CAPITOLO 10

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Era passato un mese da quando io e Jungkook ci eravamo buttati in quella strana situazione.
E se con lui le cose andavano decisamente bene, lo stesso non potevo dire del mio lavoro.

Quelli che stavo passando, erano i giorni più traumatici della mia vita.
Eravamo sommersi di lavoro e Hoseok, rese questo Giovedì il più orrendo di sempre.
Il castano aveva deciso di non venire per non si sa quale motivo.
Mio padre era furioso, e dal momento in cui misi piede in ufficio, venni trascinato via proprio da quest'ultimo che non la smetteva di darmi ordini su ordini.

Dovevo fare anche il lavoro di Hobi e stavo per collassare dopo aver passato tutta la mattina davanti al computer.
Per fortuna tra pochi giorni ci sarebbero state le vacanze di Natale e potevo concedermi qualche giorno di assoluto relax, anche se mia madre mi aveva ordinato di dormire a casa dei miei per la Vigilia e il giorno di Natale.

Stavo male solo al pensiero.

Quando, finalmente, la pausa pranzo arrivò, come di consueto, me ne stavo nella mia solita caffetteria con Seokjin, che non voleva saperne di raccontarmi quello che era successo quel famoso sabato sera e cosa centrasse Hoseok in tutta quella storia. Era da ormai un mese che gli chiedevo sempre la solita cosa, ma lui sviava il discorso o diceva semplicemente che non voleva parlarne.

Il volto del mio amico era scarno e i suoi occhi persi nel vuoto. C'era qualcosa che non andava ma, il ragazzo non mi disse nulla e cominciò a mangiare il suo sandwich in silenzio.
Quella situazione mi stava portando al limite.
Ero già stanco per tutto il lavoro svolto, stanco di mio padre e stanco pure delle assurdità che Jimin e Yoongi non smettevano di dire sulla situazione con Jungkook.
Che ne sapevano loro se era proprio quando me ne stavo con quel corvino impertinente che i miei problemi sembravano sparire.
Quando quella sera, ormai di un mese fa, tornò consegnandomi quel portafoglio avevamo scopato in ogni angolo di casa mia.
Non avevamo parlato di nulla.
C'eravamo solo noi e quel silenzio riempito dai nostri gemiti infiniti.
E poi lui se n'era andato senza nemmeno dirmi una parola e, come al solito, a me stava bene così. Ci stavamo solo usando a vicenda per sfogare la nostra frustrazione. Non c'era bisogno di conoscerci di più per essere quello che eravamo.
Da quel giorno ci vedevamo non appena avessimo quei minuti di libertà per divorarci e stare insieme.

Erano i miei pochi attimi di calma.

Quando questa mattina arrivai in azienda, era tutto un gran casino. Mio padre urlava, facendo spaventare e anche i poveri stagisti che non vedevano l'ora di scappare a gambe levate ogni giorno.

Due scrittori avevano lasciato la nostra casa editrice perché contattati da altre e avevano semplicemente scelto di andare via, visto che il contratto con noi stava ormai per scadere e non avevano proprio l'intenzione di rinnovarlo.
Mio padre, ovviamente, non l'aveva presa per niente bene e incolpò ognuno dei suoi dipendenti di non saper svolgere il loro lavoro correttamente e che era per questo che gli scrittori erano andati via.

Seokjin era quello che la stava vivendo peggio, nonostante i suoi problemi, cercava in tutti i modi di calmare l'ira di mio padre e ne risentiva più di tutti.
Il bastardo aveva sempre la sporca abitudine di prendersela sempre di più con lui rispetto a tutti gli altri.

Era tutto un vero e proprio casino.

«Non ce la faccio più, Tae» mi disse improvvisamente il mio amico.

Lo fissai negli occhi, sembrava così spento e triste e io mi sentii male per lui, per qualsiasi cosa stesse passando.

«Mi dici cosa ti succede?»

Lui mi guardò intensamente e si prese alcuni minuti per valutare se dirmelo davvero oppure no.
Sospirò e abbassò di nuovo gli occhi.
«La mia vita sta andando a rotoli. Tuo padre non mi concede un fottuto giorno libero, non riesco a respirare»

Give Me Your Forever | Taekook Where stories live. Discover now