Tornato a casa mi getto sopra il mio letto da una piazza e mezza. A casa non c'è nessuno e di cucinarmi una pasta scotta non è che ne abbia troppa voglia, sono così pieno di pensieri che non riuscirei nemmeno a mangiare qualcosa comunque. Il problema è sempre lo stesso. Che cazzo è quest'amore di cui tutti i miei coetanei sembrano ossessionati e così cultori e capaci? Ho chiesto a Leo, ho chiesto a Giovanni, ho persino chiesto a mia mamma ma nessuna risposta mi è sembrata abbastanza soddisfacente. Sembra quasi che io non sia effettivamente innamorato di Virginia e il pensiero sta prendendo, neanche più troppo sorprendentemente, piede nella mia testa. Sconfortato mi affido alla mia ultima risorsa, il posto dove trovi tutte le informazioni del mondo senza dover fare domande scomode o imbarazzanti: Google. Apro il mio computer e dopo aver inserito la password mi accingo a scrivere su Google "Sintomi innamoramento". Come se fosse una malattia appunto, la ricerca più scientifica possibile. Confrontando le risposte dei vari siti web, con una grafica incentrata sul rosa e indirizzati ad un pubblico femminile con pessimi gusti in fatto di design grafico, concordano tutti che i sintomi descritti da Giovanni sono quelli più corretti. Nervosismo, farfalle allo stomaco, imbarazzo, fatica ad addormentarsi e il pensiero costante della persona amata. Io però non provavo nessuna di queste cose per Virginia, che mi fossi sbagliato? Se non fossi destinato ad essere il suo ragazzo ma solo un suo amico? Per sicurezza continuo le ricerche su Google scrivendo cose tipo "Come si fa ad innamorarsi di una ragazza?" oppure "Non mi piace baciare la mia ragazza, che significa?". Infine, quasi per caso finisco per scrivere "Preferisco stare con un mio amico che con la mia ragazza". Scorro i link che Google mi propone come soluzione e scorgo un test che si chiama "Gay test: scopri la tua percentualità di omosessualità". Sinceramente non so cosa mi abbia spinto a fare questo test e quelli a seguire ma credo di essere abbastanza disperato da tentare strade che non avevo mai nemmeno preso in considerazione. I primi test davano risultati con percentuali sopra il cinquanta per cento come 63%, 71%, 68% mentre il quarto se né uscito con un termine a me sconosciuto; bisessualità. Un piccolo angolino della mia mente stava già bisbigliando qualcosa mentre rispondevo sì a domande del tipo "Ti piacerebbe baciare un amico del tuo stesso sesso?" ma ora che la schermata di Wikipedia è aperta con la voce bisessualità mi si apre un mondo. Bisessualità significa provare attrazione verso entrambi i sessi e tutti i generi e mi sembra il termine perfetto a descrivere qualcuno come me, a cui le ragazze erano sempre piaciute ma sembravano sempre troppo poco. Ecco la risposta, era così semplice, mi piacevano anche i ragazzi. Però il problema iniziale era lo stesso e finalmente aveva un riscontro decisivo, non era innamorato di Virginia. Prendo il telefono e compongo il suo numero, aspetto qualche squillo prima di sentire la sua voce allegra rispondermi.
«Virginia stai tornando verso casa?»
«Sì, sono appena salita sull'autobus, perché?»
«Potresti fermarti da me? Devo parlarti di una cosa importante.»
«Oh, okay. Tra quindici minuti sono lì.»
Sapevo dalla sua voce che Virginia aveva intuito che sarebbe successo qualcosa di brutto ma non né io né lei potevamo evitarlo, era giusto essere chiari con lei e non ferirla più di quanto stavo già facendo. Sono stati i quindici minuti più lunghi e stressanti della mia vita. Fissavo l'ora sopra lo schermo del telefono incessantemente, correndo subito a portare in camera due bicchieri e il succo preferito di Virginia per offrirle qualcosa da bere prima di cominciare a parlare ma l'ora sembrava non voler cambiare di nemmeno un numero. Ad un certo punto, immerso nella mia concentrazione nel sistemare perfettamente le lenzuola del letto per farle restare senza una piega, il campanello suona e io sobbalzo lanciando un gridolino acuto. Mi precipito giù dalle scale per aprire a Virginia e cerco di fare un sorriso quando la vedo varcare la porta di casa e dirigersi verso la mia stanza, dopo essersi tolta le scarpe all'ingresso, come ha sempre fatto. Fa strano vederla percorrere le scale in silenzio, mi sembra quasi una fine e non voglio che il mio rapporto con lei finisca in questo modo, solo perché non sono innamorato. Comincio a torturarmi le mani mentre entriamo in camera e le offro del succo, rempiendo i due bicchieri e portarli sopra il vassoio sul letto.
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Ti am*
RomanceWilliam trascorre una vita normale. Ha una bella ragazza con cui si frequenta, degli amici con cui uscire e un rapporto basico con sua madre, né troppo buono né troppo cattivo. Ma forse tutto questo è una facciata sottile come vetro, pronta ad infra...