treasure (day eight)

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(Capitolo eccessivamente lungo)

Sbarcarono in un tardo pomeriggio d'estate, con l'aria bollente, nella piccola isola lontana dal mondo, Nisuyaba.

Gente si affollava attorno all'imbarcazione la ciurma non poté fare a meno di sorprendersi quando vide ciò che quell'insolita gente faceva.

Infatti, era usuale, che quando una barca dalle misure mastodontiche, come quella,  si avvicinava a riva, timore veniva trasmesso alle genti, ma in quell'isola bizzarra, di timore non ce n'era, né sui visi degli abitanti, né sull'aria che tirava.

Quando venivano avvistate le bandiere nere, a vecchio stile, con il teschio, la gente urlava e pregava a forze divine, di risparmiare l'ira della ciurma più famosa dei sette mari, e di non causare troppi danni.

Scesero dell'imbarcazione, capitanati dall'alto e affascinante Eijirou Kirishima, appagatore di donne, ladro di cuori e non solo, ma anche dei beni delle ragazze che si azzardavano a entrare nella sua lista di conquiste: esse infatti sapevano che il prezzo di una notte con lui equivaleva a tutti i loro gioielli, e i beni della loro casa.

Ma si faceva questo ed altro per una delle famose scopate con il capitano.

L'orda di gente curiosa, e per niente spaventata, li aveva circondati.

Kirishima odiava quella sensazione.
Odiava tutta quella gente attorno.

I bambini a bocca aperta osservavano le armi luccicanti e le donne parlottavano a bassa voce;
c'era qualcosa di diverso in questa gente, niente occhiolino a favore dei giovani della ciurma, ne vecchi che correvano a chiudersi in casa.

Si sentiva preso per il culo.
Si proprio così.

Dalla fodera in pelle lavorata di bue, estrasse la pistola, argentata, splendente di nuovo, rigorosamente rubata, e la puntò dritta alla fronte di una donna mora, dal seno prosperoso e le curve mozzafiato, che parlava sa un'infinità di tempo.

-Dov'è il palazzo?

Le chiese, guardandola negli occhi, a un passo da farle volare in aria il cervello.

Dio la sua voce è così irritante.

Pensò guardandola, cercando con gli occhi l'espressione spaventata, che sembrava scomparsa, nel suo viso.

Si erano diretti in quella fottuta isola solo per quel stupido tesoro: avrebbe dovuto essere dal re, protetto dalle guardie, dentro un cazzo di palazzo, no?

La donna con due dita spostò l'arma dalla sua visuale, con le palle che nessuno in quella ciurma avrebbe avuto, se non fosse per lui.

-Palazzo?

Sputò acida, come se non sapesse di cosa stava parlando senza una briciola di rispetto per il rosso,  mentre si piegava a raccogliere il grosso cesto in vimini da terra.

-Qui non ci sono "palazzi".

Mormorò la bionda al suo fianco.
Eijirou spalancò gli occhi, confuso, e guardò la punta della pistola, piena di polvere da sparo, dalla propria vista.

Diede una gomitata a Kaminari, mentre gli altri membri della ciurma iniziavano a minacciare e a alzare le mani sugli abitanti del popolo.

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