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"Ripetimi ancora una volta perché sono qui, papà" disse Harry, fissando lo schermo del cellulare nella speranza di ricevere un messaggio che lo potesse distrarre da quella che si prospettava una serata di merda.

"Non iniziare, Harry. Siamo venuti qui per cenare, non dovrai nemmeno sforzarti di fare bella impressione. Basta che ti guardi un po' intorno e vedi se ti piace questa gente" rispose Des, suo padre, sbattendo la portiera dell'auto e sistemandosi la giacca.

"Sì, tesoro. E poi qui fanno un ottimo risotto, a te piace tanto" intervenne sua madre, Anne, scendendo dalla macchina e cercando di stare in equilibrio sui tacchi su quel terreno di ghiaia.

Harry non rispose ma, dopo aver ruotato gli occhi al cielo, sollevò lo sguardo dal cellulare e si guardò intorno. Il ristorante si trovava in mezzo al nulla, apparentemente: l'unica cosa che li circondava era l'aperta campagna e quella che portava al locale era una stradina non asfaltata. Nel momento in cui attorno alla testa di Harry iniziarono a ronzare decine di moscerini, il ragazzo, sbuffando, si avviò verso l'entrata del ristorante senza aspettare i suoi genitori, occhieggiando le altre persone che erano state invitate a quella cena del partito di Des. Suo padre era qualcosa come il braccio destro del capo-partito e voleva introdurre Harry in politica, per questo lo aveva costretto ad andare a quella cena, così come faceva da molti anni.

Erano tutti vestiti eleganti, soprattutto le donne, con i loro abiti lunghissimi e luccicanti. Harry si sentiva un po' fuori posto con i suoi jeans neri e una camicia a quadri marroni, lasciata aperta sul petto. Indossava anche un Fedora che, nonostante le lamentele di suo padre, non aveva intenzione di togliersi per tutta la durata della serata.

Arrivato davanti alla porta di vetro del ristorante, si arrestò e aspettò che i suoi genitori lo superassero ed aprissero l'uscio per lui. All'interno del locale lo investì un piacevole calore e le sue narici furono invase da un delizioso profumo di cibo. Seguì Anne e Des al tavolo in cui il capo-partito li aveva posizionati e scoprì che era proprio il suo, quello di Basil Tomlinson. Bene, un'intera serata a sentire quel vecchio rimbambito blaterare di lavori di restaurazione nella loro città, parchi giochi per bambini e panchine per anziani. Harry decise che il balcone sarebbe stato il suo migliore amico per quella sera; l'aveva adocchiato appena entrato, credeva si affacciasse su un giardino interno al ristorante e, siccome i loro tavoli erano al secondo piano della struttura, la vista non sarebbe stata per nulla male. Sarebbe potuto uscire lì per fumarsi una sigaretta, se si fosse rotto le scatole prima del previsto.

Dopo essersi seduto alla sinistra di sua madre, sfogliò frettolosamente il menu, sbuffando alla vista dei nomi improponibili con cui avevano nominato piatti come una semplice pasta al pomodoro o del roastbeef. Avrebbe preso il risotto ai funghi, comunque. Harry, al ristorante, era come uno di quei bambini che si fanno cucinare cotoletta e patatine fritte solo per loro.

"Se vuoi da bere puoi prendere qualche sorso del vino che ordiniamo io e tuo padre" gli sussurrò sua madre, facendo subito dopo un sorriso di circostanza alla moglie di Basil Tomlinson, che si era appena accomodata di fronte a loro.

"No, prenderò un'aranciata" disse con tono annoiato Harry, stravaccandosi sulla sedia e guardandosi intorno con aria disinteressata. Magari sarebbe arrivato qualcuno della sua età con cui fare conversazione.

"Non hai più dieci anni, Harry..."

"Ricordalo a tuo marito quando mi obbligate a venire a queste cene del cavolo. Mi trascinate in giro come se fossi un giocattolo da molto prima che avessi dieci anni, perciò non ho intenzione di cambiare il mio menu se voi non cambiate mascotte" concluse, tirando fuori il cellulare e mettendosi a fare un gioco online.

Neanche a dirlo, in meno di un minuto Harry fu circondato da tre bambini che volevano giocare con il suo telefono. Pur di non soccombere alla noia, nell'attesa che arrivassero tutti gli ospiti, prese l'unica bambina dei tre sulle gambe e lasciò ai due maschietti il cellulare.

I bet you think about me - L.S.Where stories live. Discover now