trentasei

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zaccaria's pov
non potevo crederci, l'ho lasciata dopo tutto quello che abbiamo condiviso, la nostra storia è finita, da un giorno all'altro.
non avrei dovuto farlo così, improvvisamente, ho bisogno di parlarle ed avere un confronto.
non può finire così, sono sicuro che ci amiamo entrambi.
poi che ne sarà di sami?
non voglio che cresca con la mancanza di una famiglia unita, sembra una stupidaggine, ma crescere con entrambi i genitori fa la differenza, eccome se la fa, l'ho provato sulla mia stessa pelle.
non sto dicendo che mi manca mio padre, mi manca il padre, la figura maschile, quello con cui parli del calcio, delle ragazze, delle prime volte.
beh, io tutto questo non so cosa significhi e pagherei oro per rivivere la mia infanzia con un padre che mi voglia bene, che mi accetti per quello che sono e che non si dimentichi di avere un figlio.
ho sempre invidiato i miei amici quando parlavano orgogliosi dei propri papà, quando li vedevo giocare a calcio insieme, quando venivano sgridati dopo aver rubato qualche cosa ai supermercati.
tutt'ora quando vedo un padre ed un figlio insieme mi chiedo sempre, era così difficile papà? cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?
so cosa si prova, dunque non voglio far vivere a sami
tutto il dolore che ho passato io, fin da quando ero piccolo mi sono promesso che sarò un padre e che farò di tutto per non far mancare ai miei futuri figli ciò che a me è sempre mancato.

avevo le lacrime agli occhi ma non volevo mostrarmi debole.
<<fra vai da lei, parlale e riprenditela>>mi distrasse mohamed.
annuii e salimmo in macchina.
ginevra era venuta con la sua macchina, l'avevo riconosciuta in un parcheggio, spero solamente che stia attenta e che non corra troppo.
durante il tragitto non parlammo, io avevo la testa incasinata, ginevra mi ronzava per i pensieri, mente mohamed credo che aveva capito che non era il momento sostenere una conversazione.

<<zac, mi raccomando>>alzò le sopracciglia prima di chiudere la porta della mia mercedes.
<<grazie mohamed>>annuii con la vista offuscata.
accelerai e mi avviai verso casa, spero che lei sia li.
entrai e sentii dei rumori provenire dalla camera.
tirai un sospiro di sollievo e a grandi falcate raggiunsi la stanza.
era di spalle, stava riempendo una valigia aperta sopra al nostro letto.
gettava i vestiti con rabbia dentro al trolley.
ogni tanto si fermava per asciugare con i polsi le lacrime che cadevano copiose sulle sue guance.

<<ginevra, dove pensi di andare?>>domandai con tono infastidito.
<<vado da mamma per qualche giorno, poi con i soldi che ho avanzato mi prendo un appartamento per me>>infilò nella valigia una mia maglietta.
sorrisi nel vedere questa sua azione.
<<se ti va sami sta da me, poi ogni volta che lo vuoi vedere, vieni e ti lascio anche casa libera se vuoi>>alzò le spalle.
in tutto ciò non mi rivolse nemmeno per un secondo lo sguardo.
<<ma senti ciò che stai dicendo?>>chiesi avvicinandomi a lei.
vederla così debole, fragile, gracile mi faceva male, l'avrei abbracciata stringendola più forte che potevo così da farle capire che non l'avrei mai lasciata andare.
<<zaccaria, veramente, forse è veramente meglio chiuderla qui, tu hai già i tuoi impicci ed io non voglio esserti da intralcio>>parlò con voce rotta.
mi si gelò il sangue.
<<no amore, tu non sei un intralcio, mai lo sarai>>cercai di trattenere le lacrime.
<<ora stai diventando sempre più famoso, non puoi correre dietro a me che sono incasinata fino al collo>>abbassò il capo.
<<ti aiuterò ad uscirne, lo faremo insieme>>le presi le mani che erano gelide, era nervosa, ogni volta che qualcosa la turba ha questa reazione.
<<ti prego ginevra, smetti con queste cose, ci sono io ad aiutarti>>staccò le sue mani dalle mie, chiuse la valigia e la poggiò a terra.
<<zaccaria per favore, lo sai pure tu, lo hai sempre saputo come sono fatta i-io>>farfugliò gesticolando.
<<ricordi la prima sera che sei venuta a casa mia?>>domandai alzando le sopracciglia.
<<come potrei dimenticare>>sorrise tristemente.
<<ti eri incazzata perché mi ero scopato una la sera che ti ho baciata>>continuai.
lei mi guardava negli occhi annuendo.
<<ed io che ti avevo detto?>>domandai.
<<che eri fatto così>>tirò su con il naso.
<<e guardami adesso, non mi riconosco nemmeno, ho un figlio e-e>>balbettai.
<<si beh, ho una ragazza>>alzai le spalle.
<<sono cambiato grazie a te, insieme a te e per te>>continuai.
i suoi occhi iniziavano ad inumidirsi.
io cercavo di mostrarmi forte davanti a lei, anche se dentro, in realtà stavo morendo.
non aprì bocca.
<<ti posso aiutare, ti aiuterò, ne usciremo insieme, ti prego ginevra, non voglio perderti, ti stai solo rovinando con tutta sta merda>>continuai parlando a fatica dato che la mia voce andava scatti.
<<no zac, io sto solo rovinando te>>incominciò a fare la scale a fatica.
la raggiunsi e le presi il bagaglio dalle mani.
<<ginevra non puoi farmi questo, non puoi andartene così>>la bloccai prima che potesse uscire di casa.
mi guardò, abbassò la testa <<ci vediamo>>sibilò.
<<sei solo una stronza>>dissi cercando una sua reazione.
<<egoista di merda>>continuai vedendo che i suoi si stavano sempre più accesi dalla rabbia
<<che pensa solo ai soldi, mi hai solamente usato>>mentii.
si avvicinò e mi tirò uno schiaffo sulla guancia destra.
che male, i suoi mi hanno sempre fatto malissimo.
<<puoi dirmi tutto quello che vuoi ma questo-questo no>>mi spinse e si voltò.
la presi per i fianchi e la girai, appoggiai la sua fronte sulla mia.
<<baciami, ti prego>>sussurrai.
<<no zaccaria>>scosse la testa lasciando scivolare qualche lacrima.
appoggiò una mano sul mio pettorale sinistro mi allontanò e se ne andò.
io rimasi li, impalato a guardarla andare via.

che cazzo faccio io adesso senza di lei?

viviamo come in un film, solo io e te //babygang Where stories live. Discover now