Capitolo V

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Serena ed Anita attraversarono in silenzio il corridoio delle camere femminili del Santa Maria. Le due camminavano in silenzio seguendo la giovane donna, Valeria, la quale accompagnava le due ragazze alla sala di terapia di gruppo.

Durante la seduta di gruppo i pazienti si riunivano in cerchio nella sala magna. Si sedevano su delle sedie formando un grande cerchio in cui, invece, sedeva lo psicologo, un uomo che superava di poco la quarantina d'anni.

Aveva i capelli brizzolati, che non gli donavano affatto un aspetto più vecchio ma, anzi, lo rendevano più affascinate, la barba era rada.

Quando le due ragazze entrarono in sala magna, Valeria le salutò. Prima di andarsene accennò un segno di saluto con il mento allo psicologo, il quale era già seduto sulla sua sedia e accerchiato dalla maggior parte dei pazienti.

“Ciao, ragazze” sorrise l'uomo. “Accomodatevi, accomodatevi. Lì in fondo ci sono delle sedie libere, prendetele e unitevi a noi. Ragazzi, fate spazio. Anita e Gennaro non iniziate a litigare, Gennaro fai spazio ad Anita, non siamo all'asilo”.

Serena, intanto, mentre guardava la scena, non si era mossa di un solo centimetro da dove l'aveva lasciata Valeria.
“Oh, tu sei la ragazza nuova” disse lo psicologo, alzandosi in piedi.

Serena spostò lo sguardo da Anita a quello che doveva essere Gennaro, il quale stava infastidendo la prima toccandole di continuo le ciocche di capelli.

Poi, Serena poggiò lo sguardo sullo psicologo, il quale subito si presentò.
“Molto piacere, io sono Antonio. Vieni, vieni”.

La ragazza avanzò verso quel cerchio di persone estranee.

“Davide, fai un po’di spazio”.

Il ragazzo, in silenzio, si spostò un po’più a destra e la ragazza che sedeva di fianco a lui un po’più a sinistra, così Serena si sedette tra i due, su una sediolina, che un altro ragazzo le portò gentilmente.

“Bene, allora, presentati. Parlaci brevemente di te, Serena” fece lo psicologo.

Lei che parlava di sé? Non esisteva.

Lei non parlava mai con nessuno della sua persona, di quello che le piaceva, di quello che non le piaceva e, con molta franchezza, non aveva mai avuto il desiderio di farlo. Non ne trovava il motivo.
Ma per non fare la figura della sciocca, provò a dire qualcosa che avesse un senso.

“Sono Serena, Serena Cirillo e ho diciassette anni”.

“Dove abiti?”.

“Abito nelle vicinanze del Duomo, nel quartiere di Forcella”.

“E si vede” rise sotto ai baffi Anita, la quale era seduta difronte a Serena dal lato opposto del cerchio.

“E poi” riprese l'altra come se niente fosse stato detto. “Ho una sorella più piccola di me, si chiama Luna e... e… basta”.

“Molto bene, Serena. Spero ti troverai bene tra noi. Lo speriamo tutti, vero ragazzi?”.

Alcuni risposero con un ‘sì’ all'unisono che sembrava quasi sincero, altri niente.

Certo, come no, pensò Serena.

“Allora, chi vuole iniziare oggi? Qualcuno ha qualcosa da raccontarci? È successo qualcosa di interessante negli ultimi due giorni nei quali non ci siamo visti? Niente di interessante, no, ragazzi? Nemmeno di non interessante? Eh? Non siate timidi ragazzi, qui nessuno giudica nessuno, questa è solo una semplice chiacchierata. Vuoi iniziare proprio tu, Serena?”.

Lo sapevo, pensò la ragazza.

“Beh… cosa dovrei dire?”.

“Tutto ciò che vuoi, è una conversazione libera, questa”.

“Bene” alzò spallucce Serena. “La mia camera è troppo luminosa e non mi piace e nemmeno la mia compagna di stanza. E, con grande franchezza, non mi piace qui, ci sto solo per una persona. Ah, e il direttore è un grandissimo stronzo”.

Dopo l’ultima frase pronunciata dalla ragazza, tutti i presenti scoppiarono a ridere, mentre lo psicologo cercava di rimanere composto e il più serio possibile, mordendosi il labbro inferiore per non abbandonarsi, anche lui, ad una fragorosa risata.

“Okay, okay ragazzi, ricomponetevi per favore”.

“Antò, ma il signore direttore veramente è uno strunzo” ribattè Gennaro in napoletano facendo ridacchiare un po'tutti.

Anita, di fianco a lui, lo squadrò dalla testa ai piedi con aria di sufficienza.

Per fortuna, che non guarda solo me così, pensò Serena.

“Adesso tralasciamo le vostre considerazioni sul direttore, dalle quali mi astengo assolutamente. Comunque grazie a Serena per la sua… limpida sincerità. Ci sono altri che vogliono raccontarci qualcosa? Mmm… Irene? Vuoi provarci a dire qualcosa?”.
Lo psicologo si riferiva alla ragazza che sedeva di fianco a Serena.

Quest'ultima la scrutò e si rese conto di quanto fosse magra. Si soffermò a fissare le sue gambe snellissime fasciate da dei leggins neri. Il suo sguardo salì sulle dita gracili gracili  della ragazza e poi… poi c'erano i suoi polsi sottili, che solo a guardarli sembravano spezzarsi.

La vita anch'essa era sottile e il seno ancora poco sviluppato. Quella ragazza non aveva più di sedici anni, scommise tra sé e sé Serena. Il collo era lungo e magro. Il viso, invece, non riusciva a guardarlo bene, a causa dei capelli lunghi che le coprivano una parte del volto.

“Oggi, mi sento più bene de solito”.

“Oh, questa sì che è una bella notizia” sorrise lo psicologo. “Hai voglia di dirci anche il perché?”.

“Beh… in realtà non so perché, ma quando mi sono svegliata, mi sono affacciata alla finestra e… ho visto il sole. Il sole mi riempie di gioia e… ispirazione”.

“Che bello sentirti dire queste cose, tu cosa ne pensi, Emanuele?”.
Lo psicologo si voltò dall’altra parte del cerchio e fissò un ragazzo dall’aspetto trasandato e con il cappuccio della felpa tirato sul capo.

Ci fu una pausa di almeno dieci secondi nella quale nessuno fiatò, nel mentre Serena lanciò uno sguardo al ragazzo che le sedeva di fianco.

Con i suoi occhioni azzurri scrutava un po’tutti, quello sguardo sembrava, però, spaventato.
Serena abbassò gli occhi sul piede destro del ragazzo, che continuava a muoversi, incessantemente.
Il ragazzo lo muoveva dinanzi a sé, e lo batteva, silenziosamente da sinistra verso destra e da destra verso sinistra.
Tre volte.
Per tre volte.
Serena le contò.

“Allora cosa pensi riguardo a quello che ci ha detto Irene, Emanuele?”.

“Niente, non penso niente”.


Spazio noce suprema

Ciao bellissimi, come state passando l'estate?
Io miei ultimi nove giorni a casa col covid🥲 presto però riavrò la mia libertà🗽

Spero tanto che la storia vi stia piacendo. Capisco che sia abbastanza diversa, e non solo a livello di trama, da My life is a comedy, però spero la stiate apprezzando.

Avete appena conosciuto gli altri personaggi della storia, ovvero: Gennaro, Irene, Davide ed Emanuele. Qual è quello che vi ispira di più?

Naturalmente avranno tutti il loro dovuto spazio, quindi riuscirete a comprendere ognuno di loro.

Vi voglio bene, a martedì💜








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