Il gemello cattivo di Harry Potter

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Oggi, Brooklyn...

- Ok...riproviamo, come ti chiami? - chiese il ragazzo dagli occhi verdi che la fissava.

Ginny Weasley lo fulminò e distolse lo sguardo subito dopo, preferendo fissare il pavimento.

Era seduta su una sedia al centro di quello che sembrava un salotto ed era circondata dai ragazzo che aveva affrontato fuori poco prima.

Si era fatta fregare e non sapeva come. Gli altri due attacchi erano andati perfettamente e sembravano essere in vantaggio e poi erano saltati fuori quei due ragazzi che non solo avevano sbaragliato l'esercito di mostri che avevano evocato ma sembravano addirittura immuni agli incantesimi.

Neville aveva detto di non andare ad affrontarli di petto e smascherarsi e Luna diceva che da quei due sentiva provenire un'energia che le faceva tremare le ossa, inoltre suo fratello Ron aveva detto che non ne valeva la pena, non per Malfoy, che loro non ci guadagnavano niente e di mandare al diavolo il Ministero e i professori ma Ginny non aveva voluto saperne. Se era la guerra che volevano avrebbero anticipato le loro mosse.

Quello che era successo dopo non l'aveva previsto: che veniva anche lei catturata e portata nella base nemica.

- Ostinata è - fece sempre il tipo.

Ginny sbuffò.

Quel ragazzo gli ricordava Harry Potter per certi versi: era moro come lui e aveva la stessa aurea malinconica, come di chi aveva il destino segnato e ne era rassegnato, e anche gli occhi erano simili, il colore per lo meno, anche se quelli del ragazzo erano più vicini al colore del mare che a quelli dell'erba bagnata come Harry; per il resto gli occhi di quel ragazzo erano freddi, attenti e alcune volte quasi inquietanti o spietati, erano quelli di un predatore fatto e finito.
Il resto niente a che fare con il fidanzato: era nettamente più alto e più robusto.
In breve? Aveva decisamente l'aria più cattiva di Harry Potter.

- Sul serio Percy, noi non abbiamo rapito nessuno - disse la ragazza bionda con i capelli colorati.

- Ti credo Sadie, tranquilla - rispose quello che si chiamava Percy - Quindi...cerchiamo di capire da dove è partito questo malinteso -

- Non c'è un malinteso! - sbottò Ginny - Siete piombati nel nostro territorio, rapito quell'idiota di Malfoy e ci avete dichiarato guerra dicendo che quello era solo il primo passo per annientare i maghi e che il nuovo Faraone di Brooklyn, Carter Kane, avrebbe regnato sovrano usandoci come sacrifici per degli dei con nomi assurdi. E che Malfoy sarebbe stato il primo della lista. Sinceramente, non me ne sarebbe importato granché se non fosse che la mia migliore amica sembra improvvisamente allucinata all'idea che qualcuno ammazzi quel biondino perfettino-

- Io non...non voglio una cosa del genere e sicuramente non ho rapito nessun biondo dall'aria da perfettino - si lamentò quello che doveva essere Carter.

Ginny lo guardò e a primo impatto lo avrebbe trovato innocuo tanto quanto Neville: magro, dalla carnagione scura e bassino; non aveva decisamente l'aria di un desposta intenzionato a distruggere i maghi.
Poi guardò Percy...ecco, quello sicuramente si. Ne sarebbe stato decisamente capace.

Poi però lo aveva visto dentro un avatar enorme e forse c'era il bisogno di ricredersi.

- Ok...ti va di raccontarci come è stato rapito questo biondo? - chiese Percy.

Ginny non voleva dirlo, si sentiva presa in giro ma effettivamente, quelle persone sembravano molto confuse da quello che stava dicendo.

- I suoi due amici: Tiger e Goyle hanno raccontato che dalla foresta sono uscite delle ragazze vestite d'argento, armate di arco e frecce che li hanno attaccati e hanno preso... - si fermò perché Percy scoppiò a ridere.

Ma non una risata divertita, sembrava più isterica, molto isterica in effetti.

La ragazza bionda e dagli occhi grigi che fino a quel momento l'aveva studiata senza dire niente sbiancò, e il moro con la spada enorme si lasciò sfuggire un'imprecazione bella pesante.

- Non ci credo - fece invece quello biondo e con gli occhi azzurri.

Gli altri invece li guardavano come se fossero impazziti.

- Aspetta aspetta - fece Percy quando smise di ridere - Ricapitoliamo: dei mostri greci hanno attaccato i nostri amici egizi, ma questi mostri sono in realtà stati evocati da dei maghi...inglesi? Dall'accento direi di sì, che a loro volta sono venuti qui, a dichiararci guerra perché hanno accusato Carter, il Faraone d'Egitto, di aver rapito un loro non ho capito bene cosa...nel frattempo noi, semidei greci, siamo corsi in aiuto del cosiddetto Faraone in questa battaglia ma...aspetta un attimo, perché ora arriva la parte divertente, le Cacciatrici di Artemide, che sono nostre amiche, sono le vere responsabili del rapimento di questo tizio biondo e le responsabili di questo fottuto casino! - si fermò a riprendere fiato - Annabeth! Chiama tuo cugino e digli di farci sapere se Thor vuole venirci a prendere a martellate in testa! -

- Chi? - fece Sadie confusa.

- Si Sadie non lo sapevi? Dalle parti di Boston ci sono gli dei Norreni, perché ci mancavano nella lista delle calamità- sbottò Percy.

- Testa d'Alghe...calmati - fece quella che sembrava essere Annabeth.

- Calmarmi! - urlò lui - Non potevo nascere come un inutile mortale ignaro di questo mondo? -

Ginny era altrettanto sconvolta nel vedere la scena davanti ai suoi occhi.

- È impazzito, dobbiamo preoccuparci? - chiese quello inquietante - Questo prende e ci fa saltare tutti in aria e ripeto...c'è un fiume proprio qui accanto -

- Dov'è Anubi quando c'è qualcuno che deve svenire? - chiese poi guardandosi intorno - E per l'amor di Poseidone qualcuno chiami Talia! -

Proprio in quel momento le finestre della Brooklyn House esplosero, creando un caos tremendo e altri maghi con le bacchette spianate entrarono nell'edificio.

Gli avversari misero subito armi alle mani e Percy...alzò le mani al cielo e diede le spalle ai nemici.

- IO me ne vado alle Hawaii a nuoto, salvatevelo voi il mondo - sbottò prima di andarsene sul serio dalla stanza.

- Per...cy? - fece Annabeth sbalordita - Ok...bandiera bianca per oggi. Vado...devo calmarlo-

E se ne andò anche lei.

I maghi si guardarono perplessi e Ginny si alzò dalla sedia ancora sbalordita.
Si incamminò verso gli amici e nessuno la fermò.

- Forse...è il caso di ritirarci per ora - disse - Devo raccontarvi delle cose e loro non sembrano intenzionati ad affrontarci -

- Ma...- fece Ron.

- Fidati, fratello, questa storia devi sul serio sentirla - ribattè lei uscendo seguita dagli altri abbastanza confusi.





Exousía TheïkósWhere stories live. Discover now