Parte Due

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Sakusa era sceso in cucina ancora mezzo addormentato e aveva trovato la famiglia al completo riunita intorno alla tavola per la colazione. Conversavano amabilmente e Atsumu stava ridendo di gusto per una delle pessime battute appena fatte dal fratello. Kiyoomi non era riuscito a trattenere un sorriso. Poi si era avvicinato ad Atsumu gli aveva posato delicatamente una mano sotto il mento per alzare il viso del suo amato nella sua direzione e poi si era chinato per lasciargli un tenero bacio sulle labbra. " 'Orno." aveva detto per poi voltarsi e aprire la credenza per prendere la sua tazza.

Tutto quello che Atsumu riusciva a pensare in quel momento era:
"Non se ne è neanche accorto."

Atsumu era rimasto  di sasso. Non osava spostare lo sguardo per incrociare quello dei presenti. Stava meditando sul da farsi quando aveva sentito il rumore della tazza che si infrangeva sul pavimento.
"OMI!" Aveva urlato istintivamente in preda al panico.
Sakusa si voltò nella sua direzione, incrociò il suo sguardo e batté un paio di volte le palpebre. Atsumu riuscì  a leggergli in volto  la realizzazione di aver compreso quello che aveva appena fatto. Quando era entrato in cucina la sua postura era serena, ma adesso era completamente teso, un blocco di cemento.  La sua  espressione era diventata lo specchio di quella di Atsumu. Sakusa poi si era portato le mani al volto aveva biascicato un "porca puttana" e si era lasciato scivolare  contro la credenza e vi si era accasciato ai piedi portandosi le ginocchia al petto.
La sua famiglia non  era nuova a questo genere di crisi, quando era bambino erano purtroppo abbastanza frequenti, ma col tempo erano diminuite fino a quando da un anno quella parte non si erano più manifestate. Già, era da un anno che Sakusa non ne aveva. Doveva essere parecchio turbato per ricadere in quel baratro. Sua madre stava per alzarsi, ma Atsumu la precedette. Si alzò lentamente e con calma, evitando di fare qualsiasi rumore o gesto superfluo. Si voltò verso i commensali e fece loro cenno di non muoversi. Poi si rivolse a Kiyoomi.
"Hey, Omi. Tranquillo." Disse con voce pacata e rilassata. 
"Va tutto bene. Non è successo niente. Non hai fatto niente di male."
Sakusa tremava "Ma..." Aveva provato a dire senza sapere come continuare.
  Atsumu aveva fatto qualche passo verso di lui e gli aveva detto in tono gentile ma fermo:
"Guardami."  Sakusa scosse la testa. Atsumu non si  fece scoraggiare.
"Omi, su! Guardami. Va tutto bene, davvero." Sakusa non accennava a muoversi.
"Allora adesso mi avvicino, okay?" non gli rispose.
Mentre si avvicinava l'alzatore aveva notato che vicino al lavandino c’era un contenitore con del gel disinfettante lo aveva preso e se ne era versato un po’ sulle mani. Dopo essersele accuratamente  strofinate gli si era avvicinato.
"Omi. Sto per toccarti. È  tutto okay.  Ho sterilizzato le mani perciò  non devi preoccuparti."
Le uniche volte in cui c’era possibilità che Sakusa respingesse l’alzatore per colpa della sua fobia era proprio durante gli attacchi di panico. Atsumu gli si era seduto accanto e gli aveva  posato gentilmente una mano su una spalla mentre l'altra gliela stava spostando in un lento movimento circolare dietro la schiena, aveva letto da qualche parte che poteva essere d'aiuto se ci si trovava di fronte ad una persona che stava avendo una crisi di panico, non aveva sapeva se fosse vero, ma sperò con tutto se stesso che funzionasse. I respiri di Sakusa divennero più lenti e regolari. Si stavano armonizzano con il ritmo della sua mano. Atsumu sorrise.
"Omi, adesso però  devi guardarmi, okay? Non vuoi mostrarmi il tuo bellissimo viso? Voglio proprio vedere quei tuoi nei tanto adorabili. Lo faresti per me?"
Sakusa sembrava titubante, ma poi permise ad Atsumu di scoprirgli  il viso. Alzò su di lui uno sguardo triste e pieno di preoccupazione.
"Tsum-Tsum?"
"Sì?"
"Ho fatto un casino."
Atsumu aveva scosso lentamente la testa, poi gli aveva sorriso con affetto e nel mentre gli accarezzava una guancia gli aveva detto semplicemente: "Nessun casino. Adesso ci alziamo e risolviamo questa situazione."
Sakusa lo stava guardando con uno sguardo carico di dolore.
"Che c'è? Perché mi guardi in quel modo?"
Sakusa abbassò lo sguardo incapace di continuare a sostenere quello del fidanzato. Poi sospirando disse:
"Sono patetico."
"No che non lo sei."
"Sì invece. Avevo giurato a me stesso che non ti avrei mai più  mostrato questo lato di me eppure...eccoci qua."
Atsumu  gli fece alzare la testa per poterlo guardare negli occhi.
"Quando ho avuto quell'attacco di panico a inizio anno, pensavi fossi patetico?"
"Eh? Che c'entr-"
"Rispondimi. Ti sembravo patetico?"
"Certo che no. Avevi avuto quel tremendo litigio con Osamu e le cose per te erano difficili. Eri turbato era normale sentirsi sopraffatti."
Atsumu gli sorrise ancora. "Quel giorno... Per te… è  stato un peso occuparti di me?"
"Non essere ridicolo! Farei di tutto per te."
"Bene. Lo stesso vale per me. Quindi direi che questo problema lo abbiamo risolto.”
Dopo aver riflettuto per un attimo in silenzio l’alzatore riprese a parlare.
”Sai Omi, io e te siamo una coppia. È  questo che facciamo, ci sosteniamo a vicenda. Qualsiasi cosa diranno l'affronteremo insieme. Sono al tuo fianco e qualsiasi cosa accadrà io ti sosterrò."
Sakusa adesso era completamente calmo. Lo stava guardando intensamente, poi dopo averlo studiato un po',  finalmente gli aveva sorriso e aveva annuito. Atsumu era già in piedi e gli stava porgendo una mano per aiutarlo ad alzarsi. Sakusa aveva afferrato  la sua mano e approfittando dello slancio gli si era gettato addosso e lo aveva stretto a sé affondandogli il viso nel collo.
"Che cosa ho fatto di buono  per meritare tutto questo?"
Atsumu rise. "Minchia dici? Sono una palla al piede e tu lo sai bene. Ora non sei pienamente in te, ti pentirai di queste parole quando più tardi ti darò il tormento. "
Sakusa alzò  gli occhi al cielo. Strinse più forte Atsumu a sé e prima di allontanarlo gli sussurrò:
"È ora vediamo di risolvere questo casino."
Atsumu ricambiò  la stretta.
"Andrà tutto bene."
Kiyoomi gli prese la mano, la strinse forte e si voltò  per affrontare la sua famiglia. Sakusa sapeva che o affrontava di petto quella situazione o  sarebbe scappato per sempre.
"Mamma, papà, Kyo, Haru… Maki… Come avrete avuto modo di vedere io e Atsumu stiamo insieme. Da due anni. Non so se sono omosessuale, bisessuale, o qualsiasi altro sessuale... so soltanto che lui è  l'unica persona con la quale mi sento veramente a mio agio. Non so come sia possibile considerando che è il mio esatto opposto. È  un casinista, rozzo e arrogante, ma se c'è lui al mio fianco riesco a sopportare situazioni che di norma per me sarebbe impensabile superare. Mi basta sapere che lui è  nella mia stessa stanza, mi basta un suo tocco o un suo sorriso per farmi stringere i denti e tirare avanti. Io non  so perché, non so cos'è questo miscuglio di sentimenti che provo per Atsu, ma so che succede solo e soltanto per lui. È  odioso e fastidioso e insopportabile, ma allo stesso tempo il sol guardarlo mi fa stare bene e scatena in me strane sensazioni. Quando lo vedo tutto assorto nei suoi pensieri o alzare un pallone o stupidaggini del genere, sorrido tra me e me come un ebete e per questo lo odio e vorrei prenderlo a sberle e poi vorrei prendermi a sberle per averlo pensato. Ma mi fa stare bene. Per quanto sappia essere egocentrico e infantile è una persona estremamente sensibile e so di poter sempre contare su di lui. Insomma... io non sono proprio la persona più facile con la quale avere una relazione, ma lui non mi ha mai fatto pensare nulla. Neanche una volta.  Anzi, spesso per colpa delle mie debolezze gli ho involontariamente fatto del male... ma lui non si è mai tirato indietro. E io… per il mio, per il suo e anche per il vostro bene mi sto impegnando per affrontare le mie paure. Avrei voluto prepararvi alla cosa... lo so che forse per voi... insomma... il fatto che sia un ragazzo.-"
"Tesoro" lo interruppe la madre. "Basta così."
"Ma, mamma… "
"Tranquillo." Intervenne il padre. "Lo sapevamo già."
Adesso entrambi guardavano i Sakusa con tanto d'occhi.
"Beh... in realtà la conferma l'abbiamo avuta soltanto ieri. Ma sospettavamo qualcosa."
"Come?"
La signora sorrise. "Non hai mai parlato di nessuno come parlavi di lui quelle poche volte che ci facevi la grazia di aprirti un po'  con noi. Non ti sei mai spinto a prendere mezzi pubblici o ad andare in posti affollati se non era per qualche torneo di pallavolo. Hai permesso a qualcuno che non fosse Motoya di dormire nella tua stanza e ... ieri il modo in cui l'hai guardato quando è entrato... non avevi mai fatto quell'espressione al di fuori del campo. Sapevamo che non poteva essere un semplice amico. Volevamo aspettare che fossi pronto per dircelo. Perciò non abbiamo detto niente. Mi dispiace, forse avremmo dovuto."

Sakusa era sorpreso. Atsumu era arrossito, ma aveva in volto un ghigno tremendamente soddisfatto. Kiyoomi chiuse gli occhi e se li strofinò con la mano che non stringeva quella dell'alzatore.
"Dovevi proprio dirlo?" Chiese Sakusa depresso.
"Cosa?" Chiese la mamma sorpresa.
"Quella cosa sul modo in cui lo guardo... ora non smetterà di spiattellarlo ai quattro venti."
I genitori scoppiarono a ridere. "Sai, ogni tanto dovresti mostragli un po’d'affetto. Non solo nelle situazioni difficili. Se la cosa lo rende felice lascialo fare. Anche per tua madre è  così. "
La moglie gli diede un calcio da sotto la tavola. "Aia!"
"Stupido marito. Chiudi quella bocca!"
Per la prima volta a Sakusa venne in mente che la genetica poteva essere spaventosa. Aveva gli stessi gusti del padre? A pensarci bene in alcuni atteggiamenti sua madre e Atsumu erano piuttosto simili...
Scosse la testa per scacciare il pensiero.
"Quindi è  tutto a posto? Faccio ancora parte della famiglia?"
"Omi!"esclamò sorpreso Atsumu.
  Sakusa intercettò il suo sguardo e gli diede una risposta molto pragmatica. "Mah, Tsumu lo sai che un figlio gay o quello che è, per di più fobico non è il massimo per dei genitori. Perciò non li biasimerei se volessero..."
Atsumu gli diede un pugno e contemporaneamente  lo fecero anche i suoi fratelli.
"Non essere ridicolo!"
"Il nostro fratellino è  sempre il nostro fratellino! Non importa di cosa abbia paura o di chi sia innamorato." Poi lo strinsero in un abbraccio. 
"Che schifo! Toglietevi di dosso!" I fratelli scoppiarono a ridere.
"Kiyo! Così ci ferisci! Il caro Atsumu può  toccarti a piacimento e noi poveri reietti dobbiamo dare domanda al ministero?"
Atsumu rideva mentre il fidanzato veniva preso di mira. Intanto la mamma lo aveva raggiunto e lo aveva abbracciato e adesso tutta l'attenzione dei presenti nella stanza era rivolta su di loro.
"Grazie." Gli aveva detto mentre lo stringeva a sé.
  "Per cosa?" Chiese un Atsumu sinceramente sorpreso.
"Per amare così  tanto il mio Kiyooimi." Adesso  Atsumu era rosso per l'imbarazzo ed era il turno di Sakusa per sogghignare trionfante.
"Io-"
"Lasciami  finire, ti prego."
Atsumu annuì e la donna riprese a parlare.
"È la prima volta che un estraneo...no. Che una persona esterna alla famiglia abbia preso in mano la situazione  durante un attacco. Di solito tendono tutti ad allontanarsi, a guardare uno di noi oppure un insegnante pretendendo che facciamo qualcosa. In quelle situazioni spinose la gente tende a lavarsene le mani. Invece tu hai reagito prontamente, sei intervenuto, lo hai aiutato e non solo a superare questa crisi... tu, tu sei una benedizione per questa famiglia. Non sai cosa significhi per noi sapere che c'è  qualcuno che tiene a Kiyoomi come facciamo noi. Io ti ringrazio."
Atsumu si allontanò gentilmente da lei e le sorrise.
"Grazie.  Ma sa’, per  me non è  questa gran cosa. Insomma, a me lui piace per  quello che è. A volte non esattamente la persona più  semplice  con la quale rapportarsi, ma va bene così, lo stesso vale anche per me. E poi accetto quel suo lato e qualsiasi suo altro. Omi-Omi non è le sue fobie o il saper o meno gestirle. Omi è  Omi. Pacchetto completo."
Adesso lo guardavano tutti come se fosse una qualche specie di animale raro.
"Eh, che c'è? Che ho detto di male ora?"
"Niente. Assolutamente niente. Hai detto una cosa straordinaria senza neanche esserne consapevole."
Tsumu era interdetto aveva cercato Sakusa  con lo sguardo e lo aveva sorpreso a guardarlo con rispetto.
"Omi-kun?"
"A volte  mi chiedo come fai ad essere così... ma allo stesso tempo  così...!" disse frustrato.
Atsumu lo guardava perplesso.
"Così, come?"
Ma Sakusa non trovava le parole.
"Credo che il primo spazio puoi riempirlo con fantastico. " disse Maki.
“E il secondo con irritante!" concluse Haru ridendo.
"Chiudete il becco voi due." Disse Omi cercando di pizzicare loro il fianco, ma riuscirono entrambe a scansarsi in tempo.


Avevano iniziato  a correre per tutta la casa e mentre Sakusa le inseguiva sicuramente credeva di  sembrare molto arrabbiato, ma in realtà  stava sorridendo. Forse senza neanche rendersene conto. Sembrava che si fosse appena tolto un grosso peso dalle spalle. Atsumu lo seguiva con lo sguardo e sapeva di avere stampata in faccia un espressione strampalata, ma non gliene importava nulla.
"E così voi due state davvero insieme." Gli disse il Signor Sakusa sedendoglisi accanto.
"Già.  Mi dispiace di averle mentito Sakusa-san."
"Tecnicamente non può essere considerata un bugia. Voi non avete aperto l'argomento, noi non l'abbiamo chiesto. Avete omesso di raccontarlo, ma non ci avete mai detto di non essere una coppia. Ma scusa, sto divagando. A volte quando ho tante cose per la testa mi capita. Mi dispiace."
  Atsumu scosse la testa. "No è interessante. E poi non è che debba scusarsi con me...insomma-"
"Un momento! Mi hai di nuovo chiamato Sakusa-san? Che ho fatto adesso per meritarlo?!"
Atsumu fece un sorriso un po’ triste. "Credevo non volesse più che la chiamassi per nome."
"Hey, tu! Credo ti sia fatto un idea sbagliata! Non sono venuto a parlarti perché ce l'ho con te o sono arrabbiato. Voglio solo che la smetti di sentirti in soggezione con me intorno... ma forse ho provato nel momento meno opportuno."
Era totalmente assorto nei suoi pensieri tanto che Atsumu aveva iniziato a credere che forse non stesse neanche davvero parlando con lui.
"Già  devo averti fatto brutta impressione. Non voglio attaccar briga. Lo giuro."
"Un momento!" Chiese Atsumu nervoso. "Se ne era accorto?"
"Di cosa?"
"Ecco...Che mi mette in soggezione?"
Kojiro sorrise. "Ho un età io, certe cose non mi sfuggono." Disse tutto soddisfatto facendo sfoggio della sua saggezza.
Atsumu sorrise sornione. "Gli somiglia da morire, sa? Quella fossetta intorno alla coda dell'occhio... anche a Omi si increspa in quel modo quando pensa di aver appena detto una grande figata."
"Heeey, giovanotto! Io non sembro, io SONO figo!"
Adesso Atsumu rideva di gusto. "Certo, certo. Finché ci credete!"
Il Signor Sakusa lo stava guardando con affetto. "Forse almeno in parte riesco ad immaginare cosa veda mio figlio in te."
"Che intende?"
"Mmm... Come posso dire... sono le vibrazioni che emani. È come se foste il giorno e la notte. Kiyoomi  tende ad essere troppo riflessivo e a rimuginare troppo sulle cose e questo lo ha portato ad isolarsi. Motoya è  stato quello che l'ha temuto a galla. Ma tu stai cercando di riportarlo a riva. Non lo avevo mai visto come l'ho visto in questo poco tempo. È più allegro, più  socievole. Sembra sempre esasperato, ma posso dire con certezza che non lo è assolutamente. Tu lo rendi felice e io per mio figlio non chiedo altro dalla vita. Non ti fare troppi problemi. Il fatto che si sia innamorato di un ragazzo non è  la fine del mondo. Anzi, per me, come per tutti gli altri qui, è indifferente. Perciò tranquillo,  okay?"
"Okay. Però in un certo senso mi sento come se vi avessi tradito, voi mi avete accolto in casa vostra e io vi nascondevo..."
Kojiro-san gli spettinò affettuosamente i capelli. "Mi sarei offeso se avessi scoperto che mio figlio soffriva per colpa tua, come un qualsiasi altro genitore dovrebbe fare. Le scelte che avete fatto, il timore di venire allo scoperto invece li capisco. Viviamo in una società  che ostenta  modernità e progresso, ma effettivamente siamo indietro su parecchie cose. Sarei uno stupido se mi facessi beffa delle vostre preoccupazioni. Il fatto che ci abbiate pensato, il fatto che tu ti senta in questo modo... mi rassicurano. Mi fanno pensare che tenete al vostro rapporto e pensate a come farlo progredire. Siete ancora dei ragazzini eppure vi siete caricati di un bel bagaglio. Ma non dovete più  portarlo da soli, per qualsiasi cosa, la porta di casa mia è sempre aperta."
Atsumu mentre Sakusa-San parlava aveva nascosto il volto perché sapeva che a seconda della situazione non sarebbe stato in grado di nascondere le lacrime. Perché lui aveva fatto la voce grossa dicendo che sarebbe andato tutto bene, ma in cuor suo aveva una paura tremenda di come sarebbe andata a finire. Adesso anche lui si sentiva più libero. Quando alzò  lo sguardo verso il suo interlocutore e questi si rese conto degli occhi gonfi del giovane di fianco a lui lo strinse subito in un caldo abbraccio.
"Sei  forte Atsumu Miya. Ma ogni tanto va bene essere deboli. Ora fatti stringere per bene, così da mandare via ogni brutto pensiero. È la Vigilia di Natale. Dobbiamo festeggiare!"
Atsumu  ricambiò la stretta. "Grazie, davvero."
Kojiro gli spettinò  di nuovo i capelli. Sakusa aveva assistito alla scena, era pronto ad intervenire nel caso il padre avesse detto qualcosa di brutto ad Atsumu.  Kiyoomi conosceva suo padre ed era sicuro che non lo avrebbe mai maltrattato, però non si poteva mai sapere. Fu contento di avergli dato fiducia, credeva che quel discorso avesse fatto bene al fidanzato. Erano parole che aveva bisogno di sentirsi dire e fu grato delle doti comunicative del padre. Però adesso credeva fosse il caso di riportare la situazione sotto controllo.
"Hai fatto piangere il mio fidanzato. Vergognati." Disse con sdegno.
Atsumu trasalì. Era prima volta che la parola fidanzato suonava così ufficiale. Il Signor Sakusa andò in panico.
"Non volevo farlo piangere! Volevo solo che si sentisse a suo agito! Io...davvero!"
"Sakusa Kiyoomi." Disse un Atsumu ormai tornato completamente  in sé.
"Non dare il tormento a tuo padre."
Sakusa alzò gli occhi al cielo. "Hey, Miya?! Ma tu da che parte stai?" Disse l’altro di rimando con quel tono altezzoso che tirava fuori nelle competizioni. I due si guardarono e scoppiarono a ridere adesso l'atmosfera nella stanza era tornata a quella iniziale.


Dopo l'incidente in cucina  erano finalmente riusciti a fare colazione. Essendo un giorno di festa ognuno aveva i suoi impegni e i suoi programmi perciò decisero di congedarsi dopo colazione e riunirsi per preparare la cena nel pomeriggio. Adesso Sakusa e Atsumu erano soli nella stanza. Avevano intenzione di starsene in salotto a guardare vecchi film e per questo si offrirono di occuparsi di riordinare. Per molto se ne stettero in silenzio, probabilmente stavano cercando di assimilare quanto appena successo. Era un silenzio rilassato il loro. Non c'era una brutta atmosfera. Svolgevano le faccende domestiche ognuno assorto nei propri pensieri fino a quando Sakusa raggiunse Atsumu che stava lavando i piatti. Lo abbracciò da dietro, fece scivolare le braccia intorno ai suoi fianchi e poggiò la testa sulla spalla del fidanzato.
"Omi-Omi?"
"Mmm..." mugugnò allora lui in risposta. Atsumu si voltò leggermente verso di lui. Aveva il viso poggiato sulla sua spalla, gli occhi chiusi e aveva una delle espressioni più rilassate che avesse mai visto fargli. Atsumu sorrise di rimando. Poi si voltò  e continuò a fare quello che stava facendo cercando di ignorare la "zavorra" che aveva addosso.  Muoversi era diventato impossibile perciò  dopo un po’perse la pazienza.
"Sai Omi... non avrei mai immaginato che un giorno te l'avrei detto, ma... potresti toglierti di dosso? Non riesco a finire qui."
Sakusa strinse la presa intorno ai suoi fianchi e si abbandonò ad una bassa risata che risuonò direttamente nelle orecchie dell'alzatore. Quel suono così basso e profondo gli procurò un brivido che gli scese lungo tutta la colonna vertebrale. Atsumu sospirò.
"Sei ingiusto,  stai giocando sporco. E soprattutto... Smettila di ignorarmi!"
"Non ti  sto ignorando."
"Allora spostati."
"Non mi va."
Atsumu  alzò gli occhi al cielo. "Sono ancora tutti qui, perciò... sciò! Pussa via!" Disse agitando una mano come a volerlo scacciare. Sakusa sospirò afflitto.
"Essere rifiutato da te, fa proprio male."
"Ah-Ah! Sakusa Kiyoomi la Regina del Dramma, questa mi è nuova!"
"Ho imparato dalla migliore."
"Se stai cercando di entrare nelle mie grazie lo stai facendo male."
"Pfft... vero. Allora? Cosa vuoi che faccia?"
"Aiutami."
Omi si lasciò sfuggire un lamento. "Non mi va."
"Sakusa Kiyoomi  che rifiuta di fare le pulizie? Il mondo sta davvero per finire."
Sakusa voleva puntualizzare il fatto che lui aveva appena dato una risposta da Drama Queen, ma tacque. Se voleva ottenere qualcosa da Atsumu doveva premere i tasti giusti.
"E va bene! Ti aiuto!"
L'alzatore sorrise soddisfatto mentre l'altro lo lasciava andare e si posizionava al suo fianco per sciacquare i piatti.
"Tsumu?"
"Sì?"
"Quindi adesso è ufficiale?"
Ad Atsumu scivolò il piatto che stava lavando di nuovo nella bacinella.
"Mmm..."
"Non è una risposta."
"Lo so. Ma non so che dire. Per me è sempre stato ufficiale quindi adesso mi cogli alla sprovvista."
"Anche per me. Ma forse se la cosa resta tra noi non vale. Comunque... abbiamo fatto un passo avanti."
"Mi dispiace che la situazione ti abbia turbato, ma sono contento che sia successo.  Mi piace molto la tua famiglia e sono contento di non dover nascondere nulla o mentire."
Sakusa fissava un punto fuori dalla finestra. "Anche io." Disse dopo aver riflettuto un po’.  "Preferisco che sappiano. Anche se mi aspettavo più  resistenza."
"In che senso?"
"Da quando ero piccolo non ho fatto altro che causare loro guai, rispetto ai miei fratelli sicuramente sono quello che ha dato loro più rogne e preoccupazioni. Pensavo che quella della sessualità sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso e invece..."
"Sei un cretino."
"Scusa?"
"Mi è  bastato trascorrere un solo giorno con loro per capire che l'affetto che provano per te è smisurato e tu invece non vedi oltre il tuo naso. Ti facevo più intelligente, sai?"
Sakusa sbuffò. "Credo che avessi paura di guardare veramente. Se avessi visto quello che vedi tu non avrei avuto problemi, ma se avessi visto il contrario? Cosa avrei dovuto fare a quel punto?"
Atsumu tirò  fuori la mani dall'acqua, si sfilò i guanti di gomma, si asciugò le mani e si voltò a guardare Sakusa per poi dargli un colpetto con l'indice proprio in mezzo agli occhi.
"Smettila di analizzare troppo le cose. Ti fai solo del male così. Non puoi pretendere di sapere cosa pensano davvero gli altri. Per sapere cosa c'è dietro devi parlare e confrontarti. È una cosa che anche io sto imparando a fare di recente."
"Ah, odio quando fai così."
"Eh?"
Sakusa gli posò delicatamente le mani sui fianchi per attirarlo a sé e con le labbra incredibilmente vicine alle sue gli disse: "Mi fai venire voglia di baciarti." Atsumu fu colto alla sprovvista dall'atmosfera e si sorprese a ricambiare il bacio. Ma quando si rese conto di dove si trovavano, piazzò il palmo della mano direttamente in mezzo alla faccia di Omi e lo allontanò.
"Ti ho detto che non possiamo!"
"Ma siamo soli adesso. Oi, Miya che intenzioni hai? Vuoi tenermi a distanza per tutto il tempo?" Atsumu sbuffò.
"L’intenzione è quella di rispettare questo luogo. Perciò pussa via!"
Sakusa spostò le mani di Atsumu, l'altro si ribellò, ma Sakusa lo afferrò  per la nuca rubandogli un altro bacio.
"Non ho intenzione di arrendermi, Miya."
"Smettila di chiamarmi così solo per farla sembrare una questione importante! "
Sakusa ignorava bellamente le sue proteste. Stava per protendersi di nuovo verso Atsumu quando i due sentirono un rumore e si voltarono contemporaneamente in direzione della porta. Atsumu arrossì immediatamente.  Erano tutti lì ad osservare la scena. La piccola Haru aveva tirato fuori il cellulare e li stava fotografando. A Tsumu venne in mente Suna.
"Haru-chan? Che stai facendo?" Le chiese con le guance di una particola tonalità di rosso.
"Scatto testimonianze per Motoya. Mi ha detto che se vi avessi sorpreso a fare cose interessanti avrei dovuto fotografarvi... gli servono per non so che cosa." Disse facendo spallucce.
"Quel bastardo." Si lasciò sfuggire Atsumu.
"Se Osamu le vede io sono morto." Disse un Sakusa ormai rassegnatosi al peggio.
Atsumu scoppiò a ridere "Probabile. Me ne occupo io." Poi fece un occhiolino al compagno.
"Oh, adesso sì che sono morto per davvero."
Atsumu lo ignorò. "Haru-chan? Potresti cancellarle?"
La ragazza fece una smorfia. "Non voglio."
"E perché mai?"
"1. Siete carini. 2. Mi ha promesso l'action figure in edizione limitata di Nanami. Niente è più importante del mio Nanami."
Atsumu  sorrise soddisfatto. "Se prometti di non mandargliela potresti avere una  piacevole sorpresa."
Haru lo guardava con interesse.
"Continua." 
"Se vuoi la foto puoi tenerla. Ma prometti di non farla vendere a nessuno e poi per il resto aspetta e vedrai." Le fece l'occhiolino.
"Affare fatto. Sei mio fratello acquisito. Devo stare dalla tua parte." Disse lei tutta soddisfatta.
Poi prese il cellulare e chiamò Motoya.
"Belle sopracciglia? Accordo saltato. La Volpe ha vinto."
E riagganciò senza dare neanche modo all'altro di rispondere.
"Omi, io adoro quella ragazza! Sono sicuro che faremo grandi cose insieme."
Sakusa scuoteva la testa rassegnato.


Il resto della giornata trascorse tranquillo. Dopo aver finito le loro faccende i due fidanzati si spaparanzarono sul divano e passarono la gran parte del tempo a litigare per scegliere cosa guardare piuttosto che guardare effettivamente qualcosa.  Quando la famiglia rincasò dormivano entrambi. Non potevano biasimarli. Dopo la giornata ricca di emozioni che avevano avuto era normale essere stanchi. Furono svegliati dai rumori provenienti dalla cucina. Si alzarono si stiracchiarono e raggiungerò il resto della famiglia. Si divisero i compiti e prepararono tutto il necessario per trascorrere una serena vigilia. Si divertirono molto a scherzare tra loro e farsi piccoli dispetti mentre organizzavano tutto il necessario.

Dopo cena si riunirono tutti in salotto. Alla famiglia doveva piacere quel posto. Era lì da meno di due giorni, ma Tsumu aveva potuto notare che ogni volta che metteva piede nella stanza trovava un nuovo addobbo.  Erano tutti riuniti sul pavimento vicino l'albero. Atsumu si era assentato un attimo per andare in camera a prendere i regali che aveva fatto alla famiglia Sakusa. Mentre tornava da loro sentì Omi che si stava lamentando con la sorella maggiore per la pessima scelta della musica. Sakusa odiava le canzoni di Natale e non faceva niente  per nasconderlo. Atsumu preso dal ritornello non poté  fare a meno di intonare un:
"All I want for Christmaaas... is you!"
Atsumu adorava la musica in generale e amava canticchiare tra sé quando era di buonumore o sotto la doccia o in svariate altre occasioni per questo non si era accorto di aver preso a cantare la canzone per intero fino a quando non era tornato in salotto e aveva sorpreso la famiglia in silenzio ad ascoltarlo. Atsumu si era imbarazzato. Sakusa era sorpreso.
“Non sapevo avessi una voce così bella.“ Atsumu distolse lo sguardo.
“Non è questa gran cosa.“
“Ma non sapevo sapessi cantare, non l’avevi mai fatto prima.”
“Non pensavo fosse una cosa che valeva la pena di sapere?”
In realtà Atsumu era troppo imbarazzato per quello che il fidanzato avrebbe potuto pensare perciò con lui intorno cerva di evitare di farlo. Sakusa gli lanciò un’occhiataccia.
“Scusa? “
L’altro si alzò, lo raggiunse, lo strinse tra le braccia e gli disse. “Ho quasi trovato piacevole quella canzone stucchevole. Vorrei sentirti cantare ancora. Magari qualcosa di decente.“
Atsumu fece una smorfia. “Vedremo. “ disse sperando di far cadere lì l’argomento.

Svariati e inutili battibecchi dopo, Atsumu riuscì a distribuire i regali. Prima di consegnarli fece loro una piccola premessa.
“Quest’anno non vi conoscevo abbastanza bene da poter scegliere da solo i regali per voi e per questo mi sono fatto aiutare da Omi, ma spero che dall’anno prossimo la cosa andrà diversamente.”
Detto questo passò alla consegna. A Maki che amava preparare dolci avevano regalato un set di stampi dalle forme più svariate, a Kiyotake che era un fan sfegatato dei Coldplay avevano preso un t-shirt mentre alla piccola Haru la sua tanto agognata edizione limitata di Nanami. Sakusa sapeva da tempo che la desiderava perciò quello fu uno dei primi regali che i due andarono ad acquistare. Al Signor Sakusa avevano comprato un nuovo portafogli, banale ma utile. Mentre per Temari-san un set di porta spillo a forma di animali. Faceva la sarta e Sakusa si era scocciato di ritrovare spilli ovunque per casa e per questo aveva pensato che quello sarebbe potuto essere un regalo vantaggioso per l’intera famiglia. Ad altri familiari finiti Kiyoomi  guardò Atsumu con uno sguardo carico di aspettative.
"E a me?"
"A te?” Chiese lui evitando il suo sguardo da cucciolo abbandonato.
"Sul serio? Niente per me? Dopo tutto il casino che hai fatto l’altra volta?!”
Atsumu era dispiaciuto.
"Pensavo di essere io il tuo regalo. Non credevo avessi bisogno d'altro."
Sakusa si mise subito sulla difensiva, Atsumu era di ottimo umore. Se avesse sbagliato a rispondere in quel momento avrebbe rovinato tutto.
"Certo. Cosa potrei desiderare di più?"
Atsumu adesso faticava a trattenere le risate.
"Safe." Disse semplicemente.
Sakusa si asciugò il sudore freddo dalla fronte. Poi Tsumu tirò  fuori da dietro la schiena un altro pacchetto.
"Non avrei mai potuto non comprarti niente. Stupido!”
Sakusa sorrise. Non gli piaceva ricevere dei regali dagli sconosciuti. Ma non gli dispiaceva riceverne dai suoi cari. Prima di afferrare il suo di regalo, andò a scavare a fondo tra i pacchetti sotto l'albero e tirò fuori una grossa scatola.
"Questo è il tuo." Atsumu guardava il pacco esterrefatto. Certo c’erano sicuramente alcune cose che desiderava, ma non gli sembrava di aver mai dato all'altro degli indizi. Era particolarmente curioso sul contenuto di quella scatola.
"Non pensavo mi avessi preso qualcosa."
"Non essere stupido. Dimenticare un occasione con te vuole dire sorbirsi settimane di bronci e monosillabi. È  successo una volta sola e non capiterà mai più. "
Atsumu lo stava guardando male. Ma prese il pacchetto e lo studiò con curiosità prima di aprirlo. Nel frattempo Sakusa aveva scartato il suo di regalo ed era esploso in un:
“Non ci credo!"
Omi guardava Atsumu con sguardo brillante e pieno di gioia.
"Dove l'hai trovato?"
Atsmu ammiccò nella sua direzione. "È  stata un impresa mettere le mani su quel libro. Ammetto che avevo quasi perso le speranze. Ma poi è arrivata la luce."
Faceva il misterioso. Sakusa voleva apparire scocciato, ma solamente non poteva smettere di sorridere davanti a quel regalo.
"Ho guardato su internet e girato tutte le librerie e gli store che ho trovato. Quell'edizione è  quasi impossibile da trovare. Quella giapponese te la sbattono in faccia, quella giapponese con la copertina russa è un'utopia. È stata ristampata tipo due o tre volte… Poi la commessa di uno degli ultimi negozi in cui sono stato mi ha passato il numero di un altro negozio dove anche il fratello maniaco di  vecchie edizioni spesso trova delle perle e bla bla bla!”
Sakusa stringeva il libro al petto come se fosse una sorta di adorabile animaletto da coccolare.  Atsumu prima di incartarlo aveva provato a leggerne qualche estratto perché voleva vedere se riusciva a capire cosa il suo ragazzo trovasse di tanto interessante in quel folle di Dostoevskij, ma non ebbe poi tanto successo.
“Su forza adesso apri il tuo!"
Atsmu fisso la scatola. Da quello che poteva vedere era una comunissima scatola che  poteva contendere qualsiasi cosa al suo interno. L’aprì e tutto quello che trovò all’inizio fu un immessa quantità di polistirolo. Alzò un sopracciglio perplesso. Sakusa scoppiò a ridere.
"Dai Tsum-Tsum. Mettici un po’ d'impegno! "
Atsumu  si mise a scavare nella scatola alla ricerca del regalo. Stava spargendo polistirolo ovunque. Arrivato sul fondo toccò qualcosa. Alzò il bordo e il cuore iniziò a battergli subito all'impazzata. C’era un doppio fondo. Tirò fuori il contenuto e insieme un urlo.
“Oh, mio Dio! Omi! “
Aveva talmente tante domande da  fargli che non sapeva da dove iniziare e per un po' rimase soltanto a fissare intensamente il contenuto della scatola. Fu Sakusa a rompere il silenzio.
“Stento anche io ancora a crederci. Volevo prenderti a tutti i costi dei vinili perché so che adori il vecchio giradischi di tua nonna. Adori ascoltarli e ne hai molti, so che ami la musica occidentale degli anni 80. Ho girato per tutti i negozi di antiquariato che ho trovato facendo una selezione di artisti che potevo scegliere, ma ne hai così tanti che era difficile muoversi. Ho girovagato per tutti i più vecchi bugigattoli che sono riuscito a scovare e in qualcuno di questi potrei anche aver contratto una qualche forma di epatite, ma meglio non pensarci. Comunque! Non ero riuscito trovare nulla di interessante fino a quando non sono andato a far visita al nonno. Aveva raccontato ad un suo amico la storia ed è venuto fuori che aveva questi e che tra i suoi nipoti non c’era nessuno che fosse davvero appassionato di musica e che per loro la sua collezione non valeva nulla. Il vecchio Ten ha detto che avrebbe preferito gettarli nella spazzatura piuttosto che vederli nelle loro mani. Per la sua famiglia sono solo dei vecchi dischi, per lui sono tutta la sua vita, rappresentano la sua gioventù e sono qualcosa da custodire con affetto e per questo quando ha saputo di te e del tuo giradischi ha deciso di darmeli. "
“Devono valere una fortuna! Non posso accettare Omi."
"Non ha voluto niente in cambio. Solo… mi ha chiesto di passare a giocare a shogi con lui quando vado a trovare il nonno. Prenditi cura di quei cosi perché non penso di potertene procurare altri."
Atsmu era rimasto assolutamente senza parole. Occasione fortuita o meno. Era un regalo troppo grande da poter accettare. Atsumu  era combattuto. Lo desiderava con tutto il cuore, ma allo stesso tempo...
"Guarda che se non lo accetti mi arrabbio. Se ti fai problemi inutili mi arrabbio ancora di più.  È un regalo e i regali si accettano  e basta."
"Ma Omi.." 
"Dai Tsumu.  Consideralo il mio modo di ringraziarti per gli ultimi due anni e mezzo.  Hai fatto così  tanto per me che non saprei neanche da dove iniziare con i ringraziamenti. Questo è il primo anno che riusciamo a trascorrere davvero le feste insieme. Non sto cercando di comprarti né niente, volevo che avessi un qualcosa di materiale che ti facesse ricordare di me con un solo sguardo e allo stesso tempo ti rendesse felice. E poi non mi dispiace passere del tempo con il vecchio Ten, è un tipo. La prossima volta te lo presento. Ti piacerà sicuramente. “
Atsmu ripose delicatamente il contenuto di nuovo nella scatola e si gettò diritto sul fidanzato seppellendo il viso nel suo petto.
"Grazie Omi. Sei il migliore! È il regalo più bello che abbia mai ricevuto."
Sakusa ricambiò  la stretta e gli accarezzò I capelli. La madre invece sospirò afflitta.
"Con che faccia  gli do’ il mio di regalo, adesso?" Atsumu alzò la testa per sollevare sulla donna uno sguardo curioso.
"Mi ha fatto un regalo?"
"Sì! Mi sono fatta aiutare da Motoya! Kiyo faceva il difficile!"
Atsumu era emozionato. Sakusa rabbrividì.
"Perché ho un brutto presentimento? "

Atsumu si alzò per raggiungere Temari e prese il pacco che lei gli stava porgendo. Si sedette sul tavolino e lo aprì. Gli occhi gli si illuminano. Sakusa conosceva bene quel luccichio e non gli piaceva per niente.
"Brutta storia. Rogne in arrivo."
Il padre scoppiò a ridere per poi chiedere al figlio: "Come fai ad esserne sicuro?"
Sakusa sospirò. "La vedi quella faccia, papà? Porta guai."
Atsumu alzò il contenuto della scatola per farlo vedere ad Omi. Era un di quegli orribili maglioni natalizi che tanto andavano di moda a Natale. "Ecco a cosa lavorava la mamma negli ultimi giorni." Pensò distrattamente il ragazzo. Il maglione era rosso a strisce bianche con dei fiocchi di neve turchesi intervallati da abeti verdi. Il classico maglione che fa impazzire i sempliciotti come il suo ragazzo.
"Grazie mille Temari-san! È stupendo vado a metterlo subito!"
"Ti piace davvero? "
"Sì, lo adoro!"
"Hai visto tesoro? Ne è valsa la pena di lavorarci tanto!" Le disse il marito.
"Lo ha cucito lei?" chiese Atsumu sorpreso. Sapeva che la madre di Omi era una sarta, ma non  si era aspettato che si fosse presa addirittura il disturbo di cucire qualcosa per lui. "Beh... si.”  Disse lei un po’  rossa in viso.
”Ma è fantastico! È perfetto! È talmente ben fatto che pensavo fosse comprato!"
  “Grazie” disse arrossendo ancora di più.
"Certo che voi Sakusa non sapete proprio come riceve i complimenti, eh?” Atsumu stava per lasciare la stanza e Sakusa aveva quasi creduto di essere fuori pericolo quando...
"E dell'altro che mi dici?”
Atsumu la guardò perplesso. “Ce ne sono due?”
Il ragazzo riprese la scatola spostò il velo di carta velina e notò con piacere  che c’era un altro maglione. Gli si aprì immediatamente un enorme sorriso sul volto.
“Ne ho fatto uno anche per  Kiyo-Kiyo."
Ed ecco sganciata la bomba. Quella era la conferma che quando il suo intuito gli diceva di scappare, lui doveva darsela a gambe levate. Lo sguardo che vide nascere negli occhi del fidanzato non gli piacque per niente.
"Mamma, che vuoi dire? Sai che non ne ho mai messo uno in vita mia."
"Oh, certo. Ma quest'anno Mori ha insistito molto affinché ne facessi uno anche per te. ‘Incartalo con quello di Atsumu. Quando lo vedrai capirai. ' Questo è tutto quello che mi ha detto."
"Quel maledetto bastardo!"
"Kiyo!"
"Quel lurido, piccolo-"
"Prendilo" Gli disse secco Atsumu portandogli il pacco.
"Tsumu?"
"Forza. Tieni." Sakusa aveva i brividi. Prese la confezione e ne tirò  fuori il contenuto. Verde, con delle piccole renne, almeno era sobrio. Alzò lo sguardo verso il fidanzato. Ma comunque…
"Non se ne parla nemmeno."
"Ma non ho ancora detto niente."
"Oh, ma non serve che tu lo faccia. Vuoi che io lo indossi. Ma preferirei morire piuttosto." Sakusa non osava guardalo. Era come  con gli animali feroci in certe circostanze non vanno guardati e basta.
"Ah-ah... e pensare che la signora Temari ci ha lavorato duramente. Deve averci passato delle notti insonni  per finirlo in tempo. Sarebbe un peccato non ripagare tanta gentilezza. Gesto ingrato da parte di un figlio.”
E così si stava giocando la carta del senso di colpa. Banale, ma efficace.
"La mamma mi conosce. Sa che non indosserei mai quella... quella… cosa. Vero mamma?" Ma la madre non gli rispose. Era  ovvio che stesse combattendo quella guerra solitaria. Nessuno lo avrebbe spalleggiato. Ormai Atsumu li aveva tutti in pugno. 


“Che brutta fine che ho fatto. Seduto a cantare canzoni natalizie con un stupido maglione a tema e un paio di corna sulla testa.” Borbottava Sakusa tra sé in un angolo mentre il fidanzato cantava “Last Christmas" insieme alle sorelle.
“Hey, vecchio brontolone. Su col morale.” Gli disse dopo aver finito la sua canzone e passato il testimone al padre.
“Mi spieghi per cosa dovrei gioire? In tutto questo io cosa ci ho guadagnato?”

“Un fidanzato felice?” Chiese uno speranzoso Atsumu.
Sakusa sorrise. “Effettivamente” pensò. Ma non lo diede a vedere e si limitò ad ignorare il fidanzato. Dopo un minuto di silenzio Atsumu gli disse.

"Sai cosa? Hai ragione. È un po’ingiusta questa situazione. Quindi… spara! Cosa vorresti per smetterla di fare la suocera?”

Sakusa si prese un attimo per pensarci. Di solito quando Atsumu faceva queste proposte anche se agli occhi di un estraneo  potevano sembrare delle stupidaggini lui le intendeva seriamente perciò sapeva che qualsiasi cosa avrebbe chiesto l'altro avrebbe cercato di accontentarlo. Avrebbe potuto chiedere di tutto.

"Mmm.. Forse ci sono."
Guardandolo  Atsumu ebbe l'impressione che stesse per chiedergli qualcosa di importante.

"Omi?" Chiese allora un po’ preoccupato.

"Vengo da te per Capodanno."

Atsmu si rilassò si era aspettato di peggio. "Oh, Okay. Nessun problema, anzi ci avevo pensato anche io."

"E lo diciamo anche ai tuoi." Atsumu  sospirò. Sapeva che sarebbe stato inutile ma provò a chiedergli:
"Non potresti ripensarci?"
"No."
“Bene. Samu ti ucciderà."
"Samu vuole già uccidermi."
"Vero."
"Allora?"
"Va bene. Se mi sbattono fuori mi avrai sulla coscienza."
"Tuo fratello non lo permetterebbe mai."
"Vero anche questo."
"Se muoio non buttare via i miei libri. Prenditi cura di loro come fossero tuoi figli."
Atsumu gli sorrise. "Non ti ucciderà, credo."

Quel "credo" non era per niente rassicurante perciò insistette. "Tu prometti e basta."
Atsmu alzò gli occhi al cielo. "Promesso. Ma ascolta il consiglio, portagli del riso. Magari riesci a comprarlo."
"Comprerò il migliore in circolazione."
L'alzatore gli diede una pacca sulla spalla.
"Ti costerà cara la sua approvazione."

Sakusa sospirò. Il gemello di Atsumu poteva anche essere a conoscenza della loro relazione e poteva anche averli coperti in una situazione o due, ma questo non voleva dire che avesse dato loro la sua approvazione. Per quanto Atsumu non facesse che lamentarsi di lui, Sakusa sapeva benissimo quanto lo adorava  perciò voleva trovare a tutti I costi un modo per andargli a genio. Poi gli balenò improvvisamente un altro penserò. Si era sempre preoccupato di Osamu… Ma il padre di Tsumu? Perché ci stava pensando solo adesso?
"Devo avere più paura di tuo padre o di Osamu?"
"Samu, decisamente. Ma mio padre se vuole non scherza. Perciò  tu prega che non voglia.”
Sakusa sospirò sarebbe stata una dura battaglia che però per adesso poteva essere messa da parte. Per combatterla doveva ancora sopravvivere al Natale a casa dei suoi.








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