Capitolo 1

1.6K 25 1
                                    

Jeremiah
Presi la macchina e sfrecciai via, da solo.
I miei amici mi avevano proposto di andare a bere qualcosa, di rimanere a Cousins Beach per qualche giorno e scordarmi di quella brutta giornata. Ma io non volevo fare niente di tutto ciò, desideravo solo allontanarmi da quel posto il più rapidamente possibile. Perciò salii in macchina, spiegando che sarei tornato all'università e che ci saremmo visti nei giorni successivi. La mia testa era in subbuglio, le immagini di quanto accaduto scorrevano sovrapponendosi le une sulle altre e non riuscivo a mettere a fuoco nessun ricordo in particolare. Quando arrivai in città era notte fonda, non c'era più nessuno per strada, mi trovavo ad un quartiere di distanza da casa mia, di lì a poco avrei potuto coricarmi e provare a dormire non pensando più a niente. Fu allora che sentii un rumore assordante. Non me ne resi conto subito. Avevo la vista appannata e mi facevano male le costole. Riuscii a sganciarmi la cintura e a ruzzolare fuori dall'auto, accasciandomi a terra. Dopo poco sollevai lo sguardo, i miei occhi avevano ripreso a funzionare e pensai che forse sarebbe stato meglio se non lo avessero fatto. Lentamente capii cosa mi era accaduto. Ero andato a sbattere contro un'auto che stava imboccando la strada principale, quella su cui mi trovavo io. Mi sollevai trascurando il dolore che sentivo al petto e mi avvicinai all'auto, ma non vidi nessuno dentro. Per un attimo mi rassicurai, pensando che chiunque fosse stato al volante fosse riuscito ad uscire da solo, proprio come avevo fatto io, ma voltandomi per cercare di ricostruire meglio l'accaduto vidi dei vestiti a terra, a qualche metro dal cofano. Mi avvicinai e compresi che non si trattava solo di qualche indumento, era una persona. Indietreggiai esterrefatto, poi presi coraggio e le corsi incontro, inginocchiandomi, visto che le mie gambe tremavano così tanto da non sorreggermi più. Tirai fuori lo smartphone, che mi scivolò dalle mani due volte prima che riuscissi a chiamare i soccorsi. Risposi alle loro domande balbettando. "È priva di sensi", "Non sta sanguinando", "È una ragazza".
Chiusi la chiamata e mi sdraiai sull'asfalto in attesa, osservai la ragazza e pregai per lei.

Non è sempre estate | Jeremiah FisherWhere stories live. Discover now