5. Sole e luna

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Qualcosa era cambiato dopo quella sera, nonostante Simone si ostinasse a negarlo.

Era difficile da spiegare, ma dopo quella notte trascorsa sul balconcino a parlare di canne e legge morale c'era stato un profondo mutamento nel suo modo di vedere l'altro ragazzo.
Non lo avrebbe ammesso manco morto, ma quella sera Manuel si era dimostrato essere molto di più del tamarro coatto che gli aveva reso la vita difficile nelle settimane precedenti. La facciata da duro si era crepata per un istante, mostrando un ragazzo intelligente che aveva solo avuto un'esistenza sfortunata.

Ma Simone avrebbe preferito morire piuttosto che essere costretto ad ammettere una cosa del genere. Proprio per questo aveva iniziato ad evitare Manuel come la peste. Non voleva parlare con lui, specialmente di giorno: sentiva che se anche sotto i raggi rivelatori del sole il ragazzo gli fosse apparso come aveva fatto al chiaro di luna, quella versione di lui sarebbe diventata troppo reale, e avrebbe soppiantato quella molto più sicura e meno pericolosa che aveva ora.

Forse era un pensiero stupido, ma fino a quel momento era riuscito ad evitare il ragazzo con successo. Certo, il prezzo era stato trascorrere poco tempo con Lapo, e ciò gli pesava incredibilmente, ma sapeva che il pericolo era troppo grande.

E poi, ovviamente, suo padre aveva rovinato tutto.

Era partito tutto con commenti apparentemente disinteressati sul fatto che lui e Jacopo passassero poco tempo insieme, semplici osservazioni e suggerimenti che Simone poteva fingere di ascoltare e poi ignorare tranquillamente. In fondo, suo fratello aveva i suoi amici e lui i propri: non erano parte di un gruppo ed era giusto che ognuno si divertisse con la compagnia che preferiva.

Ma a un certo punto Dante si era stufato delle sue scuse ed era passato all'azione.
"Domani sera tu esci con Lapo e Manuel."
Il succo di frutta gli andò di traverso e si ritrovò a tossire rumorosamente prima di poter rispondere.
"Cosa?"
"Mi hai sentito. Domani sera si trovano con i loro amici in spiaggia, c'è una specie di festa credo. E tu andrai con loro."

Non poteva credere alle sue orecchie.
"Ma sei serio? Ma io devo uscire con Laura e Teo!"
"E invece uscirai con loro."
Non aveva mai odiato suo padre come in quel momento. Forse solo nei giorni dopo l'incidente.

"Mi spieghi perché non posso decidere io con chi uscire? Ho diciassette anni, non sette." disse, scocciato. Non aveva intenzione di uscire con gente che non conosceva, e ancor meno di uscire con Manuel.

"Lapo sente la tua mancanza." Ed ecco che suo padre faceva quello che sapeva fare meglio: far sentire in colpa le persone, risvegliare la loro legge morale ed invitarle ad obbedire al proprio imperativo categorico. "Lui non lo dice, ma gli manca passare del tempo con te. Sei stato il suo primo amico e tutt'ora sei il suo migliore amico, ha bisogno di te."
"Pensavo che il suo migliore amico ormai fosse Manuel."
"Nessuno potrà mai essere per Lapo quello che sei tu, Simò, e lo sai bene. Il vostro è un legame simbiotico: siete l'uno la metà dell'altro."

E grazie a suo padre e alle sue tecniche di manipolazione Simone si ritrovò la sera seguente a prepararsi per una festa in spiaggia al lido che Lapo e i suoi amici erano soliti frequentare.
Odiava tutto ciò, ma lo avrebbe fatto per il bene di suo fratello: per quanto suo padre potesse essere discutibile a volte, sapeva che se gli aveva imposto quella serata un motivo c'era.

Indossò una camicia bianca, che chiuse fino all'ultimo bottone, e un paio di pantaloni di lino leggeri. Poi si diede una sistemata ai ricci ribelli e si spruzzò un po' di profumo. Infine, dopo essersi guardato un'ultima volta allo specchio, uscì dalla propria stanza.

Sul pianerottolo trovò già Manuel, il solito sorriso sardonico dipinto in volto.
"Niente occhiali stasera Balè?"
Pensò che il soprannome facesse abbastanza schifo.
"Molto divertente."
"È un peccato. Te stanno bene."

Wonderland | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora