I miss you~17

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31 Luglio 1977.

Erano passati giorni da quella notizia, passati giorni da quel momento strappato via dai peggiori nemici dell'essere umano, i sensi di colpa. Dieci giorni da allora e mi ricordavo ogni singolo dettaglio del suo volto. Dal suo sorriso che pian piano scompariva al suo sguardo vuoto che voleva solo del conforto ma che non avrebbe ottenuto perchè non era lui la persona che ne sarebbe uscita peggio. Mi ricordavo anche il suo rifiuto di dirmelo.

«Devi tornare, non fare domande, devi andare a casa.»

La mia mente ricostruiva le scene come in un film babbano o come un investigatore davanti alla scena di un crimine, tutte scene con l'assenza di luce. Fu la mia prepotenza però a convincerlo a parlare. Gli presi il braccio e lo fermai, non mi preoccupai se la mia presa gli avesse fatto male, gli urlai solo e lo obbligai a dirmi la verità e quando me la disse mi pentii di non aver avuto la pazienza di farmelo dire in un ltro momento. Mio zio era morto, l'uomo che mi era apparso in sogno era morto ormai da giorni ma la notizia era stata appresa solo il 21 luglio. Uno dei primi a saperlo era stato Sirius ma il perché lo scoprii solo una volta a casa. Mi chiedevo perchè fossi stato così stupido da non capire cosa significassero quelle sue parole nel sogno.

Non dovresti essere qui, non oggi almeno.

Era rimbalzate per giorni nella mia testa non capendo il loro significato ma ora era così chiaro che mi chiedevo se allora ero stato troppo sotto shock nel vederlo parlare con me o se fossi davvero stato così superficiale. Lui era morto il giorno del mio incidente con nessuno, lo avevano semplicemente ucciso e aveva scelto comunque di apparirmi in sogno prima di lasciare definitamente questa terra. Aveva sprecato le sue ultime energie per parlare con il nipote meno amato da lui, poteva apparire in sogno a Sirius, dopo tutto era un anno che avevano un bel rapporto, si inviavano lettere, era stato anche disonorato per aver scelto di lasciare tutto a lui invece che ad altri membri della famiglia quindi perché parlare proprio con me ?Mi chiedevo anche se i morti sapessero anche quando avrebbero dovuto morire i vivi.

Da quello che la mia mente conservava non c'erano veri e propri ricordi con lui, era fratello di mia madre ma non avevano mai avuto un bel rapporto perché non era mai stato un Black perfetto, era più uno che portava il cognome perché doveva e non perché lo desiderasse davvero.

Il 21 quando tornai a casa vidi le mie cugine, quelle rimaste, Narcissa e Bellatrix, mia madre e mio padre,nonostante le sue cattive condizioni, in salotto ad aspettarmi. Erano presenti anche i miei zii Druella Black  e Cygnus Black, l'ultimo fratello minore di mia madre. L'aria tesa di quel giorno me l'aveva fatta notare il mio elfo appena mi vide t to che si precipitò vicini a me pe togliermi le scarpe senza che io glieli avessi chiesto per darmi delle altre pulite. Lo ringraziai dopo per questo. Una volta che fui entrato in quella stanza però gli occhi su di me non erano mancati, i miei zii portavano abbastanza rispetto per me, mi sorrisero anche, fu però  Bellatrix la prima ad avvicinarsi a me e ad accogliermi con il suo modo di fare. Mi prese e mi portò vicino a lei. Fu tutto veloce, mia madre annunciò lei  la morte di Alphard e di come non avrebbero pagato un funerale. Avevo avuto anche la forza di protestare, ma la unghie conficcate sulla mia spalla di Bellatrix mi erano bastate come risposta negativa. Nessun funerale per i non degni della casata Black, la decisione era stata già presa e il mio arrivo non avrebbe cambiato l'idea comune. Chiesi a Narcissa come fosse morto, lei mi disse solo.
«Al signore oscuro non serviva un disonore all'interno del mondo dei maghi.»

La riunione durò non troppo, finì solo quando mia madre stanca disse che non ne valeva la pena di rimanere a parlare di un disonore e soprattutto di un disonore che aveva scelto di aiutare un altro riferendosi a mio fratello. Alphard aveva scelto di compiere davvero il suo desiderio finale di donare tutto il suo patrimonio a Sirius e questo era il motivo per cui lui lo aveva saputo per primo e il motivo per cui aveva inviato quella lettera a James.

Quando la casa fu vuota di ospiti mi chiusi in camera, James non c'era, non lo avrei rivisto per un po' pensai quel giorno, probabilmente avevo sottovalutato me stesso perché passati dieci giorni ora ero lì a pochi metri da lui per celebrare un funerale a cui io non ero stato invitato.

Non mi ero fatto vedere dagli altri  presenti, solo lui mi aveva visto e non aveva osato smascherarmi. Mi era mancato in questi giorni, avevo sentito la sua assenza fino sotto la mia palle, quasi come se fosse stata una malattia a colpirmi. Nessun della mia famiglia c'era quel giorno o almeno, quelli che venivano considerati ancora tali non erano presenti. Sirius e Andromeda invece erano venuti. Avevano mantenuto il loro rapporto e questo nel mio cuore mi rendeva un minimo più sollevato, d'altra parte sentivo ancora però il peso delle parole di mio zio "Non dovresti essere qui, non oggi almeno." Forse avrei dovuto essere più curioso quel giorno e chiedergli quando sarebbe stato giusto per me stare lì ma non lo avevo fatto e ora mi torturavo da solo.

Il funerale non durò molto, probabilmente per la paura che qualche mangiamorte ci fosse presentato,però  quando andarono via tutti vidi Sirius che rimaneva vicino alla tomba. Fu una scena triste, non so se stesse parlando da solo o se stesse semplicemente pensando, era semplicemente fermo lì immobile che osservava la foto di un uomo che non aveva potuto salutare per l'ultima volta. Fui come spinto questa volta e senza quasi volerlo mi ritrovai esattamente accanto a lui. Mi aveva sentito e notato ma nessuno dei due aveva intenzione di parlare. Volevano solo forse essere avvolti da quel momento nonostante fosse triste e tremendo. Vidi degli occhi marroni che da lontano mi fissavano, sembravano quasi felice per me ed era strano vista la situazione. Guardai poi gli occhi di mio fratello, erano arrossati per il pianto, teneva anche la bocca serrata cosa che faceva sempre quando finiva le parole da dire. Dunque parlai io per primo è quello che ne uscì fu forse la cosa più coraggiosa che avevo mai fatto in questi anni.

«Mi manchi.»

Non ricevetti risposta, non la volevo e non me l'aspettavo. Non era mio quel giorno anche se ero convinto che nostro zio avrebbe sorriso vedendoci così. Aveva sempre avuto la paura che noi due potessimo diventare come lui e mia madre. Non lo eravamo diventati ma non eravamo molto distanti dal diventarlo. Eravamo ancora tra il mezzo tra l'odio e il ripensamento di un ritorno. Bastava un passa falso e sarebbe andato tutto in fumo.

«Anche tu.»

Disse quando mi girai per andarmene e allora sorrisi proseguendo la mia strada.

Mine // JegulusWhere stories live. Discover now