Capitolo 17. Distrazioni

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Capitolo 17. Distrazioni PT2

"The night you left I woke up so broken.
The only place where to put pieces was the bangs under my eyes."

Per un attimo ho creduto veramente di star sognando

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Per un attimo ho creduto veramente di star sognando. La mia testa era in palla mentre un ragazzo vestito tutto di nero mi costringeva a mettermi in piedi. Stringeva forte il mio polso e fissava con aria minacciosa Yoongi, ancora seduto, un sorriso spavaldo stampato in faccia e l'aria calma e serena che lo dipingeva calmo e rilassato, quasi non fosse appena scoppiata la terza guerra mondiale; Jay non diceva una parola, ma bastava guardarlo in faccia per leggerci dentro tutta il fastidio che gli stava procurando quella situazione. Il suo respiro non era regolare, il suo petto faceva su e giù in maniera strana, quasi stesse cercando di trattenere una rabbia inumana, e non lasciava la mia mano nemmeno un attimo. Io invece stavo per svenire, in quello stesso momento. Non so se fossi troppo felice, o pieno di rancore adesso che ce l'avevo davanti. Allora era veramente tornato, senza dirmi nulla? Questa cosa mi stava facendo impazzire, ma non riuscii a muovere un muscolo mentre i due continuavano a scambiarsi occhiate lunghe, come se stessero parlando attraverso gli sguardi ma non fossi in grado di capire cosa si stessero dicendo.
Yoongi bevve un sorso di cioccolata, poi inclinò la testa verso la nostra direzione e un sospiro gli scappò di bocca. Jay mi strinse istintivamente il polso, ancora più forte, mi fece indietreggiare leggermente e si preparò per affrontare il mio accompagnatore con ancora più grinta.
«Jay, giusto?» Parlò Yoongi per primo.
Il mio cuore perse un battito mentre pronunciava quel nome. Temevo gli raccontasse delle nostre sedute, che avevamo parlato di lui e che avevo anche espresso la volontà di dimenticarmi dei giorni passati insieme, per cui fissai lo psicologo tremante.
«Ci conosciamo?» Chiese lui risentito.
«Non credo tu mi conosca, ma io sì. Ho sentito molto parlare di te.»
«

Veramente?»
C'era una certa tensione nell'aria, la si poteva quasi tagliare con il coltello.
«Sì. È un piacere conoscerti, finalmente.» Yoongi appoggiò il viso su una mano e rivolse un'occhiata piena d'interesse a Jay.
Volevo scappare! Nonostante mi sentissi felicissimo di essere finalmente insieme a lui, che fosse lì e che geloso stesse affrontando di buon grado chiunque mi fosse intorno, la verità era che continuavo a sentirmi irrequieto, come se potesse scoppiare una bomba, e io ero lì vicino e mi sarei fatto male. C'era qualcosa di strano nel ritorno di Jay, persino nella sua scomparsa qualcosa non tornava. Non capivo perché mi avesse detto di dimenticarlo, e per quale ragione fosse lì a fulminare Yoongi con lo sguardo. Non capivo.
«Immagino sia stato Taehyung a parlarti di me.» Rispose duramente Jay.
Yoongi fece un leggero cenno della testa. «Mmh sì.»
Jay strinse il pugno della mano libera, continuava a respirare molto forte e non riusciva a stare fermo un attimo, spostava il peso da un piede all'altro e si muoveva come in preda a degli spasmi continui.
«Vi state frequentando, o qualcosa del genere?» Domandò incuriosito, e si voltò per un attimo soltanto verso di me. La sola idea che potesse avere ragione sembrava irritarlo parecchio; indossava la mascherina, ma i suoi occhi erano diventi un libro aperto ormai, e quello sguardo tagliente che mi si era posato addosso ardeva di ira pura.
«No, non proprio. Siamo solo amici.»
Feci un sospiro pieno di sollievo. Temevo gli dicesse di essere il mio psicologo, e lo ringraziai mentalmente per non esserselo fatto scappare di bocca.
