Il sogno

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Rivede Lessi sotto la tettoia di un'anonima fermata dell'autobus. Si stupisce di vederlo lì, con le braccia incrociate, la bocca chiusa in un silenzio che lei non conosce. Pensa che debba essere solo e questa condizione esistenziale lo porti ad esprimere la sua frustrazione con un broncio, un linguaggio del corpo che grida rabbia e aiuto. Poi, d'un tratto, rilassa le rughe del volto, si sistema la camicia nei pantaloni e tira fuori dalla tasca un carboncino. Lo stringe come fosse la mano di una donna. Prende a disegnare linee storte sul muro lì accanto, proprio vicino al palo della luce. Gioca con le ombre e con le crepe del cemento, disegna con una velocità e un dinamismo opposte allo stato pietroso di poco prima. Anche mentre disegna non emette alcun suono. Quello è un silenzio che invece Plotina conosce molto bene. Quante volte aveva disdegnato i rumori, lui, mentre si rinchiudeva nel mondo del ritratto e imprigionava lei nell'eternità del carboncino.

Quando ha immaginato di rivederlo – le migliaia di volte prima di andare a dormire, mentre passeggiava verso scuola, persino durante le serate con i suoi amici, o in una qualsiasi pizzeria – l'incontro era cosparso di sensazioni quali ansia, trepidazione e felicità, con un leggero pizzico di malinconia per insaporire il brodo. Le centinaia di conversazioni avvenute nella sua testa avevano tutte a che fare con sorrisi timidi, un leggero flirt e la commozione del ritorno celata da falsa spavalderia. Il loro solito modo di fare sarebbe riemerso come non fosse mai cambiato nulla. Credeva che una volta che gli occhi di lui si fossero posati sulla nuova immagine di lei, più cresciuta e più donna, la sorpresa non sarebbe riuscita a mascherare la familiarità. Credeva che le avrebbe sorriso, prima di tutto, e subito dopo che i suoi occhi si sarebbero accesi di speranza.

Ma quando lui la vede, sembra solo non preparato. Spaesato, persino confuso. La sua testa deve essersi improvvisamente svuotata.

Ecco perché mi sentivo così, dice Lessi con una voce che non è la sua.
Cosa?
Un'intercalare più che una domanda, quella di Plotina. L'ha spodestata. Lessi in questo non è cambiato.
Noterà che non sono truccata? A lui piaceva che non mi truccassi. Ricorderà che gli piacevo di più senza trucco o il tempo, e altri amori, gli hanno fatto dimenticare questo particolare? Noterà che porto le lenti a contatto o preferirebbe vedermi con gli occhiali?

Facciamo un gioco. Portami con te.

Plotina pensa sia un sogno invece Lessi è tornato nella sua vita. È sfacciato e impertinente, quasi spavaldo. Sa quale è il suo posto e ci torna come non lo avesse mai abbandonato. Sette anni, passati in bilico tra la fuga e il ritorno. 

PlotinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora