Capitolo 14. Faccia a faccia con la realtà

192 37 8
                                    

Capitolo 14. Faccia a faccia con la realtà pt 2

"Don't they know is the end of the world? It ended when I lost your love"

Mi tremavano le dita mentre mi rigiravo il pacchetto tra le mani, cercando il coraggio dentro di me per aprirlo e vedere che cosa si celava al suo interno

Ups! Gambar ini tidak mengikuti Pedoman Konten kami. Untuk melanjutkan publikasi, hapuslah gambar ini atau unggah gambar lain.

Mi tremavano le dita mentre mi rigiravo il pacchetto tra le mani, cercando il coraggio dentro di me per aprirlo e vedere che cosa si celava al suo interno. La bustina di carta era strappata nei bordi, e sembrava parecchio vecchia. Temevo fosse uno scherzo di cattivo gusto, un depistaggio, una nuova delusione... ecco perché ero titubante e avevo paura di vedere cosa aveva ricevuto la famiglia Jeon. Era una foto? Qualcosa che riguardasse Jungkook?
Jimin al mio fianco osservava incuriosito la scena, probabilmente era impaziente anche lui di vedere l'interno del pacchetto, ma il mio cuore batteva troppo forte e temevo di sentire nuovamente il mio respiro mozzarsi alla sola idea di ricordarmi ulteriori dettagli su Jungkook. Il mio migliore amico non avrebbe lasciato che mi facessi del male, mi aveva promesso che saremmo subito tornati a casa.
I miei occhi bruciavano già di lacrime, e la bocca impastata non mi permetteva di parlare chiaramente. Jimin mi strinse una gamba, cercava di capire se non fosse il caso di smetterla, di rimandare a quando sarei stato meglio ma... la signora Woo Young aveva una speranza, lei che ormai credeva tutto perduto adesso brillava di vita, e non mi andava per niente di far crollare l'ottimismo racchiuso nei suoi occhi e nel sorriso, da troppo tempo spenti.
«Io... non riesco ad... ad aprirlo. Scusatemi» il tremolio nella mia voce preoccupò la signora Jeon. Stava per dire qualcosa, ma la interruppi passando quel piccolo tesoro a Jimin, che preoccupato tanto quanto i genitori di Jungkook, entrambi lì davanti a noi, mi rivolse un'occhiata silenziosa ma ricca di parole di conforto.
«È un problema se lo apro io?» Chiese lui educatamente ai due.
«Certo, fai pure...» Rispose la signora Woo Young, avvertivo il suo sguardo addosso.
Sentii il rumore della carta, poi ci fu un secondo di silenzio. Mi voltai lentamente verso Jimin, guardava un braccialetto dorato con attenzione, quasi volesse scoprirci qualcosa di più.
«Ci sono due J nel ciondolino, le vedi?» Aggiunse impaziente la mamma di Jungkook.
«Sì, une delle due però è leggermente rovinata» Rispose Jimin.
«Esattamente! Quel bracciale appartiene a Jungkook, glielo abbiamo regalato quando ha compiuto quattro anni. Gli piaceva così tanto che non lo toglieva mai, e l'ha rovinato. Quello è suo.» Diceva disperata, ma io ormai trattenevo le lacrime da cinque minuti buoni.
E se fosse stato ritrovato sul fondo del fiume? Allora era molto probabile che Jungkook fosse morto, e sentivo le forze venire a meno mentre ci riflettevo sopra. Strinsi i jeans nei pugni, cercando in tutti i modi di non farmi scoprire, ma tanto ormai non m'importava più di sembrare patetico.
«Dove lo avete trovato, signora?» Chiese Jimin, e nel suo tono dispiaciuto capii che, forse, anche lui la pensava come me.
«Era qui sugli scalini, fuori dalla porta»
«Non c'era un biglietto?»
«No. Però quello è il suo, non c'è dubbio»
«Sì signora le credo ma... c'è qualcuno che sa qualcosa di più, e non sono molto tranquillo a riguardo. Se le posso dare un consiglio, chiami la polizia e lasci tutto a loro.» Jimin gli passò di nuovo il pacchetto, poi si girò verso di me e mi mise una mano sulla spalla.
Il mio viso era nascosto dai capelli, per cui era impossibile guardare i miei occhi lacrimanti e pieni di dolore.
«Taehyung,  stai bene?» Mi chiese Jimin.
Scossi la testa come un disperato, e buttai il viso sulle mani mentre singhiozzavo. Non era una buona idea andare a casa Jeon, lo sapevo ma come un testardo avevo scelto comunque di aumentare i miei dolori, già atroci di per sé. Jimin mi strinse le spalle, sospirava dispiaciuto mentre cercava, vanamente, di consolarmi.
«È meglio se ce ne andiamo, adesso. Grazie per l'ospitalità, signori Jeon». Jimin si mise in piedi, poi mi prece dolcemente una mano e mi costrinse ad alzarmi e a seguirlo verso la porta.
«È tutto ok, Taehyung? Perché piangi?» Mi chiese rattristita la mamma di Jungkook.
Come avrei fatto a risponderle senza rischiare di ferirla? Come spiegarle che aveva solamente confermato le mie paure?
Rimasi zitto, non riuscendo a dire una sola parola. Per fortuna ci pensò Jimin a salvarmi da altre paranoie insensate. Rivolse un sorriso gentile alla signora Woo Young e un inchino educato.
«È solo emozionato, e sta anche male. Grazie ancora per il suo tempo, ci faccia sapere se ci sono novità» disse, e così facendo mi guidò verso la macchina e partì velocemente.
Sembrava che non riuscissi a vedere più le cose che mi passavano davanti agli occhi allo stesso modo; un aquilone alto nel cielo, due bambini che si rincorrevano per gioco, una signora che fumava una sigaretta sugli scalini della porta di casa, gli uccelli che si libravano leggeri e spensierati... e mi diedero fastidio. Come potevano fare finta di nulla? Come potevano continuare a comportarsi come se Jungkook non fosse morto? Volevo che tutto si silenziasse, che ogni persona di Seoul soffrisse e rispettasse le ossa che erano state ritrovate. Non sapevano che era la fine del mondo? Era finito nel momento in cui la notizia che potesse trattarsi di lui era stata divulgata dal quotidiano.
«Taehyung?»
Jimin mi distrasse dal mio crolloggiarmi nel dolore. Senza accorgermene mi stavo massaggiando il petto, quasi temessi che potesse scoppiarmi il cuore in quello stesso istante.
«Dimmi» la gola mi faceva malissimo, ogni parte del mio corpo si struggeva se pensavo agli occhi scuri e attenti di Jungkook, probabilmente spenti per sempre.
«Non voglio ripetermi, ma sappi che io sono sempre qui con te. Oggi è stata una giornataccia davvero, e so che stai soffrendo molto. C'è tantissima attesa, e capisco che sia veramente snervante aspettare una risposta. Ma non voglio vederti così... prima mi si è stretto il cuore.»
«Jimin, ti ringrazio. Se non ci fossi tu non so cosa farei, e sono triste all'idea di starti procurando tanti  dispiaceri. Quel bracciale... non mi fa stare tranquillo, e mi sto convincendo sempre di più che qualcuno lo abbia trovato insieme alle ossa. Non so, sento che le due cose siano collegate e... mi manca il respiro se penso che sia morto e che non lo rivedrò mai più.»
Mi sentivo perso e afflitto, niente più mi avrebbe fatto felice. L'unica persona che veramente poteva aiutarmi non si faceva vedere da ore ormai, e stavo perdendo la speranza di guarire dalle ferire dell'anima provocate dai miei traumi.
«Però non è strano? Se quel bracciale fosse stato ritrovato sil fondo del fiume Han sarebbe stata la polizia a farlo avere ai genitori di Jungkook. C'è qualcuno che sa qualcosa, e si nasconde a Seoul. Forse non dovresti perdere del tutto le speranze Taehyung.»

Mentre Jimin si parcheggiava davanti casa sua notai una figura misteriosa ad aspettarci con le braccia conserte vicino a una panchina pochi metri lontana dalla porta d'ingresso.  Ero talmente distratto che non mi curai di osservarlo meglio per capire chi fosse, fu Jimin a farmi balzare il cuore in petto quando esclamò;
«Quello non è Jay? Te l'avevo detto che prima o poi sarebbe venuto.»
Alzai gli occhi immediatamente su di lui, ci osservava con attenzione e stava lì fermo in attesa che lo raggiungessi. Nonostante fossi arrabbiato a morte con lui, la felicità che provavo dentro di me nel vederlo lì, in piedi, ad aspettare il mio ritorno, mi faceva sentire grato ed euforico, ma c'era qualcosa che non andava... i suoi occhi non lo erano altrettanto, sembravano portatori di cattive notizie, di ulteriori guai.
Cercai di incanalare più aria possibile, per paura di restare senza. Tutto in una volta sentivo uno strano presentimento e non avevo voglia di scendere dalla macchina e ascoltare le sue scuse, anche se desideravo correre da lui, abbracciarlo per poi urlargli addosso perché diamine ci avesse messo così tanto a raggiungermi; fargli sapere che mi aveva ferito, che mi era mancato e che avrei anche potuto perdonarlo, se solo avesse avuto una ragione valida da raccontarmi.
«Non vai da lui?» Mi chiese Jimin confuso.
Feci un leggero cenno della testa. «Solo due minuti»
Volevo godermi ancora un po' la sua vista senza cambiare la mia idea su di lui, perché ero sicuro che dopo averci parlato le cose sarebbero cambiate, inevitabilmente e per sempre.
«Va bene,vi lascio da soli allora»
Jimin mi strofinò con affetto il braccio prima di scendere dall'auto. Mentre camminava verso casa sua lo salutò velocemente e scomparve, poi Jay venne verso di me con passo strascicato, e quando aprì lo sportello e prese il posto di Jimin tremai da cima in fondo.
"Ti prego, fa che non sia cambiato nulla tra di noi", mi ripetei a forza.
«Ciao Taehyung, come stai?» Chiese piano piano, come se si stesse preparando a sganciare una bomba.
«T'importa davvero di saperlo?»
«Sì certo! Perché me lo chiedi?»
Mi voltai a guardarlo, mi veniva già di piangere.
«Sei sparito. Mi aspettavo che questa mattina ti avrei trovato al mio risveglio, o che almeno avessi inviato un messaggio e invece... mi sono sentito morire.»
«Non volevo peggiorare la tua situazione. E poi sono passato dall'ospedale prima, ho provato a chiamarti ma il cellulare continuava a ripetere che eri irraggiungibile. Allora sono venuto qui, ma non c'eri e ho aspettato in piedi il tuo ritorno. Adesso che sei qui mi sento più tranquillo.»
«Perché... perché ci hai messo tanto? Mi sono sentito abbandonato.» Una lacrima mi rigò la guancia.
«Sapevo che c'era Jimin... e poi, non volevo vederti soffrire.»
Deglutii a fatica mentre lui mi asciugava gli occhi con i pollici.
«Ma io volevo te... sai come mi sono sentito? Perso, solo... io... credo di amarti e... Dio»
«Taehyung ti prego, è gia difficile senza che tu mi faccia sentire peggio. Mi dispiace, mi dispiace tantissimo per non esserci stato al tuo risveglio, e vorrei tanto poter sistemare le cose e ridarti il sorriso ma... ho paura. Credimi, ti amo anch'io.» Sussurrò.
«Che cosa vuoi dire?» Chiesi agitato.
Jay giocava con i miei capelli, i suoi occhi erano lucidi.
«C'è una cosa, che dovevo dirti ieri sera... ma poi hai saputo di Jungkook e io non volevo metterti ancora più tristezza addosso.»
«Che cosa?»
Jay si morse una guancia, mi guardava solo a tratti.
«Io... torno a Changwon.»

Ho inseguito le stelle|Taekook🦋Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang