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Alex non credeva all'amore e non aveva intenzione di cominciare a farlo, non a 21 anni.
Se ne stava sdraiato su di un fianco, con le ginocchia al petto con la testa fasciata dalla sua solita bandana rossa, perso in chissà quale delle sue innumerevoli dimensioni. Alex era il sogno di diventare avvocato come nelle serie tv americane, era le innumerevoli parole scritte di getto su post-it che finivano direttamente sul muro dietro la porta della sua stanza, era le giornate perse a respirare musica, insieme a Luigi, una delle poche persone di cui si fidava.
Alex era fuori dalle righe, era il classico ragazzo che nasconde tutto ciò che sente con un sorrisetto malizioso e con quei suoi modi di fare impacciati, ma allo stesso tempo curiosi.

Alex, quel giorno, all'amore ci credeva ancora meno. Fin da quando aveva quattro anni e mezzo, aveva avuto a che fare con l'abbandono. Suo padre, quel Natale, non tornò a casa e non lo fece mai più. Aveva una seconda vita, una dimensione parallela in cui lui non era protagonista, ma solo un inconveniente a cui porre rimedio. Sua madre si era fatta in quattro per non fargli pesare quella separazione, ma quella porta chiusa senza suo padre dell'altra parte con un pacco in mano lo tormentava tutti i singoli giorni della sua esistenza. Non si era mai fidato di nessuno, vedeva sempre negli atteggiamenti altrui un qualcosa di sospettoso, arrivando ad allontanare chiunque volesse far parte della sua vita.

Alex aveva così tanti scheletri nell'armadio da dover riporre tutti i suoi vestiti su di una sedia scomodissima, non permetteva a nessuno di smascherare i suoi segreti. A nessuno, a parte Luigi. Quel ragazzo calabrese dal taglio di capelli stravagante lo aveva capito fin dal primo giorno. Luigi si presentò a casa con una giacca di pelle ornata di borchie ed una maglietta degli Oasis, con tanto di chitarra al seguito. Alex ricordava ancora quanto si fosse sentito in imbarazzo ad aprire la porta con la solita tuta e le ciabatte con i supereroi. Luigi ci fece caso, sorrise e gli porse la mano con una tale sicurezza da spiazzare il ragazzo con la bandana. Mentre gli mostrava la cucina, cominciò a chiedergli cosa gli piacesse fare, lo interrogò sulle sue passioni e finì per firmare il contratto. La loro convivenza non era sempre stata rose e fiori. Alex odiava il disordine e Luigi non era certo un precisino, ma infondo si volevano davvero bene.

Il loro rapporto si rafforzò in una giornata umida di Ottobre, quando Luigi, rientrando dal conservatorio, non trovò Alex nella sua stanza, come era solito fare. Cominciò a chiamarlo, ma l'unico suono udibile era quello dei conati di vomito dall'altra parte della porta del bagno chiusa a chiave. Luigi cominciò a dimenarsi, sbattendo i pugni sulla porta, fin quando Alex decise di aprirgli. Il ragazzo era steso su di un fianco, con le ginocchia al petto e le guance rigate da fiumi di lacrime. Luigi si accomodò accanto all'amico, carezzandogli i capelli e promettendo che tutto si sarebbe sistemato.

Alex soffriva di bulimia da quando aveva dodici anni. Tutti i suoi amici amavano fare sport, mentre lui preferiva di gran lunga comporre musica e scrivere testi di canzoni dentro a quelle quattro mura della sua stanza, interamente ricoperte dai poster dei suoi idoli del tempo. Le giornate passavano e il giovane Alex sentiva che solo la musica poteva salvarlo da quella solitudine profonda. Uno dei suoi amici più stretti, di punto in bianco, decise di cominciare a deriderlo per la pancetta e i fianchi arrotondati che tentava di nascondere sotto a felpe larghe, di almeno due taglie più grandi. Di lì a poco, il delirio. Cominciò a punirsi per le merendine mangiate a merenda, vomitava dopo ogni pasto piagnendo come un bambino indifeso. Ogni conato di vomito era una parte di sè che lo abbandonava, portandolo alla deriva nel mare della disperazione, quella stessa disperazione che lo aveva condotto sull'orlo del precipizio.

Non si era mai liberato di questo fardello, mai del tutto. Quando l'ansia cresceva, per via degli esami o per qualunque altra cosa, quella strana vocina nella testa tornava a deriderlo, a ricordagli di quanto quel suo corpo fosse orrendo. Luigi provò ad aiutarlo, ma Alex non voleva sentirne parlare di psicoterapia. Dopo innumerevoli discussioni in cucina, il ragazzo con la bandana aveva prenotato il suo primo appuntamento da uno psichiatra. Era un piccolo traguardo.

TIENIMI STANOTTE / LUIGI STRANGIS Where stories live. Discover now