Capitolo XIII

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Capitolo XIII

ՑՑՑ



   Quando Joshua apre gli occhi si ritrova di fronte ad una porta di legno chiaro, che sembra quasi sospesa nel nulla. Intorno a lui, a parte quello, non v'è altro che buio e silenzio. Quest'ultimo è così puro, che gli disturba i timpani. Non è abituato a non sentire rumori; il suo appartamento affaccia su una stradina pedonale, ma spesso trafficata e dove, il mattino, si tiene il mercato. Ormai quei suoni sono parte della sua routine, e non li sente quasi più, ma sa notare la differenza tra dei rumori che isola e il silenzio vero e proprio e, ora che ci pensa, ha già sentito quella sensazione non troppo tempo fa, sempre nel buio, sempre da solo.

   Gli tremano le spalle; un brivido gli percorre tutta la schiena e, come se la porta fosse l'unico spiraglio di salvezza, la fissa, ma non sa se vuole aprirla oppure no. È l'unica cosa che può vedere ma, in verità, non è così convinto di sapere cosa ci sia dietro.

   Improvvisamente si alza un piccolo brusio di voci. Sono i canti di un coro, e il suono viene palesemente dall'altra parte. Deglutisce, spaventato. C'è qualcosa di macabro, in quelle voci. Qualcosa di profondo, una sincronia perfetta e pura; voci bianche e basse si incontrano in armonia, e non ha mai sentito nulla di simile.

   Poggia le mani sulla porta e, con un po' di forza, la apre.

   Si ritrova dentro a una chiesa, nella navata centrale. Le altre due, quelle laterali, sono divise da colonne corinzie e può vedere, appesi ai muri, dei dipinti che rappresentato, probabilmente, alcuni santi. Solo, constata con un guizzo impaurito, i loro volti non sono visibili. Sono stati cancellati via da pennellate rosse che hanno poi colato lungo tutti i disegni, che ora paiono insanguinati.

   Si volta verso la porta, con tutto l'intento di uscire e abbandonare quella chiesa ma, questa, non c'è più. Al suo posto è comparso un muro di tufo, lo stesso materiale di cui è composta la chiesa, e uno dei motivi, forse, del perché lì dentro fa così freddo.

   Si scalda le mani alitandoci sopra, e si stringe nelle spalle, mentre si incammina verso l'abside, camminando al centro, tra le panche di legno e, di fronte a lui, l'altera è coperto dalle tenebre. Solo la luce leggera di una candela tenta di illuminare quel punto, ma senza successo. È solo un punto luminoso in mezzo all'oscurità, proprio come lui.

   Improvvisamente Joshua frena il suo cammino, quando tutte le candele della chiesa si accendono improvvisamente e, di fronte a sé, un prete – che riconosce come padre Richard, ma molto più ringiovanito – e due figure di fronte a lui, ma di spalle, stanno parlando animatamente. Non riesce a capire cosa si stanno dicendo, da quella distanza, ma ridono, e sembrano felici.

   Nessuno, però, sembra accorgersi di lui. Così, silenzioso, Joshua prende posto su una delle panche, non troppo vicino all'altare e, guardandosi intorno con il freddo gelido che gli entra nella carne e lungo la spina dorsale, li guarda e cerca di capire qualcosa tra le parole che si scambiano, fatte spesso di voci sovrapposte. Tende l'orecchio, e si sente come se avesse passato un'ora sotto la pioggia. Ha i capelli bagnati, che gli gocciolano di fronte al viso. Non ci aveva fatto caso, o forse è l'umidità. Lo sta infradiciando.

   «E così avete deciso, infine», dice padre Richard, con un sorriso, rivolto alle due persone che ha di fronte. Sono un'uomo e una donna, quest'ultima porta un vestito a fiori e i capelli circondati di margherite. Può vederla solo di spalle, non riesce a vedere il suo viso, così come quello dell'uomo, che indossa un completo blu e un paio di scarpe da ginnastica.

Non Chiedermi dei Morti - Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora