Capitolo 11

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Josh

Non sopporto essere in ritardo. Ancor di più, non sopporto restare incastrato nel traffico cittadino. E in questo preciso momento mi trovo proprio nel mezzo delle mie non sopportazioni.

Sono un abitudinario, la mia quotidianità mi piace, mi dà sicurezza. Ne ho bisogno per tenere tutto sotto controllo. O almeno ci provo.

Ho fatto diversi errori di valutazione all'inizio della mia carriera; errori che mi hanno stravolto giorni, settimane intere in cui mi è toccato cambiare in continuazione gli appuntamenti segnati in agenda e incastrarli tra loro. Ma sbagliando si impara, e io con gli anni ho fatto tesoro di ogni più piccola esperienza, bella o brutta che fosse, e compreso come prevedere gli imprevisti. Inconvenienti che nel mio ambito lavorativo molte volte si sono tramutati in ore supplementari davanti allo schermo del computer, o in viaggi dell'ultimo minuto attraverso gli Stati.

Non sono una persona che si dà arie, tutt'altro, preferisco restare nell'ombra, ma grazie a un passaparola, tra le persone giuste, mi sono fatto una clientela di un certo livello. Peccato che non tutti sono in possesso del mio stesso prefisso telefonico. E questo mi ha portato a correggere le mie abitudini, come a tenere sempre un cambio in auto, un trolley e un portabiti per i completi eleganti, perché, per quanto ami la mia routine, spesso chi mi paga è difficilmente raggiungibile nell'immediato con la macchina. Pertanto, se chiamano e mi vogliono in carne e ossa sul posto, mi sono attrezzato per non perdere tempo e non farlo perdere a loro.

Inizio a essere stanco di tutto questo andare e venire?
Sì, e mi sto muovendo per cambiare le cose, per uscire dalla mia comfort zone, che così confortevole negli ultimi anni non è stata.
Lo so io e lo sa Jack quanto ci stia mettendo tutto me stesso in questo progetto. La possibilità di creare una nuova quotidianità, sotto molti aspetti più sana per il sottoscritto, forse non è più un'idea così remota.
Sempre che tutto fili liscio.

Ma adesso sono in ritardo, e non è colpa di qualche cliente dell'ultimo minuto.
Vorrei accanirmi su Jack e la bottiglia che ci siamo scolati ieri sera, ma la verità è che non ho puntato la sveglia. Se poi il merito della mia mancanza sia da attribuire all'alcol questo è un altro discorso.

-Rilassati! Domani il lavoro ti aspetterà placido nel tuo computer! Giuro che non scappa!-

Dannato!

Ringrazio solo che ci hanno servito una bottiglia di quelle buone, altrimenti mi sarei svegliato con un bel cerchio alla testa e non posso permettermi ulteriori rinvii sulla mia tabella di marcia.

La musica di sottofondo si blocca per una chiamata in arrivo; lanciato uno sguardo sul display dell'auto, scorgo lampeggiare un numero di Baltimora che ben conosco.

"Ti prego, fai che siano belle notizie", soffio quella preghiera nell'abitacolo. Non sono credente, ma in certi casi bisogna prendere tutto il buono che c'è nell'aria. "Buongiorno, Drew!"
"Carter", il mio cognome resta sospeso nell'aria.
"Non lasciarmi sulle spine, amico, oggi non è giornata", stringo involontariamente il volante in una morsa ferrea.
"Funziona!" Grida entusiasta.
"Sì! Dannazione, Drew, è questo che volevo sentire! Maledetto, mi hai fatto prendere un colpo!" Lascio andare tutte le emozioni represse e un sorriso mi si apre sul volto.
"La terapia sta dando i suoi frutti, la malattia sta regredendo! I medici si sono sbilanciati dicendomi che se saremo costanti con il trattamento e i medicinali... nel giro di un anno si riprenderà completamente!"
"Non puoi immaginare quanto mi faccia piacere sentirtelo dire", batto il palmo sul volante per sfogare tutta la tensione accumulata.
"Mia moglie sta guarendo, Josh, e l'azienda grazie a te è salva! Ti dovrei fare una statua!"
"L'importante è che Carol stia bene, per il resto ti avevo detto di non preoccuparti."
"Ho rischiato di perdere tutto, Josh... Tutto! Grazie... Grazie per quello che hai fatto. Mi hai tolto un fardello che da solo..." La voce si incrina. La commozione è quasi palpabile nella mia auto.
"Dovevi prenderti cura di lei, Drew. Sono solo felice che stia bene."
"Quando passerai in zona, ti vogliamo a cena! Carol non smette di fare il tuo nome!"
"Appena se la sentirà di avere visite, organizziamo, promesso."
"Devo andare, ma ci tenevo a tenerti informato."
"Ci sentiamo presto. Per qualsiasi cosa, chiama."
"Anche tu. Sono in debito... Siamo in debito."
"Non dirlo neanche per scherzo. Salutami Carol."
"Ciao, Carter."

"Perfettamente Imperfetti" Volume I "Con Le Mie Forze"Onde histórias criam vida. Descubra agora