Capitolo 28

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    CHRISTIAN/PRESENTE

Jacob viveva da solo in una casa a schiera a Knightsbridge. La proprietà era della sua famiglia da generazioni. Potevo sentire il peso della storia mentre apriva le doppie porte. Il solo ingresso conteneva più arte e mobili antichi di un museo. Mi tolsi la giacca,facendo attenzione a non far cadere i vasi della dinastia Ming ai miei lati.

Un tappeto turco ornato conduceva al salotto. Era tutto quello che mi aspettavo e anche di più. Un lampadario di perline scintillava al centro della stanza come una supernova. Le pareti a pannelli, i divani, il divano e i cuscini di seta erano tutti d'avorio con bordaturedi bronzo. Gli armadietti e doardiani e i tavolini erano di una ricca quercia laccata, e i drappi a nappe, pesanti, di velluto e blu reale.Non c'era un centimetro del posto che non fosse grondante di lusso.

Jacob scivolò verso l'armadietto dei liquori. "Cognac?"

Non avrei dovuto bere più nulla quella sera, ma dissi di sì.

C'erano statuette e foto incorniciate di ballerini su ogni superficie.Sembravano lapidi, piccoli cimiteri di ricordi. Pensavo di aver vistouna foto di Mattia ma era Alessandro. Era in calzamaglia nera e un body bianco, in piedi in quinta posizione con la sua piccola mano sulla sbarra. Non era stata scattata alla RBS. Doveva essere uno studio a Parigi dove Jacob lo aveva allenato privatamente. Mi guardai intorno e mi resi conto che c'erano decine di foto di Alessandro: nello studio, in costume, sul palco, dietro le quinte. C'erano anche foto personali di Jacon e Alessandro su una spiaggia nel sud della Francia, nella sua casa a Parigi, abbracciati a un gala.

Avevo dimenticato quanto fossero legati. Povero Jacob. "Mi dispiace molto per la tua perdita" dissi, abbracciandolo. Mi sentivo in colpa.

Ero qui a lamentarmi della mia rottura con Mattia per tutta la sera,mentre Jacob stava ancora piangendo la perdita del suo allievo più caro.

"È stato uno shock". Si sedette sul divano e tenne il cognac con entrambe le mani. "Impiccagione. Che modo orribile di morire. La corda non gli ha spezzato il collo, sai. È morto strangolato. Penso a quanto tempo ci deve essere voluto. Mi tiene sveglio la notte".

Era quasi esattamente quello che Mattia disse del suicidio di Alessandro.Nessuno dei due sembrava chiedersi perché l'avesse fatto. Io me lo chiesi.

"Hai fatto così tanto per lui mentre era ancora con noi".

"Sì, e nella morte. I suoi genitori mi hanno chiesto di fare l'elogio alsuo funerale". Languidamente, Jacob incrociò una gamba sull'altra.

Continuai a vagare tra i suoi ricordi. C'erano diverse foto di sua moglie Irina, e di Boris Polzin con cui aveva ballato al Balletto dell'Opera di Parigi. C'erano anche altri studenti. Aveva fatto da mentore a un ragazzo alla RBS prima di Alessandro, e ad altri quattro ragazzi all'École de Danse de l'Opéra. Sissi aveva ragione. Lui prediligeva i ragazzi. Ma non era una cosa insolita, vero? Jacob era un ballerino maschio, probabilmente si sentiva più legato ai ragazzi perché si vedeva in loro. Quello che trovai insolito fu che non c'erano foto di Mattia.

Sapeva cosa stavo cercando. Jacon si avvicinò alla libreria e tirò giù una piccola cornice d'argento.

"Ecco il piccolo diavolo. Ne avrei scattate altre ma Mattia odiava essere fotografato. Non ha voluto sorridere nemmeno per questa.L'ho scattata durante il nostro viaggio a Parigi".Il Mattia che ricordavo aveva sempre un enorme sorriso da rana nelle foto.

Quando presi in mano la cornice d'argento i miei occhi si allargarono. Era un bambino.Carnagione cremosa, guance paffute,labbra rosa imbronciate e un mento ostinato, sotto una massa di riccioli selvaggi. Sembrava impossibile che fosse mai stato così giovane. Non riuscivo a smettere di fissarlo.

Flightless Bird || Zenzonelli EditionWhere stories live. Discover now