E.T., Katy Perry

Sospirai nello svegliarmi tra le braccia di Daniel: mi era decisamente mancato. Avevo riflettuto a lungo su quello che mi aveva consigliato mia madre, sul tornare a fare ciò che ci faceva stare bene, e mi ero resa conto che ci fosse un lato di me che lui ancora non conosceva a pieno; io mi stavo immergendo nella sua vita, ma lui ancora non aveva fatto lo stesso con me, in particolare, con il mio passato. Essere a San Francisco sarebbe stata una grande opportunità, in questo senso. Io avevo visto i luoghi di New York più significativi per Daniel, era il momento che lui conoscesse il più significativo per me.

Mentre preparavo il caffè, lo sguardo mi cadde sul cestino dell'immondizia, completamente vuoto dal giorno precedente, se non per i profilattici che avevamo usato. Mi faceva uno strano effetto, averli in bella vista, come se ci fosse qualcosa di sbagliato. Non ci avevo mai dato peso, prima, ma il fatto che fossero l'unico contenuto della spazzatura forse accentuava il mio disagio, come se una parte del mio cervello sussurrasse "Ecco cos'hai fatto. Ecco cosa non hai."

Non potevo negare che, di tanto in tanto, mi sentissi inadeguata, in quanto alla mia età mia madre aveva già avuto me, Nada fosse incinta, mentre io stavo iniziando a scoprire soltanto adesso quale fosse il mio posto nel mondo. Ero giovanissima, certo, ma guardarmi intorno, oltre al sentirsi chiedere da tutti quando mi sarei accasata e avrei costruito la mia famiglia, stava diventando pesante. E non era qualcosa che avessi potuto spiegare a Daniel, perché essere donna era diverso; si hanno certe aspettative, certe scadenze. Gli uomini non hanno mai avuto urgenza di avere dei figli, come se per loro fosse un optional, qualcosa che puoi volere come non considerare assolutamente nella tua vita. Per una donna, invece, diventava quasi tappa obbligatoria, come se fosse nella nostra natura, essere madri. Ormai non sapevo più se il mio desiderio di avere dei figli, in futuro, venisse da me o da ciò che mi era stato inculcato sin da bambina, vedendo attorno a me soltanto donne che erano diventate genitori. Non conoscevo qualcuno che non volesse avere dei bambini, nemmeno Zoey, per quanto scapestrata fosse, avrebbe voluto negarsi quella responsabilità.

Mi accarezzai la pancia in modo istintivo, improvvisamente consapevole che fosse vuota. Era come uno schiaffo in pieno volto; era qualcosa che davi per scontato, di cui non ti curavi, nell'arco della tua quotidianità, ma poi arrivava quel momento di realizzazione. Era stupido, da parte mia; in fondo, era stato così da sempre, quindi perché preoccuparsene proprio allora? Oltretutto, io e Daniel non eravamo affatto in una fase tanto stabile da prendere in considerazione di fare dei passi tanto grandi.

Scossi il capo e sbattei le palpebre, a riscuotermi e far retrocedere il velo di lacrime che mi si era formato attorno agli occhi. Preparai gli Eggo's e, nella scatola vuota, nascosi i preservativi, prima di gettarla. Adesso non sarebbero più stati un problema. Com'è che si dice, "lontano dagli occhi, lontano dal cuore."

Quando Daniel si svegliò, mi inchiodò al bancone della cucina per lasciarmi un lungo bacio, che mi fece ridacchiare.

«Sei di buon umore, oggi» gli feci notare, mentre si riempiva la tazza di caffè e addentava un waffle. Feci una smorfia; senza guarnizioni, non aveva un gran sapore.

Lui si strinse nelle spalle. «Che posso dire, il cielo è azzurro, gli uccellini cinguettano...» Mi rivolse un'occhiata in tralice. «E ho una donna meravigliosa con cui fare colazione. Che posso desiderare di più?»

«Il Ringraziamento ha sortito i suoi effetti» scherzai. «Pensavo di portarti in un posto, oggi.»

«Di solito sono io che organizzo le sorprese.»

«Avevi qualcosa in programma?»

«No.»

«Allora oggi lascia fare a me.»

𝑺𝑶𝑳𝑶 𝑫𝑼𝑬 𝑺𝑼𝑷𝑬𝑹𝑵𝑶𝑽𝑬Où les histoires vivent. Découvrez maintenant