Capitolo 17. Distrazioni

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Capitolo 17. Distrazioni pt1
"Insegnami solo come si fa ad imparare la felicità"

 Distrazioni pt1"Insegnami solo come si fa ad imparare la felicità"

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"Le due cose sono collegate", "non ti sembra strano, Taehyung?"

Quelle parole mi tormentarono tutto il tempo mentre ero a lavoro, poi in pausa pranzo e infine di ritorno a casa. Sembrava una canzone che si ripeteva nella mia mente, quasi avessi premuto un tasto che la faceva ricominciare ogni volta che finiva. Il maggiore Jun mi aveva messo una grande grana in testa e risolvere quel caso, che ormai mi metteva ansia dal primo giorno in cui erano state ritrovate la divisa e la spilletta, era diventato il mio punto fisso. La possibilità che Jungkook fosse vivo mi aveva messo addosso dell'adrenalina che mi stava spingendo a fare di più, sempre di più, fino a quando non si sarebbe venuto a capo di tutte le verità e potessi mettermi finalmente il cuore in pace. Speravo che in quel percorso che mi stavo attingendo a percorrere avrei trovato finalmente Jungkook, o qualcosa che mi facesse capire che stava bene e che mettesse una fine a tutte le mie preoccupazioni. Desideravo solamente questo.
Quel pomeriggio mi sentivo un'altra persona, come se mi fossi svegliato da uno stato di trance che finalmente mi permetteva di respirare normalmente. Mi mancava ancora Jay, stavo ancora malissimo e non sopportavo l'idea di non vederlo per chissà quanto tempo ancora, ma... Adesso che conoscevo la realtà sulle ossa ritrovate mi sentivo più leggero, come se mi fosse stato tolto un enorme peso dal cuore; ne rimaneva un altro, ancora più pesante, ma almeno adesso riuscivo a camminare sulle mie gambe, senza trascinarmi più.
Ecco perché passeggiare sulle strade soleggiate di metà settembre, con una bevanda fresca in mano, per le strade di Seoul, aveva un altro sapore. Incontrare la gente mi faceva bene, riusciva a distrarmi, anche se per poco, dai continui pensieri su Jay e su quello che stesse facendo, lontano da me. I mercatini all'aria aperta, piena di colori e persone dai visi spensierati e sorridenti, mi facevano sentire a casa per la prima volta dopo due mesi interi di agonia. Seoul era la mia città, il mio posto felice, e anche se Jay non era più al mio fianco c'erano persone che vivevano lì insieme a me, su cui potevo sempre fare affidamento.
Mentre camminavo su una strada affollata, giunse un suono dolcissimo alle mie orecchie. Qualcuno suonava il pianoforte a qualche metro da me, circondato da una nicchia di persone che lo ascoltavano, ammaliati dalla bellissima sensazione che provocavano quelle note tanto leggere che volavano leggiadre nell'aria e raggiungevano il mio cuore, colpendolo affondo nella loro semplicità. Fui guidato da loro, i miei piedi mi portano lì, in mezzo alla gente, come se avessero vita propria. Quella sinfonia mi aveva fatto ricordare del violino mai tirato fuori dalla sua custodia, e la voglia di imparare a suonare quello strumento s'insediò dentro di me grazie a quel ragazzo, dai capelli molto scuri, lunghi e mossi, che muoveva le dita con velocità e grazia sui tasti bianchi e neri dello strumento musicale. Il suo profilo era veramente familiare, lo avevo già visto da qualche parte, ma essendo un po' lontano, per non parlare di tutte le persone che avevo davanti, non riuscii a capire chi fosse. Mi lasciai allora trasportare dalla sua musica; come faceva a essere tanto bravo? Era una melodia che ti faceva innamorare, ti svuotava dai pensieri e ti riempiva la testa di fiori. Come una magia, come un'illusione che volevo durasse per sempre, perché riusciva a farmi passare la malinconia, mi faceva sorridere sinceramente per una volta dopo tanto tempo. La strana curiosità di conoscere quel ragazzo, allora, mi spinse ad avanzare ancora, facendomi spazio in mezzo alle persone che, come me, erano state catturate da lui. Lo osservai con attenzione, guardando ammirato ogni dettaglio di lui, anche se con poca chiarezza. Il suo profilo, per quanto familiare, non mi aiutava a ricordare chi diamine fosse, ma constatai con meraviglia la sua bellezza disarmante. Era veramente bello; la sua pelle, chiara come la luna candida quando il cielo è privo di nuvole, gli conferiva un'aria quasi regale, come se fosse fatto di una fragilità assurda e potesse spezzarsi solo guardandolo. I suoi occhi erano scuri, esattamente come i capelli che gli coprivano il collo.  Le labbra rosse disegnavano una forma perfetta e carnosa. Non era Jay, ma si trattava comunque di un ragazzo troppo bello per essere vero: eppure era lì, a pochissimi metri da me.
Aspettai con impazienza che finisse il suo piccolo concerto, godendomi ogni nota e ogni suo sorriso quando guardava negli occhi i suoi spettatori. Non appena ebbe finito, un grande applauso generale scoppiò tra la folla. Non nego di aver battuto le mani più forte di chiunque altro, aspettando impaziente che si mettesse finalmente in piedi e s'inchinasse di fronte a ognuno di noi per ringraziarci, e quando finalmente lo fece, sbarrai i miei occhi. Quello era proprio Min Yoongi, il mio psicologo. Sentii la terra tremare leggermente sotto ai miei piedi nel momento in cui i nostri occhi s'incontrarono e riconobbero l'altro. Fece un sorriso, poi un cenno veloce della mano. Ricambiai il saluto con stupore; sì, ricordavo che Yoongi fosse un bel ragazzo, ma con i capelli fatti in quella maniera, gli abiti normali e l'assurda aura pittoresca che gli donava il pianoforte pensai che fosse di una meraviglia unica, sembrava uscito direttamente da un libro delle favole.
Non appena la folla si fu dispersa, mi resi conto che ero rimasto solo io. Percepii il rossore espandersi sulle mie guance mentre lui camminava nella mia direzione, allora mi affrettai a fare qualsiasi cosa tranne che fissarlo ancora in quella maniera, così mi portai immediatamente la cannuccia della bevanda in bocca, rischiando di soffocarmi, perché bevvi con così tanta velocità che il frappuccino mi andò di traverso. Tossicchiai allora, mentre lui preoccupato mi batteva una mano sulla schiena con delicatezza.
«Taehyung, è tutto ok?» Domandò premuroso.
«Sì grazie, mi è solo andata di traverso questa roba» risposi facendolo ridere.
Si rimise dritto, e portandosi le mani dentro le tasche dei jeans chiari che indossava mi rivolse un altro sorriso affabile.
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Ho inseguito le stelle|Taekook🦋Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin