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11. ❲ 𝙸𝙻 𝚃𝙾𝚁𝙽𝙴𝙾 ❳



Era mattina.
Io insieme alle donne di casa, Steven e Conrad eravamo in cucina a fare colazione:
Belly e Jeremiah erano andati alla stazione del bus per prendere Taylor, che sarebbe arrivata a Cousins per qualche giorno.

Stavamo parlando animatamente del torneo di pallavolo, del ballo e un po' in generale di come stessero andando le vacanze.

"Allora oggi non andrai in barca con Cleveland?" Laurel pose la domanda a Conrad.

"No"

"È successo qualcosa?" Susannah provò ad approfondire la questione.

"No"

"Giornata monosillabica" sussurrai e a notare dallo sguardo che mi riservò il diretto interessato, probabilmente mi aveva sentita ugualmente.

"Semplicemente una parte della barca ha il legno tutto marcio, è inutile andarci in quelle condizioni" spiegò con un tono arrogante che veramente ti faceva venir voglia di prenderlo a sberle.
Roteai gli occhi al cielo per evitare di dire cose che avrebbero potuto scatenare una discussione.

"Potete farla finita?" domandò bruscamente Conrad dopo che stavamo tutti ridendo alle battute squallide di Steven.

"Ma dico io, sei uscito fuori di testa?"

"È agitato come il mare" commentai sorseggiando il mio frullato di frutta. Conrad mi lanciò un'occhiata omicida che ricambiai senza esitare.

"Direi che tu ti debba dare una calmata, vero Connie?" sua madre lo chiamò con lo stesso nomignolo che usavo io.

"Basta. Sono stufo" si alzò di scatto e con poca eleganza uscì dalla cucina, e poi dalla casa sbattendo la porta.

Tutti i presenti si girarono verso di me, con una faccia del tipo sai cosa fare.

"Oh andiamo! Perché devo seguirlo io?" sbuffai incrociando le braccia al petto.

"Lo domandi pure? Sbrigati" mi ordinò Steven. Spazientita mi alzai dalla sedia e uscii in giardino cercando Conrad.

Non c'era da nessuna parte quindi pensai che magari fosse uscito in strada; mi diressi verso l'uscita e finalmente lo trovai.

"Dove vai, mr suscettibilità?" cercai di attirare la sua attenzione ma lui restava di spalle. Mi avvicinai.

"Conrad? Conrad che succede?" mi allarmai vedendolo parecchio agitato, più di prima;
si era fermato nel bel mezzo del marciapiede e si toccava il petto.

"Non riesco a respirare" disse provando a tossire. Corsi nella sua direzione e cercai di aiutarlo.

"Conrad guarda me, concentrati su di me"
lo feci sedere sul muretto che si trovava alla nostra destra, lui annuì
"Bene, credo sia... un attacco di panico. D'accordo, respira con me. Uno" ispirai cercando di non agitarmi insieme a lui
"Due" espirai e vidi che lui mi seguiva.

"Uno, due" sussurrò seguendo le mie azioni.

"Stai andando benissimo, di nuovo" ripetemmo il procedimento per un altro pò di tempo.

"Ecco, così, perfetto" gli sorrisi vedendo che si era calmato.

"Conrad, che ti passa per quella testolina? Va tutto bene?" gli domandai sperando di ricevere una risposta.

Tirò su con il naso, aveva gli occhi lucidi e continuava a respirare con la bocca aperta, più fluidamente di prima.

"È per..." iniziò ma poi si bloccò
"Niente di cui tu ti debba preoccupare, va tutto bene" si passo la mano fra i capelli.

𝐊𝐢𝐬𝐬𝐢𝐧𝐠 𝐢𝐧 𝐭𝐡𝐞 𝐦𝐨𝐨𝐧𝐥𝐢𝐠𝐡𝐭 ┊𝘾𝙤𝙣𝙧𝙖𝙙 𝙁𝙞𝙨𝙝𝙚𝙧Where stories live. Discover now