Capitolo 5

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Zeynep

Sono ferma dentro l'ascensore da qualche minuto mentre penso sul da farsi. Per arrivare nella suite del signor Atasoy c'è un ascensore a parte e non è così facile da entrare come sembra dato che arrivato all'ultimo piano si deve inserire una chiave speciale in grado di sbloccare le porte e dato che io non so se entrare o meno mi sono fermata a pensare. Praticamente lavoro qui da più di un anno e nessuno mi ha detto che lui è il principe? Il prossimo al trono! Per la miseria.

<Dio santo!> sbotto impaurita quando improvvisamente si aprono le porte dell'ascensore trovando la figura del signor Atasoy davanti a me che mi rivolge uno sguardo davvero infuocato. Di rabbia però.

<Sei in ritardo!>

<Prendendo in considerazione che lei è ancora qui penso proprio che si sta sbagliando> mormoro piano facendolo sorridere. È pazzo per caso?

<Sai perché ho voluto che fossi tu ad occupartene della mia stanza?>

<Ma cosa c'entra ora?> chiedo in modo confuso.

<Eri l'unica in questo hotel a non sapere delle mie reale origini e sono stato io stesso a chiedere alla signora Nilüfar di non dirti niente al riguardo e questo perché non volevo l'ennesima persona impaurita e poi quelle poche volte che esci fuori dagli schemi e cerchi di battibeccare con me mi piace. Mi fa ricordare che sono una persona normale anche se per poco. Quindi, ora che sai chi sono vorrei chiederti di comportarti come prima e quello che hai visto ieri sera, ecco...>

<Ieri sera l'unica cosa che ho visto è stato il boccale di birra rompersi in mille pezzi> rispondo facendo spallucce e quando avanzo lentamente per sorpassarlo con il carrello lo sento ridacchiare. In realtà ricordo come i nostri sguardi si sono incastrati per quelli che a me sono sembrati minuti infiniti e quando lui è sceso dal ring forse con l'intenzione di raggiungermi io ho preso la mia borsa e sono scappata come una codarda e non so neanche perché l'ho fatto.

<Come mai oggi la suite non sembra un porcile?> chiedo curiosa per poi mordermi la lingua l'attimo dopo.

<Ieri sera ho fatto tardi e quando sono tornato ero stanco di buttare le cose in giro a caso> risponde facendo spallucce.

<Hai disinfettato quella ferita?> chiedo piano mentre tolgo le lenzuola nere dal suo letto. Orribile colore.

<Non penso che sia affar tuo> dice in modo freddo.

<Ma certo, mi scusi per la mia intromissione sua altezza> parlo in modo tagliente per poi ignorarlo. Giuro che la prossima volta terrò la bocca chiusa e se lo vedrò sanguinare girerò lo sguardo dall'altra parte. Volevo solo essere carina. Insomma, non me ne intendo di medicina ma non ci vuole un genio per capire che il suo labbro inferiore deve essere medicato come si deve.

<La prossima volta mi auguro che ti diano un pugno in testa magari il tuo cervello da snob si aggiusterà> mormoro piano fra me e me mentre finisco di sistemare in modo impeccabile il suo letto.

<Domani ti porterò le mie lenzuola rosa> sussurro piano mentre esco dalla camera da letto scontrandomi contro il suo torace.

<Ti piace toccarmi per caso?> chiede in modo serio mentre le mie guance vanno a fuoco per la vergogna.

<No signore> rispondo con la voce ferma mentre mi sposto da un lato per poi superarlo e andare a continuare il mio lavoro e quando finisco di pulire e sistemare tutto prendo il carrello scendendo al piano di sotto per poi cambiarmi.

Heart of iceWhere stories live. Discover now