Epilogo (I) - Uomo fragile.

1.7K 149 189
                                    


Uomo Fragile - E non so neanche tu chi sei [Reprise]





Prima della primavera, c'è l'inverno.

Prima di rinascere, bisogna morire.

Per quanto quella sorta di rivelazione che sembrava divina - ma in realtà tanto umana che ancora sento l'odore di bestia che mi invade le narici - mi abbia fatto comprendere in parte il tuo modo di agire, la tua necessità scappare via da una Roma che forse ti stava stretta, per quanto il tuo coraggio di affrontarti altrove abbia dato una piccola spinta anche a me per farlo, compiere davvero questo passo non è stato affatto facile.

Cambio vita.

Quante volte l'abbiamo pensato, detto, sperato?

In fondo sono solo due parole e, di base, il ragionamento dietro la nostra convinzione nel pronunciarle non è neanche chissà quanto complesso.

Sono insoddisfatto, infelice, non mi sento a mio agio: cambio vita.

Il problema sorge quando, al momento dei fatti, ci chiediamo: quanto siamo disposti a cambiare? C'è qualcosa che invece vorremmo tenere, della nostra vita? La nostra vita è tutta irrinunciabile, o siamo abbastanza forti da riuscire a sacrificarla tutta in vista di qualcosa di nuovo, ma ignoto? Abbiamo abbastanza tra le mani per poterlo fare, o dobbiamo partire da zero? Quanto mi annienterà questo partire da zero, prima di arrivare alla vita che vorrei davvero vivere?

Io queste domande me le sono poste tutte, e forse anche di più.

Per settimane hanno vorticato nella mia testa come un uragano.

Nel frattempo, però, attorno a me nulla è cambiato di una virgola - a parte le stagioni.

Quando l'adrenalina della sbronza e della litigata con Romeo ha abbandonato il mio corpo, quella notte, mi è bastato mettere piede dentro casa per ritrovarmi di nuovo a maledire quel letto che profumava ancora di te, quel balcone in cui risuonavano i tuoi gemiti, quel divano su cui poi ho passato tutte le notti successive, facendomi del male senza fare niente, attendendo qualcosa che, senza cercarmelo con le mie mani, non sarebbe mai arrivato.

E così, mentre ho lasciato che il tempo scorresse in una maniera tutta sua, l'autunno con le sue foglie dorate mi ha sotterrato, strato per strato, mentre l'inverno, durante il quale a Roma non nevica mai, mi ha lasciato zuppo, con l'amaro in bocca e quel freddo gelido nelle ossa che è penetrato con ancor più violenza perché non c'era nessuno a tentare di riscaldarmi.

O meglio, non c'eri tu.

Sotterrato nel mio stesso inferno, con i demoni a farmi compagnia, sono stato risvegliato improvvisamente da uno scossone, una piccola luce, una sorta di stella cometa, che - inaspettatamente - mi ha indicato una strada complessa da percorrere, assicurandomi però che alla meta mi avrebbe atteso un piccolo e luminoso miracolo.


Io non credo nei miracoli, per niente.

Eppure, dopo l'inverno c'è la primavera.

E se in inverno la vita si nasconde, si stanca, si ripara, rimane nei sotterranei per proteggersi dalla crudeltà del buio e del gelo, in primavera tutto esplode, rinasce, fiorisce, tutto torna in superficie, alla luce calda del sole, tutto danza al canto degli uccelli, tutto viene accecato dai colori vivi, tutto viene impregnato dal profumo dei petali.

ViolessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora