Capitolo 2. Fotografie dimenticate

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"How I wish,
how I wish you were here.
We're just two lost souls swimming in a fish bowl,
year after year.
Running over the same old grown,
what have we found?
The same old fears.
Wish you were here."

Capitolo 2. Fotografie Dimenticate

Non andavo a trovare i miei da quattro mesi

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Non andavo a trovare i miei da quattro mesi. Il lavoro era intenso e quando arrivavo a casa ero sempre stanco, quindi preferivo fare la doccia, cenare, passare un po' di tempo con Somin e andare a letto, piuttosto che stare in giro. Mi rendevo conto solo adesso di aver fatto un grosso sbaglio: i miei mi mancavano, e avrei dovuto godermi ogni attimo insieme a loro, perché la vita ti da tutto, e poi all'improvviso te lo toglie, e io avevo imparato che non bisogna mai avere rimpianti.

Attraversare la stradina liscia che portava verso la mia vecchia casa fu una dolce boccata d'aria, dopo mesi e mesi di tossico. Il prato era ancora lì, verde smeraldo e perfetto. C'erano dei bambini che si stavano rincorrendo per gioco, e facevano a girotondo attorno all'albero, quello in cui vidi Jungkook la prima volta. La nostalgia mi travolse, volevo tornare a quei tempi lì, quando era ancora sereno.

Parcheggiai proprio davanti la porta di casa e presi i dolcetti, nel sedile posteriore, che avevo comprato strada facendo e che volevo portare da mia madre e mio padre. Mentre camminavo verso il portoncino, osservai la casetta qualche metro lontana dalla mia, quella dove viveva Jungkook. Tutto sembrava uguale, ma l'abitazione non era sicuramente abbandonata. Ci abitava qualcuno, e io ero troppo curioso di sapere se i genitori di Koo fossero tornati o meno, ma decisi di fare le mie ricerche, anche se morivo dalla curiosità, dopo aver parlato un po' con i miei genitori. Potevo tirare fuori delle informazioni anche da loro, certamente nessuno poteva conoscere quel quartiere meglio di mamma e papà.

Dopo essermi sistemato la giacca bussai, con una certa ansia, alla porta. Mi madre sarebbe stata felicissima di vedermi e io non vedevo l'ora di riabbracciarla. Sarei anche rimasto a cena, se non avessi avuto l'impegno con Jimin, ma mi promisi che prima della fine del mese di vacanza, sarei tornato e avrei dormito lì. Sarebbe stato veramente bello svegliarmi con l'odore del kimchi fatto in casa da mamma e gli aggiornamenti quotidiani di papà sulle nostre squadre preferite di basket.

Quando sentii dei rumori dietro la porta mi misi dritto, e subito dopo, dallo stipite, sbucò fuori mamma. Le sue pupille si dilatarono nello stesso momento in cui i nostri occhi si incrociarono, allargò le braccia e, commossa, mi chiese, senza dire una sola parola, di correre a ripararmi sul suo petto accogliente.

«TaeTae! Che bello rivederti! Mi sei mancato tanto.» Disse avvolgendomi in un abbraccio stritola costole, ma che mi aveva aggiustato il cuore, e guarito da tutti i sentimenti contrastanti che ci vivevano al suo interno.

«È bellissimo anche per me rivederti, mamma.» Risposi con la voce soffocata dalla stretta salda e forte.

Mi lasciò andare, invitandomi subito a entrare dentro. Continuava a parlare ininterrottamente mentre attraversavamo il corridoio immacolato e decorato con migliaia e migliaia di foto di me bambino, ma io l'ascoltavo a tratti. Morivo dalla voglia di correre nella vecchia casa di Jungkook, ma stavo cercando di contenermi. Per primo, perché continuavo ad autoconvincermi che non me ne fregava niente delle cose del passato, e per secondo, non vedevo i miei da tanto tempo e loro avevano la priorità assoluta in quel momento. Ma, a essere sinceri, sentendo battere forte il mio cuore, e le mani tremare, nervose, mentre giocavano con il fiocco della scatola contenente i dolcetti, mi resi conto che il motivo del ritorno al mio vecchio quartiere era dovuto ad altro. E questa cosa era destabilizzante per me.

Ho inseguito le stelle|Taekook🦋Where stories live. Discover now