dieci. La giro. Il volto di una donna; ha i capelli neri come il carbone e due occhi davvero grandi. Credo sia morta, la data me lo suggerisce.

«Hei, dove pensi di andare tu?» Chiede alla piccola fotografia, gliela porgo indietro. «Grazie. Questa è per te.» Quell'uomo mi mette nella mano una banconota, piegata in due, da venti. «Sei stato bravissimo, un ottimo servizio.» Mi sorride, i suoi denti mi abbagliano, solo ora riesco a vederlo. Adesso vedo il suo sorriso.

«G-Grazie... non deve.» Mi imbarazzo, non mi era mai capitato di ricevere una mancia faccia a faccia in questo modo.

«Di nulla, buona serata, ci vediamo in questi giorni.» Quel signore solo si congeda, ci saluta.

«Ciao, Emanuele. Buona fortuna.» Scambia un occhiata con me. Prendo coraggio. Rapisco un respiro.

«Ecco, posso sapere il suo nome?» L'uomo sorride.

«Certo, io sono Emanuele, è un piacere conoscerti.» Resto immobile, si chiama come me? Esce dal locale, prende il cellulare dalla tasca, questa è la prima volta in tutta la sera che lo vedo al telefono. Che uomo strano. Passano dieci minuti e anche gli altri tavoli hanno finito, adesso ci siamo solo noi dello staff nel locale.

«Bene, mettiamo a posto tutto, mangiamo e poi andiamo a fare in culo.» Tommaso, la premurosità fatta persona. Ma ha ragione, domani è un altro giorno e ci serve nuova energia. Io spazzo la sala e Laila la lava, almeno oggi siamo combinati in questo modo. Prendo la scopa, mi rilassa pulire.

Ripenso a Emanuele, venire da solo, magiare da solo e andarsene da solo. Mi irrigidisco, lui sì che sa godersi la vita. Alla fine, ha ragione, stare da soli è fantastico, non hai orari, non hai blocchi, non ha nessun tipo di problema. È stupendo stare da soli. Non ci metto molto a spazzare, sono veloce, ho capito come e quando imprimere la forza sulla scopa per trattenere e trascinare tutta la sporcizia.

«Ho finito, Laila, lava pure. Io vado a cambiarmi.»

«Ok.»

Uno scambio veloce di informazioni; va bene così. Vado nello spogliatoio, posso finalmente togliermi questi panni sudati da dosso, io sudo davvero un boato. Per prima cosa, le mance personali. Setaccio tutte le tasche della mia divisa, stasera è andata bene, siamo a quota quaranta, anche se venti me li ha dati solo Emanuele.

«E si gode.» Prendo il portafoglio dallo zaino, lo apro. Metto gli spicci nel porta monete, spiego le banconote, una dieci, una cinque e una venti, piegata in due. Poso i primi due pezzi, poi, spiego la venti. Un bigliettino cade da essa. «E questo?» Lo raccolgo, lo leggo.

« "Sai, le persone, gli amici, le donne, vanno e vengono. Oggi ci sono e domani no, fa parte della vita. Costringere qualcuno a restare non serve a nulla. Se qualcuno vuole far parte della tua storia, lo farà, anzi, ci sarà." Questa frase mi è stata detto tanto tempo fa e, io, adesso, la voglio condividere con te. In realtà il motivo è che in te rivedo me stesso da giovane e vorrei che non facessi i miei stessi errori. Goditi i tuoi momenti felici, i tuoi amori. Non chiuderti. Sii amico, sii nemico, non importa se perderai qualcuno nel tragitto, fai sempre ciò che credi opportuno. Ma, ovviamente, quando hai bisogno dei tuoi spazi, non avere paura di chiedere un posto per uno, non c'è nulla di male, no? Ho visto da come mi hai trattato che non c'è problema. Sono contento, mi hai fatto sorridere. E sono sicuro che, come te, ce ne sono ancora di persone così genuine e che ti fanno stare... bene. Grazie, mi hai svoltato la serata. Emanuele.»

Ho qualcosa di bagnato sulla faccia, sta candendo dai miei occhi, so bene cos'è. Era davvero tanto tempo che gli impedivo di uscire, ero cattivo forse? Debole? Non lo so, non lo so, non lo so. Vorrei essere normale e capire cosa provo, cosa sento. Do un pugno al muro, avevo bisogno di uno sconosciuto per piangere di nuovo. Mi abbandono alle lacrime, urlo, lacero i miei occhi con le lacrime, colpisco la mia testa coi ricordi. Sto sfogando tutto ciò che ho represso in questi anni. Voglio solo stare solo. Voglio annegare nella mia tristezza.

«Bimbo, ho finito di lavare, mi fai cambia-» I miei occhi, gremiti di lacrime, si scontrano con quelli di Laila. «Che cazzo succede?» Mi abbraccia. «Ehi, Va tutto bene.» Mi chiude fra le sue braccia, anche lei è sudata come uno straccio, ma ha sempre un buon profumo. Stringo le mie braccia intorno a lei. Voglio restare così, almeno per un po'. Ne ho bisogno. «Adesso ci sono io, sta tranquillo.»

«G-Grazie, L-Laila» singhiozzo. «N-Non l-lasciarmi, ti prego.» Chiudo ancora più forte le mie braccia intorno alla sua schiena. La presa viene ricambiata.

«Non parlare, piangi pure, butta fuori tutto quello che hai. Con me puoi parlare. Adesso sono qui e non ti lascerò solo.»

Un Tavolo per UnoWhere stories live. Discover now