«Capisco. E chi sei? Non ti ho mai visto in sua compagnia. Di solito c'è sempre Jimin insieme a lui.»
Yoongi si passò una mano in mezzo ai capelli, ci guardava come se fossimo due strani individui, di quelli che non incontri spesso per strada.
«Siamo appena diventati amici. Prima ho suonato per strada, Taehyung mi ha ascoltato e l'ho notato in mezzo alla folla. Allora abbiamo deciso di bere qualcosa insieme, nulla di troppo serio.»
A quella risposta Jay s'irrigidì. Quasi come se una scossa elettrica lo avesse attraversato da cima in fondo mi lasciò la mano e mi rivolse un'occhiata maligna. Vidi le sue sopracciglia corrucciarsi, e la piccola ruga in mezzo mi diede modo di immaginarmelo senza quella dannata mascherina, bellissimo come un sogno destinato a durare poco, il tempo d'illudersi che possa essere vero.
«Perfetto. Mi dispiace di aver interrotto il vostro mezzo appuntamento. Buona serata» non si voltò nemmeno mentre marciava in direzione dell'uscita dal locale.
Il mio cuore martellava pericolosamente, ed ebbi bisogno di una manciata di secondi preziosi prima che mi rendessi conto di doverlo seguire, perché poteva di nuovo scomparire.
«Scusa Yoongi» Sussurrai prima di correre verso il sentiero che aveva seguito lui.
Mi presi alcuni insulti mentre spingevo chi mi si parava davanti, ma poco m'importava. La cosa importante era raggiungerlo, farlo ragionare su quanto accaduto con Yoongi, ma un quesito improvviso mi costrinse a bloccarmi a metà strada, d'un tratto dubbioso. Lo meritava? Avevo dimenticato quello che mi aveva fatto? Era andato via nel momento di bisogno, e per di più il suo cellulare era stato irraggiungibile fino a quel momento. Chi gli dava il diritto di comportarsi in quella maniera lì? Tornava dopo settimane, senza nemmeno avvertirmi e si infuriava anche perché mi aveva visto insieme a un altro. Forse erano i miei atteggiamenti a farlo comportare in quella maniera, quasi come se gli fosse tutto dovuto. Sarebbe stato meglio tornare indietro, sedermi di nuovo al mio tavolo e godermi la serata in compagnia di Yoongi, era più opportuno pensare a Jay in un secondo momento, dargli la stessa identica importanza che lui aveva dato a me ma... Le mie gambe si mossero velocemente verso l'uscita della caffetteria, seguivano un ragazzo che camminava a passi pesanti e svelti verso una meta sconosciuta. Lo raggiunsi di corsa, gli presi la mano e lo costrinsi a voltarsi verso di me, e nella furia di farlo il cappello gli scivolò dalla testa, mostrandomi i capelli neri e sbarazzini. Un colpo al cuore mi fece tremare, e in quel frangente mi resi conto di una cosa molto importante: non riuscivo a fare finta che di lui non m'importasse un bel niente. Era qualcosa che andava ben oltre le mie forze e della mia volontà di fingere qualcosa che non era assolutamente vera.
Jay mi squadrò senza dire nulla, ma allontanò la mano dalla mia e la mise al sicuro dentro la tasca dei jeans, quasi temesse che potessi strappargliela via. Sarebbe stata una vendetta equa e giusta, visto che lui mi aveva strappato il cuore e se l'era portato dietro per tutto quel tempo, ma lasciai correre, e mi limitai a fare un passo in avanti mentre lui scuoteva la testa deluso. E io, allora? Io non ero deluso da lui?
«Che c'è Taehyung? Non si lasciano le persone da sole durante gli appuntamenti. Torna dal tuo bel ragazzo, non ho tempo da perdere per questa sera.»
La durezza nella sua voce mi sorprese tanto quanto il tremolio che la rendeva incerta e insicura. Feci dei respiri molto profondi, nel frattempo cercavo le parole giuste da dire senza crollare a piangere come un bambino.
«Siamo solo amici. Non c'è alcun appuntamento, se non che il pietoso tentativo di distrarmi dai mille pensieri che hanno abitato la mia mente fino a oggi.» Riuscii a dire.
Jay si mise più dritto, i suoi occhi seguivano ogni mio movimento senza mancarne uno soltanto.
«Distrazioni? A me sembravi solo un ragazzo normale che esce insieme ai tipi che gli piacciono. Cose ordinarie, a mio parere.»
L'indifferenza. Era quell'indifferenza maledetta a farmi sentire spiazzato e vuoto, con un buco nello stomaco talmente largo da farmi venire voglia di vomitare ogni cosa ai suoi piedi, da tutte le ansie e le paranoie che mi aveva procurato, alla tristezza della sua lontananza e alla bellissima sensazione di felicità che da oltre dieci minuti mi faceva sentire le farfalle nello stomaco. Come facevo a spiegargli tutto questo, se mi guardava in quel modo tanto rammaricato?
«Allora hai bisogno degli occhiali, Jay. Non mi stavo divertendo, non lo faccio da quando sei andato via, perché questi giorni sono stati un vero inferno per me.»
Jay rimase in silenzio, allora un impeto di rabbia mi fece bruciare gli occhi di lacrime dolorose, fatte di assurda ansia. Cosa dovevo fare per essere felice?
«Jay, spiegami una cosa» dissi trattenendomi dal piangere.
Lui rimase zitto, mi fissava come se fossi un fantasma. Mi sentii spiazzato, aveva deciso di restare in silenzio nonostante lo stessi supplicando di dirmi qualcosa, anche solo una parola di conforto, e invece... Non si decideva ad aprire la bocca.
«Tu pensi che io sia il tuo giocattolo?» Gli domandai.
Adesso mi fissavo i piedi, non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi mentre prendevo una decisione. Sì, la decisione di capire una volta per tutte che cosa fossi io per lui. Era stato sempre vago nei miei confronti, persino quando mi baciò in hotel. Non capivo perché dovesse trattarmi così. Prima andava via, non rispondeva al cellulare e poi tornava e se ne usciva con quelle scenate di gelosia. Non ci capivo più niente.
«Cosa?» Il suo tono di voce era sorpreso.
«Io cosa sono per te? Pensi che puoi prendermi in giro in questo modo?» Ribadii a denti stretti.
Jay fece una faccia confusa, quasi non credesse alle sue orecchie, come se avessi detto qualcosa di molto strano.
«Non capisco cosa vuoi dire.» Domandò.
«Certo, è ovvio. Hai sempre e solo guardato te stesso senza pensare agli altri, senza pensare a me che ti amo più della mia vita, e vengo ripagato in certi modi» le parole lasciarono la mia bocca prima che me ne rendessi conto.
Solo così mi accorsi di essere veramente addolorato per quello che ci stava succedendo. Mi faceva male la testa e non riuscivo a smettere di pensare a cosa sarebbe accaduto se ci fossimo lasciati per sempre. La sola idea mi metteva già una sacco di tristezza addosso, ma dopo quelle settimane d'inferno senza di lui non potevo permettermi di restare all'oscuro di qualsiasi risposta da parte sua, anche un rifiuto.
«Continuo a non capire dove vuoi andare a parare.» Rispose a bocca asciutta, colpito nel profondo, probabilmente, dalla freddezza nelle mie parole.
«Vuoi che ti spieghi più chiaramente?»
«Sì, sarebbe opportuno.»
Annuii a me stesso, alla verità che necessitava essere rivelata. Mi stava prendendo in giro, e non lo accettavo. No, perché lo amavo troppo per essere deluso ancora da lui e dai suoi comportamenti. Meglio mettere subito le cose in chiaro e chiudere definitivamente quella relazione, se proprio quella faccenda non poteva essere sistemata. Speravo con tutto me stesso che mi desse delle valide motivazioni, che potessimo riprendere a essere quelli di prima... Ma avevo una sensazione orrenda, tutta accumulata sul mio stomaco.
«Dimmi perché... perché sei andato via, lasciandomi qui da solo. Sei scappato, non hai più risposto al cellulare, eri sempre irraggiungibile. Ho cercato di andare avanti, di distrarmi come meglio potevo, bevendo, ubriacandomi come un pazzo, uscendo con persone di cui non me frega nulla solo per non dover continuare a pensare a te, a cosa stessi facendo e perché mi avessi abbandonato così. E poi ieri... ieri sera, ti ho intravisto mentre Jimin mi trascinava di forza da una serata che sarebbe andata sicuramente a finire male, visto che non ho fatto altro che bere e bere sui miei rimorsi, sulle mie paranoie, e sulle mancanze che hanno stretto il mio petto fino a soffocarmi. Dimmi quindi, perché  non mi hai detto di essere tornato a Seoul? Per quale motivo spunti fuori solo adesso?»
Fu un vero sforzo non piangere per me, ma mi sentii fiero di non aver versato una sola lacrima mentre lui mi guardava come un cane bastonato e pentito.
Deglutì, poi si grattò la testa a disagio e respirò forte.
«Sono arrivato solo ieri sera.» Fu la risposta.
«Quando ami una persona, è la prima che vuoi vedere non appena ne hai occasione. Tu sei rimasto in silenzio fino ad adesso, sei intervenuto solo perché mi hai visto insieme a un altro ragazzo.»
Jay sbattè le palpebre, non riusciva a stare fermo e giocava con i polsini della felpa, strappandone i fili di lana fuoriusciti dalla cucitura.
«Avevo delle cose da fare.» Disse.
«Menti. Tu non mi ami»
Lui spalancò gli occhi, fece un passo in avanti e mi prese la mano, ma quello volta fui io a scansarmi.
«Che diamine dici? Dio solo sa quello che provo per te!» Esclamò offeso.
Scossi la testa.
«Tutte bugie. Mi sono sentito così solo senza di te... e te ne sei fregato. E continui a farlo, e a dire bugie di poco conto. Voglio la verità, Jay e se non vuoi dirmela...  allora andrò via, e non ti vorrò vedere mai più.» Non volevo davvero, speravo solo che Jay mi dicesse perché si fosse comportato in quella maniera, ma se non lo avesse fatto... Me ne sarei davvero andato?
«Cosa vuoi dire? Io non ti capisco.»
«Mi ami davvero?» Mentre finivo la frase tremavo.
«Che razza di domande sono? È ovvio che ti amo. Cosa ti fa pensare il contrario?»
«Perchè allora mi hai abbandono così?»
Ignorai le sue domande, ero io che pretendevo delle risposte.
«Te l'ho detto, i miei nonni stavano male.»
«E adesso stanno bene? Per questo sei qui a Seoul?»
Jay rimase in silenzio, poi fece di sì con la testa.
«Come mai hai cambiato numero di telefono?»
«Non l'ho fatto. L'ho spento, non volevo sapere quanto soffrissi per colpa mia.»
Le lacrime mi rigarono le guance, odiavo quelle prese in giro.
«Me ne torno al mio appuntamento. Hai ragione, sto esagerando. Perché diamine continuo a comportarmi così? Forse amo troppo, e incondizionatamente. Dovrei smetterla. Dovrei iniziare a comportarmi come fai tu» feci per allontanarmi ma fui di nuovo trattenuto da lui.
«Cosa vuoi dire? "Come mi comporto io"? Che significa?»
«Lo sai»
Con uno strattone mi liberai dalla sua presa e indietreggiai. Stavo piangendo, mi sentivo distrutto.
«Vaffanculo, non voglio vederti mai più»
«Va bene. Tornatene da quel tipo. Vai! Non me ne frega di quello che fai.» Mi urlò dietro.
Mi strinsi la maglia all'altezza del petto mentre tornavo indietro. Volevo che mi fermasse, volevo che mi costringesse ad ascoltarlo, che mi baciasse con la forza ma... Mi ritrovai a essere deluso fino all'osso mentre tornavo da Yoongi. Ero ridotto a brandelli.

Ho inseguito le stelle|Taekook🦋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora