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Victoria sta per mettersi al letto quando sente bussare alla porta, sospira e va ad aprire, meravigliandosi quando trova davanti alla porta Joaquin.

"Ciao." dice lei, facendosi di parte così da farlo entrare.
"Ciao."
"È tardi, cosa fai qui?"

Saranno circa le undici e mezza di sera, credeva che lui stesse già dormendo dato che non ha risposto agli ultimi messaggi.

"A che ora sei tornata?"
"Erano le dieci." risponde.
"E perché così tardi?"
"C'è stato un problema tecnico." sospira, vedendolo ancora corrucciato.
"È perché abbiamo fatto le vacanze insieme che sei così sommersa di lavoro, non è vero?" domanda poi ad un certo punto, spiazzandola.
"Chi ti ha detto una cosa del genere?"
"È ovvio Victoria." dice.
"È così." mormora allora lei, sapendo di non poter mentire. "Ma non fa niente."
"Si che fa, ma sei scema? Sei sfinita e a malapena tieni gli occhi aperti."
"Sono stati 3 mesi bellissimi, è stata la più bella estate della mia vita e.. non mi importa se adesso c'è tanto da fare."
"Perché non mi hai detto niente?"
"Perché volevo stare con te." incrocia le braccia al petto.
"E che senso ha avuto se adesso riusciamo a malapena a sentirci per telefono?"
"È solo per i primi mesi, dopo--" viene interrotta.
"Quindi per un mese devo vedere poco e niente la mia ragazza?"
"Non ho detto questo." si difende.
"È la stessa cosa, Victoria, perché non lo capisci? Sono felice che tu sia così dedita al tuo lavoro e mi riempie di orgoglio sapere che stai riuscendo in tutti i progetti, ma non puoi dirmi che hai l'estate libera quando invece c'è un mucchio da fare e finire così da settembre fino a non so quando."

Sbotta e lei sente che non ce la fa più, non riesce a stare dietro a questa frenetica conversazione adesso che ha così tanta voglia di dormire e riesce a seguire a malapena il discorso.

"Basta." mormora, passando una mano sul viso stanco. "Tu non vuoi capire e basta!" sbotta poi.
"Adesso sei anche arrabbiata?!" inizia ad alzare anche lui la voce.
"Gli unici giorni liberi che avevo, li hai passati in trasferta in un altro stato o lo hai dimenticato?!"
"Non potevo sottrarmi dopo essere stato convocato!"
"È la stessa cosa che non posso fare io! Non posso dire di sì e dopo dire di no. Non metto bocca nel tuo lavoro e tu non mettere bocca nel mio."
"Avrei preferito passare una sola settimana in vacanza con te ma saperti tranquilla adesso! Invece mi hai mentito e continui anche ad urlare come una pazza!"
"Ho mentito perché volevo stare con te! Volevo che ci fosse un momento tutto per noi e basta!"
"Ci sarebbe stato comunque Victoria, perché devi parlare come se tutto possa finire domani?"
"ED IO COSA NE SO CHE NON SARÀ DAVVERO COSÌ?!" urla ancora più forte, girandosi poi per dargli le spalle e tornando nella sua stanza.

"Victoria!" la segue e riesce a tenere la porta aperta quando lei fa per chiuderla. "Non puoi scappare così da una conversazione!"
"Non ho più voglia di parlare con te." si siede sul letto ed asciuga le lacrime che sente spingere fuori.
"Che cosa volevi dire prima?"

Ma lei resta in silenzio, tiene lo sguardo basso e si morde nervosamente il labbro: desidererebbe non aver mai detto niente ed aver tenuto la bocca chiusa.

"Victoria!" poggia una mano sulla sua spalla e la scuote leggermente.
"Non lo so, non lo so!" scoppia. "Ogni volta che succede qualcosa di bello, dopo finisce tutto!"
"Ma di cosa stai parlando?"
"Vuoi che sia onesta? Va bene. Stiamo insieme da 7 mesi, ho fatto in modo che potessimo stare insieme un'intera estate perché ti amo e poi vieni qui, fuori di senno, per parlare di affari che non ti riguardano!"

Si pente subito di aver parlato ancora una volta, ma la stanchezza deve essere una brutta medicina da mandar giù se non permette di essere completamente lucidi.

"Tu hai dubbi, non è così? È per questo che hai detto quelle cose prima." arriva a dire lui.
"No Jo, non ho detto questo."
"È quello che intendi, Victoria." la blocca. "Hai pensato di aver corso troppo e non sei più sicura, questo è il succo della questione."

Non nega di averlo pensato qualche volta, ma ha sempre superato la cosa pensando al fatto che è ciò che vuole ed era ciò che voleva. Se sta così bene allora perché preoccuparsi? Ma questo Joaquin non lo capisce perché lei da per scontato che sia già così palese.

"Sono sicura, non dire stupidaggini." si mette in piedi e accarezza il suo viso, mentre lui si allontana. "Io sono sicura di amarti e di volerti con me, non prendere alla lettera ciò che ho detto."
"Lo hai detto, come posso non prenderlo alla lettera? Ti si è bruciato il cervello?"
"Jo--"
"Poco fa, quando mi hai urlato che potrebbe finire tutto domani perché non sei sicura e quando poi hai detto che le belle cose non durano, ti riferivi a quello che è successo con Luigi Persico?"

Ha pensato a quella questione quando lo ha detto, alla fine era terribilmente innamorata di Luigi ed ha sofferto quando ha scoperto dei suoi tradimenti. Non ha parlato presupponendo che Joaquin avrebbe potuto fare la stessa cosa, perché sa che è fatto di tutt'altra pasta, ma se anche lui si fosse stancato di lei per colpa di Victoria stessa? Luigi le aveva detto di non sopportare il suo lavoro, di odiare l'attenzione su di lei e tutto il resto. Joaquin le ha ripetuto le stesse cose, anche se in maniera diversa.

"Voi due non siete gli stessi."
"Peccato che non ci credi nemmeno tu." commenta ed esce dalla stanza, venendo inseguito da lei.
"Joaquin perfavore!" riesce a fermarlo. "Non voglio litigare con te."
"Non hai detto delle cose da poco, non è più un semplice litigio." mormora e nei suoi occhi si legge la tristezza.
"Che cosa vuol dire?"
"Che non hai detto poco." ripete. "Ed io non voglio essere rimproverato perché tu credi di aver corso o perché credi che sia simile al tuo ex."
"Jo, io--" la blocca.
"Basta, ti prego, adesso basta. Vai a dormire, adesso."
"No, no, resta con me." lo continua a tirare.
"Ti chiedo una pausa Victoria, perfavore. Fammi metabolizzare quello che è successo questa sera, non sono calmo e non posso affrontare un altro discorso del genere adesso."

Ha ragione, lo sa ma non vuole che se ne vada. Si alza sulle punte e fa per dargli un bacio ma non sente nessuna reazione e abbassa lo sguardo quando lui si chiude la porta alle spalle. Scoppia a piangere, adesso che la stanchezza prende il sopravvento, fatica addirittura a ricordare quale siano state le sue parole esatte.

Azúcar y miel / Joaquin CorreaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora