.sempre noi.

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Eravamo seduti sotto le scale antincendio di un vecchio palazzo, per terra c'erano foglie secche, vetri e mozziconi, faceva freddo e i lampioni si erano appena accessi.
Io, Alina, Margharet, Fatima, Alex, Matteo, Robert e Dimitri stavamo sempre insieme, passavamo il tempo a combinare disastri e così come a scuola anche durante il tempo libero volevamo sempre divertirci.
Alina e Dimitri sono due fratelli Russi, sono stati adottati dai miei vicini di casa ed é proprio così che gli ho conosciuti, Margharet ed io siamo in classe insieme da due anni ormai, ha cambiato tre istituti, fino a capitare dalle nostre parti.
Fatima é Marocchina e suo padre ha un negozio di Kebab, dove noi andiamo sempre dopo la scuola, Alex e Matteo li conosco dai tempi dei tempi e sono inseparabili anche se opposti, Alex è bellissimo, alto, fatto bene, sorriso stupendo, occhi verdi e capelli neri come la notte, mentre Matteo é piccolino, magrissimo, ricoperto di lentiggini ed é in assoluto il più simpatico di tutti.
Robert ha la madre Rumena e tre fratelli che ormai vivono soli, mi viene dietro dall'inizio della scuola, i suoi occhi marroni fanno contrasto ai suoi capelli chiari, però devo ammettere che da lui scrocco solo accendini e non voglio altro.
:"Fatima, hai portato le cartine?" Chiese Dimitri, lei annuì, presi l'erba e il tabacco, feci velocemente perché non vedevo l'ora di fumare, ci piaceva passare le serate in mezzo a quel fumo denso, ci piaceva sentirci diversi, quasi come essere liberi, ogni tiro che facevamo era come una medicina per ogni male e per ogni momento.
Avevamo tutti quanti gli occhi rossi, eravamo seduti praticamente l'uno sopra l'altro per trovare un po' di calore, quando mi accorsi che Robert era sparito, ad un tratto lo vidi con un carrello, ed improvvisamente gridò :"Muovete quel culo che finalmente iniziamo a divertirci".
Scendemmo le scale metalliche, provocando un terribile frastuono, io ed Alina ci fiondammo dentro al carrello, gli altri ci spingevano e ci correvano dietro ridendo a più non posso.
Sentivo il vento che mi gelava il viso, tenevo le mani saldamente aggrappate al metallo, e i capelli ondeggiavano da ogni parte.
All'improvviso sentì Alex :" Cazzo! Correte!" Non riuscivo a capire, fino a quando non notai i carabinieri che ci venivano in contro, ci avevano preso di mira e quasi ogni giorno eravamo costretti a scappare, sicuramente qualcuno li avrà detto il luogo del nostro ritrovo e sopratutto per questo rimpiango il fatto di non abitare in una cittá più grande.
Il nostro 'bolide' si era catapultato per terra, dato che Matteo aveva girato i tacchi, avevo sbattuto il gomito e il ginocchio sull'asfalto e fu allora che mi alzai di scatto e iniziai a muovermi sempre più veloce fino a sparire dietro ad un angolo. Il mio petto si alzava e si abbassava velocemente, avevo perso di vista gli altri e non vedevo l'ora di tornare a casa, non volevo farmi prendere per nessun motivo, non avrei mai messo nei casini i miei amici.
:"Ehi tu!" Mi girai di scatto notando un uomo che si avvicinava sempre di più, uno di loro mi aveva raggiunto e io non sapevo cosa fare.
:"Voglio solo scambiare un paio di parole" Nemmeno risposi che continuai a correre, le mie gambe non smettevano di muoversi, stavo andando così veloce che in poco riuscì a seminarlo.
Raggiunsi il portone di casa mia e appena arrivata sulla soglia della porta mio fratello si preparò a farmi la ramanzina :"Emma, devi smetterla, ora anche i carabinieri ti corrono dietro!, non ci servono altri problemi, vuoi finire anche te in prigione come nostro padre?"..
Non osai rispondere, lo capivo, anzi aveva più che ragione, ma quando sei fuori coi tuoi amici sembra che non esistano regole, noi qui viviamo soli con la sua ragazza, lui mi fa fare tutto quello che voglio ma credo proprio di aver raggiunto un limite massimo questa volta.
:"Zac, lasciala stare, è tardi, credo proprio sia meglio che ne parliate domani" Disse la ragazza di mio fratello, credo di amarla, la guardai come per ringraziala, lei per me c'è sempre stata.
Senza troppi giri di parole mi chiusi in camera, mi misi le cuffie e feci partire la musica al massimo, gettai le scarpe sul pavimento e mi buttai sul letto a luci spente, a pensare, a pensare all'inferno che mi circondava e che io, come ognuno di noi, vale un niente, ma avevamo sempre voglia di crederci più grandi e di voler essere superiori, di voler essere i migliori, dopo poco cominciai a farmi troppe domande e non sempre so darmi una valida risposta, allora chiusi gli occhi e mi addormentai con i vestiti addosso e l'odore di fumo tra i capelli..

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⏰ Last updated: Apr 27, 2015 ⏰

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