13. Parlarti di me.

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Mi strattono i capelli diventati un po' più chiari a causa del sole, mentre cammino avanti e indietro in quella che è ormai diventata la mia stanza. Cerco di trovare un nesso logico, che purtroppo non trovo. Ander non può essere mio fratello. Lo stesso Ander con cui c'è quel rapporto di odi et amo, lo stesso Ander bipolare che non riesco proprio a tollerare, ma non sopporto neanche il fatto che non sia al mio fianco.

Istintivamente chiamo Leila per spiegarle la situazione. Da quando lei è andata via sembra esserci stato un uragano di eventi susseguenti così tanto importanti da scombussolarmi la giornata. La testa mi scoppia per i tanti pensieri e, purtroppo, il fatto di non riuscir a dormire molto bene non aiuta. Mi sento come sballottata da una parte all'altra senza aver la forza di reagire a niente di tutto ciò che mi accade intorno. Mi sento come se stessi guardando la situazione dall'esterno e, in questo momento, quanto vorrei esserlo.

«Non ci posso credere.» la voce della mia migliore amica fuoriesce dal piccolo schermo del mio cellulare illuminato, intanto che continua il mio viavai. Quasi mi preoccupo che il pavimento possa crollare a causa delle mie grandi e pesanti falcate su di esso, ripetute all'infinito. «Quindi è tornata tua madre e hai scoperto che probabilmente Ander è qualche tuo parente?»

Mi butto sul letto e mi copro gli occhi con le mani, sospirando. Da quella conversazione con mia madre non ho avuto molte risposte, ma ho scoperto che ci sono sempre più domande irrisolte che compongono la mia vita. Non so più cosa è vero, cosa non lo è e soprattutto non so più a chi credere e di chi fidarmi.

«Ley, nel caso in cui fosse così non sarebbe un parente qualunque...» prendo un lungo respiro. In questo momento mi verrebbe voglia di accendermi una sigaretta, cosa che non faccio più da molto. In qualche modo, tempo fa, mi faceva sentire meglio aspirare il tabacco per farlo fuoriuscire dalle labbra perché era come se i problemi si smarrissero nell'aria assieme al suo fumo. Sfortunatamente, non durava per molto. «Forse dovrei parlare con Ander prima di etichettarlo come un qualcosa.» guardo il soffitto. Lo faccio spesso quando penso. Non so il motivo. La risposta di Leila mi fa girare di scatto verso la direzione del mio telefono.

«Sì, credo sia una buona idea... ma come fai poi a guardarlo con gli stessi occhi? Voglio dire...» mi alzo dal letto controllando se c'è il pick-up di Ander parcheggiato. La risposta che mi do mentalmente è negativa, per cui decido di aprire la porta e dirigermi in cucina. La mamma dovrebbe riposare a quest'ora, mentre lui...probabilmente sarà uscito per delle commissioni. Prendo un bicchiere d'acqua e lei continua a parlare facendomi quasi strozzare. «...si vede che tra voi due c'è una forte intesa.»

Allora lo nota anche lei. Ad un certo punto, nell'arco di queste settimane, ho pensato di essere io la pazza a percepire determinate emozioni. Il fatto che lo dica qualcun altro dall'esterno, mi fa sentire rincuorata. Conoscendo la mia migliore amica, se non fosse stato così non me l'avrebbe mai detto. È la tipa che ti sbatte in faccia la realtà e non mi direbbe mai una bugia. Lei ride, ed io solo ora mi accorgo che mi sto mordendo il labbro inferiore.

«I tuoi occhi cambiano quando parli di lui.» mi prende in giro. «Hai quel luccichio in più.» mi chiedo se davvero sia così. Subito dopo ritorno in me. Non dev'essere così. C'è il rischio che il ragazzo che sta cercando di salvarmi dal giro di droga di mio padre, e lo stesso ragazzo che mio fratello ha interpellato per questo ruolo, sia il mio fratellastro.

«Sì, ma non posso...» la porta dell'ingresso si spalanca, facendo comparire la figura possente del ragazzo in questione, vestito completamente di nero. Ander è il tipo di ragazzo che ti fermeresti a guardare per strada e ne rimarresti a bocca aperta: labbra piccoline, piercing al sopracciglio, naso perfetto, occhi castani e capelli dello stesso colore. Mi sorride debolmente, facendo spuntare una fossetta a destra della sua guancia. Quelle fossette. Le sole capaci di farmi impazzire. Starei ore a guardarlo sorridere. Solo ora mi accorgo che ha delle buste della spesa tra le mani. Le appoggia sul tavolo continuando a guardarmi.

One step closer.Where stories live. Discover now