𝒻𝑜𝓁𝓁𝑜𝓌 𝓎𝑜𝓊

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words: 6.913 di Kakucho che fa il sottone
song: Follow You - Bring me the horizon


Izana non era una persona facile, questo Kakucho lo sapeva da tempo, fin da quel giorno di tanti, troppi anni prima in cui si erano incontrati per la prima volta. Izana era introverso, arrabbiato con il mondo, deluso dalla vita e da quegli adulti che avrebbero dovuto proteggerlo e che invece lo avevano calpestato più e più volte, fino a ridurlo ad un ammasso di cicatrici e cenere. Izana non era una persona facile, spesso Kakucho nemmeno riusciva a parlarci; lui si chiudeva a riccio e non lo guardava, gli voltava le spalle e tornava il ragazzino solo e scontroso di cui ancora non riusciva a liberarsi. A volte un muro insormontabile si costruiva tra loro e non c'era modo di scavalcarlo, eppure Kakucho non si era mai lasciato spaventare, né da quegli occhi ricolmi di odio, né da quelle lacrime di disperazione. Davanti ad un muro insuperabile, Kakucho si era costruito un piccone e lo aveva distrutto, mattone dopo mattone, il sudore sulla fronte gli cadeva negli occhi, tra le labbra e sapeva di dubbi ed indecisione: ne valeva davvero la pena? Ma Kakucho non si era fermato nemmeno davanti all'incertezza della sua stessa mente, i suoi colpi non vacillavano, non mancavano mai l'obbiettivo. Lo aveva distrutto decine di volte, quel muro, e lo avrebbe distrutto ancora cento, mille, se questo significava riavere lo sguardo dell'altro su di sé.
Izana era un enigma nascosto dietro a due iridi che a occhio estraneo sarebbero potute sembrare vuote, ma non a Kakucho. Non aveva mai visto occhi così espressivi, così vivi. Ne vedeva il dolore, la rassegnazione, quel barlume di speranza in un futuro migliore che nei momenti vulnerabili prendeva fuoco e diveniva desiderio, quasi preghiera.
Nessuno lo aveva mai visto piangere, solo lui.
Nessuno lo aveva mai visto fragile, spaventato, solo lui.
In qualche modo, essere l'unica persona al mondo a cui Izana permetteva di rimanergli accanto lo riempiva di una strana gioia, di un orgoglio che nessun altro trionfo gli avrebbe mai dato.
Izana non era una persona facile, a volte perfino Kakucho ne era spaventato, ma era una paura diversa da quella che gli altri provavano davanti alla sua figura. Kakucho aveva paura che Izana cedesse al dolore, che perdesse la guerra con il suo passato. Kakucho era terrorizzato dall'idea di vivere senza Izana e forse per questo, o forse per quel sentimento strano che lo mandava in subbuglio e gli rendeva impossibile pensare razionalmente quando gli era accanto, lo avrebbe aiutato a combattere la sua guerra, passo dopo passo.


"Come è andata?" Kakucho non distolse lo sguardo dalla strada davanti a sé, le mani strette al volante. Non aveva preso la patente da molto, in realtà nemmeno aveva mai pensato seriamente di prenderla fino a qualche mese prima, aveva sempre preferito i mezzi pubblici. Poi una sera, davanti ad un film western a cui non era minimamente interessato, Izana lo aveva guardato negli occhi per una frazione di secondo, prima di distogliere lo sguardo come imbarazzato e con voce strozzata gli aveva detto 'Ho trovato un terapista' e Kakucho non era mai stato così felice in vita sua. Izana aveva cominciato una terapia piuttosto rigida e lo psichiatra gli aveva severamente proibito di guidare qualsiasi mezzo avesse delle ruote mentre era sotto farmaci, e Kakucho si era iscritto all'esame per la patente senza pensarci due volte.
Il biondo sul lato del passeggero distolse lo sguardo dal finestrino.
"Guidi come una nonnetta"
"Ho la patente da un mese"
"Mi chiedo quanto tu abbia pagato l'esaminatore, perché quello che hai appena superato era un semaforo rosso." Kakucho imprecò, sapendo perfettamente che l'ennesima multa sarebbe arrivata nella sua casella postale da lì a poco. Non aveva mai detto di essere un bravo guidatore, comunque.
"Se non ti piace il mio stile di guida, puoi sempre chiedere a Ran" Il biondo rabbrividì.
"Piuttosto la morte"
"Non è così male"
"Già, dillo alle tre macchine che ha sfasciato l'anno scorso." Al ricordo Kakucho rise appena, una di quelle macchine apparteneva ad Izana e, seppure non fosse una macchina sportiva ma una di seconda mano che si muoveva ancora solo per miracolo, il biondo si era rifiutato di parlare con Ran per più di un mese. Izana era una persona che portava risentimento per molto tempo, era quasi certo che se Ran non gli avesse regalato una macchina più bella e costosa avrebbe rifiutato di parlarci fino alla tomba.
"Non hai risposto alla mia domanda. Va bene se non ne vuoi parlarne, non sentirti obbligato." Izana sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
"Perché sei sempre così gentile, mi fai venire il nervoso"
"Non è una cosa positiva?"
"Sì, ma vorrei prenderti a pugni comunque." Poi incrociò le braccia al petto, puntando lo sguardo di nuovo verso il paesaggio che sfrecciava dietro al finestrino.
"Dice che dovrei chiamarli." Kakucho mugugnò un assenso, segnalando all'amico di aver capito cosa intendesse.
"Cos'hai intenzione di fare?" Izana alzò le spalle.
"Forse potrei chiamare Emma, ma so che non è ciò che si aspetta quel vecchiaccio ficcanaso"
"Il vecchiaccio ficcanaso sa che il tuo problema non è con Emma, così come lo so anch'io e probabilmente il resto del mondo." Kakucho fermò la macchina vicino al marciapiede davanti all'appartamento dell'amico. Era una zona piuttosto brutta della città, se doveva essere sincero, ma sapeva che Izana era perfettamente capace di viverci come se fosse un quartiere di villeggiatura, dopotutto si era fatto riconoscere anche lì e la gente gli girava ala larga.
"Non chiamerò Manjiro." Spense il motore. Era diventata una routine nell'ultimo mese, passava a prendere Izana due volte a settimana, lo portava dallo psichiatra il Martedì e da un altro terapista il Giovedì, poi lo aspettava al parcheggio; lo riportava a casa e fermava la macchina davanti al portone per qualche minuto. A volte Izana gli permetteva di entrare nella sua testa e i secondi passavano uno dopo l'altro cullati dal suono delle sua voce, altre volte Izana non spiaccicava parola per tutto il viaggio e giunti a destinazione se ne stavano seduti in silenzio per un paio di minuti, poi il biondo lasciava l'auto con un semplice cenno della testa. Kakucho preferiva di gran lunga i giorni sì, ma non avrebbe dato in cambio nemmeno quelli 'no' per nulla al mondo. Si mosse sul sedile in modo che potesse rivolgergli lo sguardo senza impedimenti.
"Non farlo, allora." Izana alzò un sopracciglio, scettico.
"Non dovresti convincermi a farlo?"
"Ordinarti di fare qualcosa non ha senso. Funzionerà solo quando lo farai di tua spontanea volontà"
"E se non dovesse mai accadere?" Kakucho alzò le spalle.
"Hai vissuto fino ad ora senza Mikey, sono sicuro che sopravviverai." Rise appena, per allentare la tensione, ma sapeva che il biondo aveva compreso ciò che voleva dire. Ricordava ancora quando erano bambini, entrambi soli e abbandonati in un orfanotrofio squallido e triste; ricordava il viso luminoso di Izana ogni volta che Shinichiro passava a trovarlo. Non veniva spesso, ma quelle poche occasioni per un bambino solo al mondo erano sufficienti. Shinichiro era il suo intero universo, per anni aveva sperato che un giorno sarebbe arrivato per portarlo via per sempre, ma non era mai successo. Shinichiro aveva un altro fratello, oltre alla piccola Emma di cui aveva cominciato ad occuparsi. Mikey era suo fratello di sangue, era la luce e l'ossigeno per Shinichiro e per quanto facesse male essere al terzo posto, proprio infondo alla lista, Izana lo comprendeva. Lui non era nulla, un figlio illegittimo che nessuno aveva voluto e la cui esistenza era solo una vergogna, una macchia scura di un matrimonio ormai andato all'aria. Ma Shinichiro era stato così buono con lui, lo aveva fatto sentire amato, voluto. Non era durata molto. Shinichiro morì e lui sprofondò nella più completa solitudine, nemmeno un cognome a legarlo a lui.
Kakucho era tutto ciò che gli rimaneva.
"Cosa farebbe Shinichiro?" C'era stato un tempo in cui Kakucho si era sentito geloso dell'attenzione che l'amico riservava al fratello adottivo, un ragazzo con cui non aveva molto a che fare, un ragazzino che gli faceva visita forse spinto dal senso di colpa che non aveva nulla a che fare con lui e dal desiderio di correggere un errore che non erano state le sue mani a commettere. La gelosia lo aveva colpito in pieno viso un giorno d'inverno, la neve scendeva fitta e gli occhi di Izana brillavano come mai prima, la sua attenzione completamente rivolta a quel fratello che non aveva la forza di raccontargli la verità. Izana ci aveva creduto, ci aveva sperato per davvero di avere un luogo, una famiglia a cui appartenere, solo per vedersela strappare via dalla cruda realtà. Era solo un errore. Kakucho distolse lo sguardo, puntandolo verso il cielo che si stava già tingendo dei colori del tramonto, l'orologio sul cruscotto ad indicare l'ora tarda e l'inizio del suo turno a lavoro. Sospirò, avrebbe voluto avere più tempo, potergli dedicare ogni secondo della sua giornata. Ma si limitò a sorridere appena.
"Credo sarebbe felice di vedere i suoi fratelli insieme." Izana non proferì più parola. Scese dall'auto e sparì al di là del portone.

❝𝘍𝘰𝘭𝘭𝘰𝘸 𝘺𝘰𝘶 ❞  ➵ KakuizaWhere stories live. Discover now