☕ II - Mixologia

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In sella alla Graziella rossa ereditata da mio padre, la gonna floreale balza oltre le ginocchia a ogni pedalata. Sto raggiungendo il Lab; l'ex edicola di famiglia divenuta luogo di immagazzinaggio cianfrusaglie a seguito della dipartita del bisnonno materno, e infine ristrutturata a nuovo per essere il laboratorio dove prendono vita le mie creazioni.

Sosto ai piedi dell'Arena e nella speranza di ottenere refrigerio, raccolgo velocemente i lunghi capelli per bloccarli sulla nuca con la pinza che avevo attaccato alla borsa prima di uscire di casa.

Butto uno sguardo all'anfiteatro, i raggi solari lo cingono per intero, e ricomincio a pedalare.

A una manciata di minuti dalla meta, la canzone "Yesterday" dei Beatles trasmessa dalle earpods alle orecchie si interrompe lasciando il posto al tono di chiamata.

«Pronto?»

«Dove sei?» tuona Marta dall'altro capo.

La ferocia nella sua voce mi fa trasalire sul sellino.

«S-sono quasi arrivata al Lab, perché?»

«Grandioso, quindi te lo sei dimenticato.»

Corrugo la fronte, diminuendo la foga delle pedalate e scavando dentro la mente. Sono colpevole di qualcosa che nemmeno ricordo, peccando di scarsa memoria.

«Mi senti? Pronto? Sei ancora in linea?» chiede la mia amica poco dopo, colmando l'assenza di parole.

«Sì.»

«Allora l'hai completamente rimosso!» esclama. «Eravamo d'accordo che mi avresti accompagnata a prendere le scarpe nuove da Prada.»

Un brivido. Lo sento dentro la spina dorsale. Le numerose commissioni arrivate i giorni scorsi devono aver saturato il cervello, rendendo impossibile trovare uno spazio dove mettere quell'impegno.

«Oddio, scusami tanto» miagolo. «Ho davvero un mucchio di cose da fare allo studio. Possiamo posticipare a un altro giorno?»

Silenzio.

«Avevi dato la tua parola.»

«Il tuo bisogno fuori controllo di acquistare capi di lusso ogni settimana va in contrapposizione con i miei impegni lavorativi. Però te l'ho promesso e io mantengo sempre la parola, quindi aspettami.» Arresto la chiamata e butto fuori il fiato.

Volo a casa.

Ritrovo Marta alla porta del condominio con le braccia conserte e sul volto le tracce sbiadite del disappunto. Dopo aver adagiato la bici al muro e aver messo il lucchetto, mi scuso nuovamente.

«Sei fortunata che ti voglio bene» dice con aria complice, sporgendo il busto verso di me.

Ci scambiamo una smorfia affettuosa e iniziamo a percorrere la strada verso il negozio.

***

«Datti un contegno» la ammonisco, rifiutandomi di osservarla indossare l'ennesimo paio di calzature. «Saranno le ventesime che provi».

«Sto scegliendo».

Reagisco alla provocazione roteando gli occhi al cielo.

Permeo la mia presenza fino a quando Marta non prova il venticinquesimo paio di sandali simili a quelli che ha indossato mezz'ora fa.

«Devo proprio andare.»

«Tradisci il nostro shopping per dei vasi?»

Mi alzo dal pouf. «Il tuo shopping volevi dire.» Gli stampo un bacio sulla guancia prima di salutarla definitivamente.

NEL CUORE DEL TEMPORALEWhere stories live. Discover now