Capitolo 19

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Dal confronto che avevo avuto con Serena, la mia ormai ex ragazza, erano passate diverse settimane, durante le quali avevo avuto modo di dire ai miei genitori di aver chiuso quella relazione, cercando di rispondere alla loro curiosità in merito con una semplice parola: "Incomprensioni".

Il peso che gravava sulle mie spalle si era andato affievolendo, sentendo comunque di poter vivere la mia vita con un po' più di realismo, aiutato anche da Serena con la quale continuavo a parlare di questioni personali senza il minimo rammarico nel farlo, come spesso in realtà mi capitava quando mi convincevo ad aprirmi con qualcuno.

Sotto il suo consiglio avevo deciso di sbloccare Mattia sui social, cercando insieme qualcosa da potergli scrivere, una scusa per farlo, ma mai qualcosa mi andava bene.

Così, quella notte, mi ritrovai come ormai facevo di solito, a visualizzare per la trentesima volta le sue storie su Instagram, a riguardare i post fino ad arrivare al primo pubblicato, a scorrere tra le storie in evidenza, oppure semplicemente a controllare l'ultimo accesso su WhatsApp per poi chiudere direttamente e immediatamente l'applicazione alla scritta "Online".

Ciò che però non mi aspettavo era, mentre con le cuffiette alle orecchie, intorno alle due di notte, ascoltavo al massimo volume possibile 'Ridere' dei Pinguini Tattici Nucleari, una canzone di parecchi anni prima che avevo riscoperto durante uno dei tanti miei momenti di down, di ricevere una chiamata.

Sdraiato sul letto, scattai subito a sedere, chiudendo Spotify e scollegando immediatamente le cuffie mentre, leggendo nuovamente il nome lampeggiante sul display per essere sicuro che i miei occhi non si stessero prendendo gioco di me, facendo scorrere infine il dito per poter rispondere.

«Pronto?» Mormorai con il cuore in gola, avvertendo l'aria iniziare a mancare per via dell'ansia

«Ei...»

«Matti...?»

«Perspicace come sempre, i miei complimenti»

Deglutii pesantemente, nonostante il tono non fosse severo ma semplicemente derisorio, quasi divertito in realtà, decidendo di provare ad allentare la tensione.

«Come... Come mai mi hai chiamato?»

«Oh sì, sto bene, grazie, tu invece come stai?» Mormoró ironico ma ancora divertito, e mi mordicchiai il labbro mentre un sorriso si apriva sul mio viso

«Va bene, rifaccio... Come stai? Il piede? Le visite come sono andate?»

Lo sentii sospirare prima di rispondermi in un continuo sussurro

«Sto male... Le visite dicono che il piede sta lentamente, ma molto lentamente, progredendo verso una guarigione.»

Alzai un sopracciglio confuso.

«E non sei felice?»

«No.»

«No?»

«No.»

Sempre più confuso cercai di comprendere che cosa gli prendesse quella notte.

«E perché non sei felice se il piede va già meglio?»

«Perché- Perché mi hanno chiamato»

«Ma chi?»

«Quelli di quello stupido casting di Londra, chi altrimenti?»

«Oh scusami, che ne so... E, che ti hanno detto?»

«Che mi volevano con loro, che ero bravo, che avrei potuto fare grandi cose insieme alla loro compagnia e- e io ho dovuto rifiutare Chri, gli ho dovuto dire di no perché mi ero infortunato, ma mentre loro mi dicevano che quando mi sarei ripreso avrei trovato comunque un posto da loro, io sentivo nella mia mente la voce del medico che mi ripeteva che la mia carriera da ballerino fosse finita lì.
Non ce la faccio più Chri, non ci riesco più a fare finta di nulla»

Ricordami Di Scordarti [Zenzonelli] Where stories live. Discover now