Capitolo 7

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... stupida... cresci... patetica...

Le dure parole di Draco le rimbombarono nella testa come in una camera d'eco di cattiveria, mentre Hermione camminava nel suo appartamento. Strinse e socchiuse i pugni, consumando il pavimento mentre andava su e giù per il suo salotto.

Forse era stupida. Stupida a pensare che lui potesse correre un rischio con lei.

Forse aveva davvero bisogno di crescere; di mettere via i suoi ideali su come avrebbe dovuto essere un matrimonio e come avrebbe dovuto sentirsi.

Il suo comportamento nei confronti di Draco poteva essere ritenuto ragionevolmente patetico. Ballare con lui, baciarlo, innamorarsi di lui... mentre niente di tutto ciò aveva la minima importanza.

Oggi era andata dalla signora Figg per rivelargli finalmente la verità. Con le braccia piene di regali e la bocca piena di sincerità che non era riuscita a trasmettere nel modo in cui si era immaginata. Almeno gli aveva lasciato quei regali poco sensati. Poteva anche bruciarli per quello che le importava.

Lacrime di miseria e vergogna si trasformarono in lacrime di rabbia. Quell'idiota si credeva così al di sopra di tutto, eppure si sarebbe abbassato ad accettare quel lavoro al Ministero mentre le sbatteva in faccia il fatto che lei non era diversa dal resto dei loro coetanei.

Bene. Gli avrebbe mostrato qualcosa di inaspettato. Voleva uniformarsi a un robot del Ministero? Ebbene, potevano giocare in due; lei avrebbe fatto qualcosa di così follemente diverso dal solito che gli avrebbe fatto perdere la testa.

Hermione ingurgitò la sua cena da sola, senza rendersi conto che il cibo le usciva persino dalle labbra. Nessuna distrazione poteva mitigare la sua ansia palpitante per la direzione che aveva deciso, ma prima aveva bisogno che Ron tornasse a casa.

Quando ebbe riordinato la tavola, bevuto diverse tazze di tè, fatto qualche altro giro, cercato con scarso successo di leggere tre libri diversi, resistito all'impulso di far esplodere il suo lettore CD e con esso una certa canzone, si sentì esausta e andò a letto. Sperava che quando Ron sarebbe tornato a casa, avrebbe avuto il cuscino asciutto.

Hermione si svegliò la mattina dopo e sentì il suono familiare di Ron che russava dolcemente accanto a lei. Il peso del rifiuto e del benservito di Draco di ieri le bruciava più che mai, nonostante il tempo passato a dormire.

Se solo lui... o forse se solo lei...

No, pensò, non un secondo di più sarebbe stato buttato via per quell'idiota sconsiderato.

Hermione aveva un compito molto importante da portare a compimento nella giornata. Si vestì rapidamente, senza prestare attenzione agli abiti che indossava, si precipitò in cucina per fare il tè, e poi inviò rapidamente un Patronus al suo ufficio per dire che aveva un'emergenza personale e che non sarebbe andata al lavoro. Tuttavia, avrebbe dovuto recarsi lo stesso al Ministero.

Perché se Draco non la desiderava, allora neanche Hermione voleva lo stupido matrimonio che avevano organizzato. Ogni dettaglio le avrebbe solo ricordato di lui. Di quello che non poteva avere.

No, basta pensare a lui.

Marciò di nuovo in camera da letto e scosse il fidanzato addormentato per la spalla.

"Ron. Ron! Alzati, per favore".

"...chessuccede?"

"Voglio fuggire".

Ron sbatté le palpebre e si puntellò sui gomiti e strabuzzò gli occhi verso di lei.

"Ehm... cosa?"

"Voglio fuggire" ripeté Hermione.

Lui si mise a sedere meglio, non comprendendo comunque la proposta di Hermione.

Bells on a Hill | TRADUZIONEWhere stories live. Discover now