1 - Giuditta: Test d'ingresso?

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Giuditta.

Test d'ingresso?

"Ho un sogno che tengo qui in serbo
per quando finisce l'inverno;
intanto lo conservo
nel taschino interno alla giacca
così non lo perdo"
- Dutch Nazari.
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Ottimismo.

È quello a cui devo appigliarmi in questo momento se voglio uscirne viva. Ho sempre fatto dell'apparente entusiasmo il mio punto di forza, ma la verità è che in questo momento tremo di paura e non riesco a nasconderlo.

'Ho già sbrigato tutte le pratiche?', mi sono chiesta.
, la risposta.

'Le mie valigie sono state sistemate in camera?', mi son domandata.
, di nuovo.

'La chiave della stanza l'ho già ritirata?', ho ripetuto per l'ennesima volta.
Sì, Giuditta, non hai dimenticato proprio nulla, questa volta.

E stavo davvero per darmi una pacca sulla spalla da sola. Ma poi, quel maledetto ufficio informazioni all'ingresso del piano terra ha preso la mano con cui stavo per farmi i complimenti e mi ci ha dato uno schiaffo in pieno viso.

Ti servirebbe sul serio uno schiaffo.

"L'orario dei corsi non è ancora disponibile", mi ha detto una segretaria  del preside quando mi sono avvicinata, lasciandomi interdetta. "Se mi dà il suo cognome la indirizzo all'aula in cui è stata smistata per il test d'ingresso".

Ho spalancato la bocca, mi son cedute le ginocchia e sono caduta a terra proprio di fronte a lei, con gli occhi ancora sgranati.

Il test... d'ingresso?
Beh, hai effettivamente dimenticato qualcosina...

Mi sono passata le mani sul viso, nel vano tentativo di darmi un contengo nonostante le gambe distese sul pavimento, proprio mentre la ragazza si è sporta oltre il bancone che ci separava, osservandomi perplessa.
"Sta bene, signorina?".

Devo fare un... test d'ingresso?

"Signorina?".

Come diamine ho fatto a scordarlo, che dovevo fare un test d'ingresso?

"Tutto apposto!". Tutto apposto? "Sto bene!". E devo superare un test di cui avevo dimenticato l'esistenza!

Mi sono alzata in piedi mettendo su il mio miglior sorriso, che ho mantenuto anche quando la segretaria mi ha comunicato l'aula dove avrei dovuto tenere l'esame, uscendo a testa bassa da quella soffocante stanzina blu adibita ad ufficio informazioni.

Non sono mai stata una persona attenta all'organizzazione e alla pianificazione nei minimi dettagli, ma non sapere cosa fare in un nuovo ambiente mi mette in difficoltà e mi getta in un completo stato d'ansia.
Se a questo aggiungiamo che ho totalmente eliminato dalla mente il fatto che dovessi fare un esame per la valutazione della mia idoneità, beh, allora catastrofe. Cataclisma, panico.

Un pulcino in mezzo agli squali, è così che mi definisce mia madre in certe situazioni. Ed io mi arrabbio a sentirglielo dire, ma forse un po' è vero: sono in grado di vivere alla giornata, sono in grado di gestirmi da sola, di farmi forza quanto basta, ma non quando la vicenda si fa complicata.
Sono capace di prendermi a cuore, di aver fede, di farcela con le mie sole forze, ma non so se sono in grado di farlo quando in ballo c'è una situazione più grande di me e per la quale ho faticato tanto.

Sono anni che lavoro, che studio, che perfeziono ogni mia passione perché diventi parte integrante di me. Anni che spero di fare dei miei hobby la mia professione. Anni che metto soldi da parte per potermi permettere una delle accademie d'arte più prestigiose d'Italia.

E tu hai dimenticato di dover fare un test d'ingresso!

È per questo che tutto il mio entusiasmo mi ha abbandonato: mi tremano le gambe al solo pensiero di poter essere sbattuta fuori di qui ancor prima di entrarvici.

Quindi sono fissa e immobile davanti alla porta dell'Aula 18, in attesa di rincuorarmi da sola in uno dei momenti più delicati della mia intera esistenza.
Entrare all'Accademia delle Arti Universali di Milano è l'occasione della mia vita, io non posso fallire proprio adesso.

E se davvero fallissi?

Tremo.
Per la paura di non farcela.
Perchè non so fare altro nella vita.
Perchè non voglio fare nient'altro nella vita.

"Perchè non ti levi dai coglioni?", sento all'improvviso alle mie spalle, e uno strattone mi scuote dai miei pensieri.

Solo così riesco a focalizzarmi su quello che è successo, e mi rendo conto che ad avermi spinta è un ragazzo alto, maleducato e con pochissima voglia di perder tempo.

Apro la bocca per dirgli qualcosa, forse gli avrei mormorato anche delle timide scuse, ma l'occhiataccia gelida che mi riserva con i suoi occhi scuri prima di entrare nell'aula mi blocca all'istante.

Maledizione, iniziamo alla grande.

Prendo un respiro profondo.
Devo contare. Uno, due, tre, quattro...
Devo convincermi. Se un bulletto di periferia è riuscito a varcare quella soglia posso farcela anche io.

No, non puoi.

Anzi, devo.

No, non riesci.

Anzi, lo devo a me stessa.

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Heeey 🌿.
Questa è una brevissima introduzione giusto per dare un contesto al tutto.

Per il momento avete conosciuto la prima dei sei protagonisti: la più svampita☀️.

Vi lascio qui il mio nick di Tiktok per spoiler e memini: borbotto_

Vi aspetto al prossimo capitolo,
hope u like it!

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