Capitolo 10

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Il mattino seguente, Eliza Harry, Hermione e Neville, sedendosi al tavolo della colazione, trovarono dei messaggi a loro indirizzati. Erano tutti identici, e dicevano:
 
"Per punizione, andrete in cella d’isolamento a partire dalle undici di stasera. Presentatevi al signor Gazza nel salone d’ingresso.
Prof.ssa McGranitt "
 
Nella gran confusione suscitata dalla retrocessione di Grifondoro, Harry aveva dimenticato che li attendeva il castigo. Temeva quasi che Hermione protestasse perché avrebbero perso un’intera nottata di ripasso. Ma la ragazzina non disse una parola: al pari di Harry, anche lei sentiva che se l’erano meritata.
Quella sera alle undici, salutarono Ron nella sala di ritrovo e scesero nell’ingresso insieme a Neville. Gazza era già lì ad attenderli, e con lui c’era Malfoy. Eliza aveva dimenticato che anche Malfoy si era beccato la stessa punizione, da un lato era contenta , dall'altro no, perché lo avrebbero dovuto subire per tutto il tempo.

«Seguitemi» disse Gazza, accendendo un lume e conducendoli fuori.
«Adesso credo proprio che ci penserete due volte, prima di violare di nuovo il regolamento della scuola, eh?» fece in tono di scherno.
«Se volete sapere come la penso io, i migliori insegnanti sono il lavoro duro e le punizioni… È proprio un peccato che non ne diano più spesso come una volta… Allora ti appendevano al soffitto per i polsi e ti ci lasciavano per qualche giorno! Ho ancora le catene in ufficio: le tengo ben oliate, nel caso che servano… Allora, andiamo, e non sognatevi di filarvela proprio adesso: se ci provate, sarà peggio per voi».

Si avviarono attraverso il parco immerso nell’oscurità. Neville non la smetteva di tirare su col naso. Intanto, Harry si domandava quale sarebbe stato il loro castigo. Doveva essere qualcosa di veramente orribile, altrimenti Gazza non avrebbe avuto quel tono gongolante.
La luna splendeva in cielo, ma ogni tanto una nube le passava davanti oscurandola, e sprofondava anche loro nel buio.
Davanti a sè, Eliza scorse le finestre illuminate della capanna di Hagrid. Poi udirono un grido in lontananza.
«Sei tu, Gazza? Sbrigati, che voglio incominciare».
Harry si sentì sollevato: non sarebbe stato poi tanto male, se gli toccava ripassare con Hagrid. Quel sollievo dovette riflettersi nell’espressione del suo volto, perché Gazza disse: «Non penserai mica che siete venuti a divertirvi insieme con quello zoticone? Be’, levatelo dalla testa, ragazzo: è nella foresta che vi sto portando, e non so neanche se tornerete tutti interi».

A quelle parole Eliza rabbrividii e Malfoy si fermò, incapace di proseguire.
«Nella foresta?» ripeté, e non col suo solito tono sicuro. «Ma non si può mica andarci di notte… ci sono in giro un sacco di bestie strane… lupi mannari, dicono».
Neville strinse la manica del mantello di Harry ed emise un suono strozzato.
«È quello che ti fa paura, eh?» fece Gazza con la voce che tradiva la sua gioia maligna. «Ai lupi mannari dovevi pensarci prima di combinare tutti quei pasticci, non credi?»
Hagrid emerse dalle tenebre e si avvicinò a loro, seguito a ruota da Thor.
Portava in mano la sua grossa balestra, e una faretra piena di frecce a tracolla.
«Era ora» disse. «È già mezz’ora che vi aspetto. Tutto bene? Harry, Eliza Hermione?»
«Io non li tratterei con tanta confidenza, Hagrid» disse Gazza freddamente, «in fin dei conti sono qui per essere puniti».
«Forse è per questo che siete in ritardo, signore?» chiese Hagrid a Gazza aggrottando le sopracciglia. «Perché ha perso tempo a fargli la lezione?
Ma non è compito suo, questo. Lei ha fatto la sua parte, da qui in avanti me ne occupo io».
«Allora io torno all’alba» disse Gazza, «…a riprendere quello che ne resta» aggiunse poi malignamente. Dopodiché si voltò e riprese la strada del castello, con il lume che ballonzolava nel buio.
A quel punto, Malfoy si voltò verso Hagrid.
«Io in quella foresta non ci metto piede» disse, e Harry fu contento di sentire che nella sua voce c’era una nota di panico.
«Ci andrai, eccome, se vuoi restare a Hogwarts!» ribatté Hagrid in tono feroce. «Avete combinato un guaio, e adesso dovete pagare».
«Ma questa è roba da servi, mica da studenti. Io pensavo che ci avrebbero dato degli esercizi o roba del genere… Se lo sapesse mio padre, quel che mi state facendo, lui…»
«…ti direbbe che a Hogwarts si è sempre fatto così» lo rimbeccò Hagrid.
«Figuriamoci: esercizi! E a che cosa servirebbero? No: farete qualcosa di utile, oppure vi sbatteranno fuori. Se credi che tuo padre preferisce vederti espulso, tornatene al castello e fa’ le valigie. Avanti, adesso!»
Ma Malfoy non si muoveva. Guardò Hagrid con aria infuriata, ma poi abbassò gli occhi.

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